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November 11, 2020
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Kamala Harris, la donna che rappresenta l’America che guarda già al futuro

Con quel suo tailleur bianco ha detto tante cose: saranno le donne che si sono battute nel passato a darle ispirazione per vincere anche nel 2024

Gianna PontecorbolibyGianna Pontecorboli
Kamala Harris, la donna che rappresenta l’America che guarda già al futuro

Kamala Harris (Illustration by Antonella Martino)

Time: 3 mins read

Il suo messaggio più forte, Kamala Harris lo ha dato, sabato sera, con il suo tailleur tutto bianco. Un po’ goffo, tanto da aver fatto sospettare che sotto la giacca la futura vicepresidente indossasse un giubbotto antiproiettile, il completo con cui si è presentata sul palco di  Wilmington per pronunciare il suo storico discorso è stato disegnato da  Wes Gordon, uno dei più famosi stilisti americani, per la Casa di moda di Carolina Herrera. A parlare, per chi conosce la storia americana, è stato però il suo colore. Di bianco, infatti, si vestivano le suffragette che si battevano per il diritto di voto all’inizio del secolo scorso, di bianco si era vestita, nel 1968, la prima afroamericana a vincere un seggio in congresso, Shirley Chisholm. E lo stesso colore lo avevano indossato Geraldine Ferraro nel presentarsi come candidata vicepresidente di Walter Mondale nel 1984 e Hillary Clinton quando aveva accettato la candidatura alla presidenza per il partito democratico nel 2016.

Kamala Harris durante il suo discorso da vice presidente eletta (Immagine da yotube)

Proprio la scelta del colore ha dato un senso alle sue parole quando ha detto: ” Sono la prima donna vicepresidente, ma non sarò l’ultima”, e reso in un certo senso assurde le polemiche scoppiate negli ultimi giorni in Italia a causa del titolo con cui il quotidiano Libero, in Italia, l’ha presentata come ”la mulatta” che ”ha già rubato la scena a Biden”.

Che la nomina di Kamala Harris abbia rappresentato, per molti versi, la storia più interessante di una contrastata e difficile elezione, non vi è dubbio. Con un futuro presidente anziano, Biden ha 78 anni, questa signora che ben pochi americani conoscevano fino a pochi mesi fa avrà ora molte opportunità di diventare, tra quattro anni, la prima donna presidente degli Stati Uniti. E il suo mandato di vicepresidente è il risultato di una carriera di tutto rispetto, procuratore generale della California, poi aggressiva e rispettata rappresentante del grande stato della costa del Pacifico in Senato.

Al fianco di un uomo politico navigato e rispettato, ma che per molti versi rappresenta, agli occhi degli elettori americani non soltanto repubblicani una classe politica invecchiata e superata, Kamala incarna certamente un invito a guardare al futuro.

Durante la campagna elettorale, durante le primarie e poi nella corsa presidenziale, i tentativi di etichettarla sono stati molti, e in gran parte senza successo. Certo, la sua presenza ha rappresentato un riconoscimento implicito dell’importanza che gli immigrati hanno oggi nella vita politica, culturale e sociale americana. E certamente, durante la sua giovinezza, è stata ispirata dai movimenti per i diritti civili e si è sentita parte della comunità afro americana. Figlia di una biologa indiana e induista e di un giamaicano nero professore di economia a Stanford, però, ha sempre vissuto in una confortevole classe media, colta e  impegnata. Il suo matrimonio con quello che diventerà il ”first gentleman”, l’avvocato ebreo Douglas Emhoff, sposato sotto il tradizionale baldacchino ebraico nel 2014 quando aveva 50 anni, l’ha portata all’interno di un’altra, e diversa, minoranza. Tutto questo, è chiaro, va oltre le facili etichettature.

In questi giorni, Kamala Harris ha parlato di problemi pratici da risolvere, la lotta al Covid , al cambiamento climatico e al  razzismo sistemico, ma ha evitato di toccare i temi che potrebbero separarla da Biden, come il fracking o la creazione di quel servizio sanitario nazionale  che rappresenta una priorità per la sinistra del partito. Le pressioni nei suoi confronti perché rappresenti, all’interno della Casa Bianca, le visioni di Bernie Sanders saranno certo molte, ma almeno per il momento lei non ha voluto affrontarle.

Il suo tailleur bianco, però, ha già detto molte cose. Saranno le donne che si sono battute nel passato, indipendentemente dal colore della pelle, a darle un’ispirazione per influenzare quelle del futuro. Alle sue spalle, e Kamala lo sa, c’è già una generazione femminile decisa e preparata, che rappresenta un’America diversa da quella del passato e ha fatto sentire la sua voce con il voto. E il linguaggio del fiocchetto bianco della sua camicia ha rappresentato un chiaro invito ad andare avanti senza paura.

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Gianna Pontecorboli

Gianna Pontecorboli

Genovese,laureata in storia economica, Gianna Pontecorboli ha una lunga carriera di corrispondente dagli Stati Uniti. Attualmente lavora per Il Corriere del Ticino e Lettera 22

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Tags: Kamala HarrisKamala Harris nella storia americanaKamala Harris prima donna vicepresidente
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