Ci sono due Americhe al lavoro: quella della ricostruzione, della lotta al Covid-19, della produzione dei vaccini, della ripresa economica e degli stimoli per le classi più colpite dalla pandemia. L’altra America, invece è quella del giustizialismo parlamentare, dell’impeachment per Donald Trump, delle battaglie tra democratici e repubblicani e tra repubblicani stessi all’interno del partito. Biden è il leader della prima America. Donald Trump è il leader della seconda in una America in equilibrio, come il principio teorizzato dal matematico Nash dove nessun giocatore ha interesse a modificare la propria decisione.
Alla Casa Bianca Joe Biden ha annunciato un serie di ordini presidenziali per combattere il cambiamento climatico. Fra questi un memorandum per elevare la protezione dell’ambiente a priorità di sicurezza nazionale e la creazione di una task force per definire un piano di azione per ridurre le emissioni per studiare le misure per affrontare le differenti tematiche sui danni causati dai cambiamenti del clima. “La California devastata dalle fiamme lo scorso anno, l’incremento degli uragani e dei tornado, l’inquinamento delle falde acquifere e dell’aria che respiriamo, sono i problemi che dobbiamo affrontare ora”. Il presidente poi ha assicurato che scienziati e ricercatori avranno la totale libertà di esprimersi e non saranno intimiditi per scopi politici. Tra gli ordini presidenziali anche l’ordine alle agenzie governative di determinare l’impatto ambientale ed economico sul divieto delle trivellazioni sui terreni federali e per questo almeno il 30 percento del territorio federale sarà protetto dalle trivellazioni entro il 2030 e gli attuali accordi con le compagnie petrolifere per le nuove trivellazioni saranno disdetti.
“Non possiamo continuare ad ignorare un problema così importante come quello del cambiamento climatico” assicurando che investire nella economia dell’energia pulita sarà fonte di guadagno sia per i lavoratori che per le industrie. Il presidente ha poi spiegato che l’industria automobilistica trarrà enormi vantaggi dalla trasformazione delle auto tradizionali con le automobile elettriche. “I cambiamenti climatici – ha detto Gina McCarthy che è la White House National Climate Adviser che ha parlato poco prima di Joe Biden – rappresentano il maggior minaccia alla nostra salute e al nostro futuro”. La consigliera di Biden ha sottolineato più volte come la creazione di energia pulita sia una occasione per creare posti di lavoro ben retribuiti.
Poi l’ex segretario di Stato di Barack Obama, John Kerry, nominato dal presidente Biden consigliere per i cambiamenti climatici ha detto che la prima mossa è stata quella di rientrare tra i Paesi dell’Accordo di Parigi. Un’altra pagina dell’America in ricostruzione nell’era Biden dopo quella presentata ieri per la lotta al coronavirus con la promessa del presidente di avere a fine dell’estate o all’inizio dell’autunno, abbastanza dosi di vaccino contro il Covid-19 per inoculare tutti gli americani.
L’altra America, quella polarizzata nel confronto politico e che ha ricevuto l’allarme dall’Homeland Security di altri possibili disordini come quelli del 6 gennaio, dibatte al Congresso il futuro di Trump. L’ex presidente ha perso le elezioni ma indiscutibilmente resta il capo del partito. I 45 voti espressi ieri al Senato, compreso quello del capo della minoranza repubblicana Mitch McConnell, per dichiarare l’impeachment incostituzionale poiché Trump non é più in carica, sono il preludio del voto finale. Per condannare il presidente c’è bisogno del voto dei due terzi dei senatori: 67 appunto.
L’obiettivo dei democratici, che hanno 50 senatori su 100, è quindi quello di conquistarne almeno 17 dai colleghi repubblicani. Ieri solo 5 si sono schierati con loro. Ne mancano 12. Inequivocabile messaggio che anche questo secondo impeachment finirà con l’assoluzione di Trump. “E’ abbastanza evidente come il voto assolva Trump” ha detto la senatrice Susan Collins. “E’ stato un test politico”, ha commentato il repubblicano John Boozman. “Una buona indicazione di come finirà”, ha aggiunto un altro repubblicano, Mike Rounds. “E’ stato un voto irresponsabile” ha detto il capo della maggioranza democratica al Senato Chuck Shumer. “Il voto è il chiaro segnale che i repubblicani non condanneranno mai Trump” ha detto il senatore democratico Tim Kaine.
Tra quei 45 voti c’era quello “pesante” di Mitch McConnell che la settimana scorsa aveva accusato Trump di aver fomentato la rivolta e aveva detto di “considerare l’incriminazione”, ma soprattutto aveva detto ai senatori repubblicani di votare “secondo coscienza”. E secondo coscienza lo hanno assolto.
Un fattore che potrebbe eventualmente far cambiare I’opinione dei repubblicani potrebbe essere l’ammissione di testimoni chiave alle udienze di impeachment. Comunque i 45 voti dei repubblicani sono un chiaro segnale che a meno di sensazionali testimonianze il processo si concluderà con l’assoluzione dell’ex presidente dall’accusa di aver incitato la rivolta del Campidoglio del 6 gennaio. E proprio la senatrice repubblicana Susan Collins e il democratico Tim Kaine stanno preparando una mozione di “censura” per l’ex presidente come alternativa all’impeachment. Un biasimo che non ha nessuna conseguenza pratica. Una misura questa contestata dalla maggior parte dei democratici.

Un’altra alternativa sarebbe quella di implementare la “Section 3” del 14mo Emendamento della Costituzione, con il quale l’ex presidente verrebbe privato della possibilità di avere una carica pubblica. Processi politici che inevitabilmente rallenterebbero i lavori al Congresso in un momento in cui il parlamento deve prendere in esame la raffica di ordini esecutivi firmati da Biden e soprattutto il piano economico di assistenza per chi ha perso il lavoro e per le aziende che a causa del coronavirus hanno chiuso i battenti.
Trump capisce sia le difficoltà in cui versano i democratici sia le paure dei suoi compagni di partito e per questo ha aperto un ufficio in Florida per gestire il suo futuro politico. L’ex presidente non molla la presa sul Gop che, sempre più intimorito dal leader dei MAGA, non ha il coraggio di reagire continuando ad alimentare l’esercito dei sostenitori dell’ex presidente. La maggior parte dei senatori repubblicani in privato affermano che lo vorrebbero fuori dai giochi ma in pubblico tutti lo difendono proprio per paura delle ripercussioni sulle loro aspirazioni politiche. I dubbi che non sia lui il vero padrone del partito non ci sono più.