Il Governo Conte va avanti. In bilico, reggendosi in piedi su una stampella, con numeri estremamente risicati. Ieri alla Camera con 321 voti, la maggioranza assoluta. Oggi al Senato con 155, una maggioranza relativa che scricchiola.
Fanno notizia due voti di Forza Italia, quello dei senatori Rossi e Causin, che si staccano dalle indicazioni del proprio gruppo e, seguiti dagli applausi della maggioranza, pronunciano sicuri il loro “sì”. Il Vicepresidente di FI Antonio Tajani, ai microfoni di Rai 1, ha comunicato che i due “traditori” sono stati immediatamente espulsi dal partito.
I membri di Italia Viva si sono invece espressi seguendo le direttive di Matteo Renzi e, nonostante siano stati gli artefici della crisi di governo, hanno optato per l’astensione. Questo perchè, si dice, se l’indicazione fosse stata quella del voto contrario, il gruppo non si sarebbe presentato in modo compatto. Molti dei componenti di Italia Viva sono infatti ex membri affezionati del Partito Democratico, e difficilmente avrebbero digerito l’ordine di votare la sfiducia. Una via di mezzo che consente così all’esecutivo di andare avanti con la maggioranza relativa. Un flashback che porta i ricordi a due passaggi importanti della storia politica italiana: l’astensione dei socialisti prima dell’inizio dei governi della sinistra organica negli anni ’60 e quella dei comunisti nel governo Andreotti del 1976.
Sono tre, invece, gli Onorevoli che inaspettatamente si sono detti contrari. Ex grillini, ora approdati al gruppo misto, rispondono ai nomi di Mario Michele Giarrusso, Tiziana Dragoe Marinella Pacifico.
In totale, dunque, 313 presenti in aula, 16 astenuti e 140 contrari. Tra i 154 favorevoli, tra l’altro, si contano anche i senatori a vita. Il dato non lascia dunque per niente tranquilli.
Cosa succede ora? Le opposizioni hanno chiesto a Conte, nel caso in cui il governo non avesse ottenuto la maggioranza assoluta (161 voti), di presentarsi al Quirinale e presentare le proprie dimissioni. Ora faranno affidamento a Mattarella, mettendo pressione sul fatto che con numeri di questo genere sia complicato portare avanti un’azione di governo efficace. “Rispetto alle premesse e alle speranze di Conte e Casalino – sostiene Giorgia Meloni a Rete 4 – le cose non sono andate come speravano: sentivo parlare di decine di responsabili, ma al netto di casi singoli, dall’altra parte ce ne sono di più, il centrodestra ha mantenuto la sua compattezza e non era scontato. Ho parlato con Salvini, parlerò con Berlusconi. Ora dobbiamo chiedere un colloquio con il Colle”. Matteo Salvini poi, su Rai 3, ricorda che “la cosa più serie è dare la parola agli italiani, dobbiamo tornare al voto. Le scene di questa sera sono imbarazzanti”.
Matteo Renzi, invece, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, nonostante l’astensione in aula si è detto convinto di essere, da domani, all’opposizione. Spera inoltre che Conte scelga di non proseguire, accusandolo di passare le giornate a cercare di “raccogliere senatori qua e là” invece di lavorare per risolvere i problemi del Paese, come il rallentamento delle dosi di vaccino consegnate dalla Pfizer.
Il Presidente del Consiglio, dopo un lungo discorso con il quale ha dato il via alle discussioni, ha lasciato Palazzo Madama al termine delle votazioni, diretto a Palazzo Chigi. Da stanotte proverà a rimodellare i numeri e allargare la maggioranza. È necessario, se la volontà sarà quella di andare avanti. Nei prossimi giorni, tutta la pressione si riverserà sulle sue spalle.