Quelle scene a Capitol Hill, riviste dopo alcuni giorni, sembrano ancora così surreali. I vichinghi dentro al palazzo in cui si vota per certificare il passaggio di consegne tra Trump e Biden. Se il 2021 inizia così, non oso immaginare cosa possa succedere nei prossimi 11 mesi.
Scrivo da Roma e penso all’effetto che avrebbe qui, nella città eterna, un’insurrezione popolare contro il Parlamento. La scorsa settimana a Stasera Italia, il programma su Rete 4 diretto da Barbara Palombelli, ho sentito Vittorio Sgarbi ricordare le 40 mila persone scese in piazza a Torino il 14 ottobre 1980, chiedendo di avere un lavoro. “È quello che mi auguro capiti in Italia – ha detto il critico d’arte – contro un governo che viola sistematicamente l’articolo 1 della Costituzione”. L’immagine fa un certo effetto.
Negli ultimi giorni, gli interventi pubblici dei leader della destra nazionale sono stati scanditi da domande sugli eventi di Washington. In un implicito accostamento di Matteo Salvini e Giorgia Meloni ai rivoltosi estremisti che sventolavano le bandiere di Trump, i due segretari venivano incalzati a suon di “lei prende le distanze da questa violenza?”. La risposta, ovviamente, è stata sì da ambo i lati. “Non ho mai avuto timidezza nel condannarla – ha scritto la Meloni – perché la violenza è violenza ed è sempre un’implicita ammissione di inferiorità. È stato così anche stavolta, come le tante altre nelle quali ho denunciato violenze su cui quelli che oggi pontificano tacevano colpevolmente”.

Sembravano quasi esausti, i due, costretti a rispondere a certe domande solo perché schierati dalla parte “sbagliata” della barricata. Chi chiederà a Luigi Di Maio, quello del Movimento nato da giornate di piazza in cui i “vaffa” erano urlati a squarciagola e le immagini aggressive (“apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”) facevano da sfondo ad una propaganda populista, che idea abbia della violenza vista negli USA? Nessuno, ovviamente, ma questa è un’altra storia.
Allora mi sono immaginato: cosa sarebbe successo se Salvini e Meloni, uniti in un patto d’acciaio, si fossero stancati di rispondere “sì, mi discosto dalla violenza” e avessero invece deciso di portare a termine un colpo di Stato con i fiocchi?
Truppe verdi dal tipico accento padano scenderebbero dalla nebbiosa pianura per fare breccia nella capitale. Non è una mia invenzione, certo. In Italia questa scena l’abbiamo già vista due volte. La prima, quando Giulio Cesare si fermò nei pressi di Rimini, dove scorreva il Rubicone, e attraversandolo dichiarò guerra a Roma. La seconda quando, nel 1922, il Partito Nazionale Fascista organizzò una manifestazione armata, la cosiddetta Marcia su Roma, con l’obiettivo, poi riuscito, di prendere il potere e governare la nazione.
E dunque così, in questa distopica visione della politica targata 2021, le legioni di Matteo Salvini entrerebbero a Roma per rovesciare il regno di Conte. Lì, ad attenderli, truppe schierate da Giorgia Meloni si assocerebbero a loro, marciando compatte verso il Parlamento. Sarebbero giorni di ferro e fuoco, con quella manciata di deputati normalmente presenti alla Camera tenuta ostaggio della malefica lega delle destre. Sergio Mattarella, costretto a rinchiudersi nel bunker del Quirinale, invocherebbe invano la pace e la stabilità, mentre Giuseppe Conte, impegnato in una diretta su Facebook trasmessa a reti unificate, sarebbe sequestrato dai lanzichenecchi verdi e chiuso a vita in una cella di Pontida.

Ultimato il colpo di Stato, Salvini e Meloni si unirebbero nel sacro vincolo del matrimonio, venendo poco dopo incoronati Re e Regina d’Italia da Mario Giordano. Così, il Paese vivrebbe una stagione dominata da ordine e prosperità, senza più decreti, limitazioni e noiosi vincoli europei. Matteo Renzi sarebbe messo fuori legge ed esiliato sull’isola di Sant’Elena, lasciandogli come unico svago la possibilità di minacciare i suoi guardiani di ritirare le ministre dal governo.
Il sole splenderebbe sullo stivale e da nord a sud un intenso profumo di fiori freschi entrerebbe nelle case di tutti gli italiani. Sarebbe un mondo perfetto, senza crepe o debolezze. Basterebbe solo un “no” alla prossima scontata domanda: “ ma quindi lei prende le distanze da questa violenza, giusto?”.