“Il rischio in una crisi non è quello di fare troppo, ma quello di non fare a sufficienza”, con queste parole il presidente Joe Biden ha salutato i giornalisti accorsi alla Casa Bianca dopo l’incontro che il presidente, insieme a Kamala Harris, ha avuto nell’Oval Office con il ministro del Tesoro Janet Yellen. Un incontro per fare gli ultimi ritocchi al piano per la ripresa economica da mille e 300 miliardi di dollari che presenterà prossimamente.
Biden ha chiesto al Congresso di agire velocemente per approvare la sua proposta che fa seguito a quella di 900 miliardi già stanziati dal Congresso alla fine del 2020.
Poco prima la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, aveva preparato il terreno dicendo che altri quattro milioni di americani potrebbero perdere il posto di lavoro se il Congresso non interverrà velocemente con il piano di aiuti anti-Covid.
Biden cerca di ottenere il consenso anche dei repubblicani. Una cosa molto difficile perché il partito è allo sbando ed in crisi di identità. L’ala trumpiana è in rotta con quella moderata creando ulteriori divisioni politiche in un’America già lacerata dalla crisi prodotta dalla pandemia che colpisce sia la salute che l’economia del Paese.
Il piano prevede spese per l’acquisto dei vaccini e per la loro distribuzione, per l’assistenza sanitaria, poi aiuti economici sia alle aziende per riaprire i battenti e per riavviare il ciclo produttivo, sia alle persone che hanno perso il lavoro. Ma anche agli Stati, alle città, alle scuole per metterle in grado di poter essere riaperte. E poi misure di assistenza per chi non può far fronte alle spese, pagare gli affitti, o i mutui. Un piano sicuramente necessario, un enorme stimolo finanziato dallo Stato che indebita ulteriormente il Paese. Il piano di Biden vale circa il 9% del PIL pre-crisi, quasi il doppio del pacchetto di spesa del presidente Barack Obama nel 2009. “Se ci lasciamo alle spalle la paura, avremo un’economia in fiamme”, ha detto un paio di settimane fa l’economista Larry Summers, ex presidente di Harvard, ex Chief Economist della World Banck, consigliere economico di Biden e di Obama, noto soprattutto sulla teoria che il deficit di spesa pubblica impiegato per investimenti pubblici non necessariamente aggrava il bilancio dello Stato.
E Biden poiché si rende conto dell’impegno economico e delle eventuali conseguenze, cerca l’appoggio di tutti, democratici e repubblicani, prima di presentarlo. Ed è anche per questo che non è mai intervenuto nelle roventi polemiche dell’assalto al Congresso, non ha mai condannato l’operato di Trump se non per dire che il processo di impeachment per l’ex presidente deve essere fatto.

Biden ha detto che in settimana chiamerà alla Casa Bianca i leader del Congresso, repubblicani e democratici, per presentare il piano e per avere i loro input. Chuck Schumer, capo della maggioranza democratica al Senato e Nancy Pelosi, speaker della Camera, hanno già detto di essere favorevoli. Mitch McConnell, leader della minoranza repubblicana al Senato e Kevin McCarthy leader della minoranza repubblicana alla Camera per ora non si sono pronunciati. Il loro appoggio è importante perché per un progetto di questa portata c’è bisogno che repubblicani e democratici lavorino insieme, ma se dovessero fare ostruzione solo per ostacolare l’agenda di Biden, i democratici hanno i voti per approvarlo. Ora resta da vedere come finirà la resa dei conti all’interno del partito Repubblicano.
Il Washington Post scrive che l’ultima telefonata fatta a Donald Trump come presidente mentre era a bordo dell’Air Force One che lo portava in Florida è stata quella di Ronna McDaniels, Chairwoman del Republican National Committee, la maggiore organizzazione del partito repubblicano. Chairwoman imposta da Trump. Ronna McDaniels chiedeva al presidente se intendesse formare il nuovo partito “Patriot Party”. Trump – secondo il Washington Post – non rispose alla domanda. Allora Ronna McDaniels lo implorò di non alimentare la divisione interna del partito perché avrebbe deluso 74 milioni di elettori che avevano votato per lui. Nel tardo pomeriggio – secondo CNBC News – Ronna McDaniels ricevette un’altra telefonata, questa da suo zio, Mitt Romney, che le chiedeva se fosse a conoscenza dei piani futuri di Trump. Lo voleva sapere perché se Trump fosse rimasto nel partito lui, e altri repubblicani al Congresso, secondo Politico Lisa Murkowski e Susan Collins probabilmente se ne sarebbero andati fondando un altro partito perché il Gop è soffocato dall’ideologia trumpista nonostante il presidente avesse lasciato la Casa Bianca in disgrazia.

Da vedere ora se tutte queste minacce all’interno del partito si materializzeranno. Di sicuro la visita di Kevin McCarthy fatta ieri in Florida a Donald Trump, ha alimentato l’ipotesi che l’ala dura della Camera dei Rappresentanti continuerà nella linea distruttiva. Come ha fatto il Congressman Matt Gaez che è andato nel distretto politico di Liz Cheney, numero 3 del partito repubblicano che ha votato a favore dell’impeachment di Trump, invitando gli elettori a non rieleggerla. Come sta facendo lo stesso Trump contro il repubblicano Brian Kemp, governatore della Georgia che si è rifiutato di “trovare” i voti che gli avrebbero fatto vincere le elezioni nello Stato.
Per ora Mitch McConnell non parla, non si sa come i repubblicani che non vogliono l’aumento della spesa pubblica reagiranno, o se faranno fronte con Trump. Comunque, Mitt Romney ha detto al Washington Post che nessun repubblicano voterà a favore del piano di spesa che Biden presenterà.
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