Il giorno delle elezioni americane, quest’anno, non è più considerato “Election Day”, ma piuttosto solo l’ultimo giorno per farlo. Negli ultimi due mesi, più di novanta milioni di Americani hanno già votato in anticipo o per posta, un nuovo record. In parte è grazie a varie estensioni al periodo di votazione e all’accesso ampliato alle urne per via del coronavirus, ma gli elettori sono anche scettici sulla validità del loro voto se verrà contato il 3 Novembre. Hanno ragione a non fidarsi del sistema: è già da un po’ che il Presidente Donald Trump mette in dubbio il procedimento elettorale, con accuse spurie di frode da parte degli elettori e il rifiuto di accettare i risultati senza equivoci. È la prima volta che un presidente americano minaccia il processo democratico apertamente e ci si domanda che strada si prenderà nel caso in cui Trump neghi il risultato, o non permetta il conteggio totale dei voti.
Una coalizione di organizzazioni attiviste è emersa negli ultimi mesi per affrontare proprio questo problema. La più nota fra queste è Choose Democracy, che si dà la missione di “preparare quante più persone possibile per la possibilità di una presa di potere non-democratica o un colpo di stato a Novembre”. Il gruppo si descrive come una coalizione di attivisti con missioni diverse (per esempio: diritti ambientali, diritti civili), uniti per istruire la gente su questo caso particolare.
L’istruzione è diffusa attraverso seminari online, uno dei quali ho frequentato pochi giorni fa. Gli organizzatori erano George Lakey e Dwight Dunston, attivisti politici dal Nord Est degli Stati Uniti. George è una figura nota nel mondo della protesta non violenta, partecipe all’attivismo politico a livello internazionale per ben cinquant’anni, un’ autorità accademica sullo studio sociologico della protesta. Dunston, circa quarant’anni più giovane di lui, un artista multidisciplinare e collega attivista che ha base a Philadephia. Entrambi fanno parte dell’Earth Quaker Action Team, un’organizzazione di attivisti per l’ambiente con radici nella fede Quacchera (un ramo Protestante noto per il pacifismo).
Dall’inizio della lezione, c’erano già cinquecento partecipanti in attesa. Nonostante le preoccupazioni spaventose che univano questi attivisti e cittadini, George e Dwight dirigevano il seminario con un tono speranzoso, quasi allegro. Di certo non sembravano soldati che stessero progettando una battaglia, piuttosto un raduno di persone con valori simili che tentava di imparare come esprimerli. Nel group chat scorreva un fiume di messaggi di partecipanti che esternavano soddisfazione e sollievo per aver incontrato un gruppo così grande che condivideva il loro modo di pensare.
Lakey ha cominciato la lezione enfatizzando la complessità delicata della nostra situazione, notando che la differenza fra
“cambiamento sociale” e “sconfiggere un colpo di stato” sia come quella fra “dama e scacchi”. Il fattore decisivo nel colpo di stato è di essere più consapevole del “centro” che “l’opposizione”. Quel “centro” veniva definito come capi di istituzioni, “gestori di sistemi” – scuole, banche, istituzione essenziali del governo etc. Secondo l’esperienza di Lakey, questi gestori “solitamente decidono il risultato”, a seconda di quale lato appoggino. Lakey e Dunston ci hanno illustrato esempi storici, come il colpo di stato fallito in Germania nel 1920, dove Wolfgang Kapp, sicuro del suo appoggio militare, prese controllo degli edifici del governo civile, che però erano vuoti. Tutti i dipendenti pubblici, in risposta al putsch di Kapp, facevano parte di uno sciopero generale con il sostegno del governo: il “centro” era riuscito a negare il potere a Kapp, nonostante i mezzi coercitivi violenti (militari) a sua disposizione.
Lakey e Dunston hanno continuato con altri esempi tratti dalla storia – Argentina nel 1987 e Tailandia nel 1992 – che mostravano il potere dell’azione non violenta contro tentativi colpi di stato. L’affidamento alla non violenza non era solo un principio morale, ma una tattica: azioni non violente tendevano ad avere un effetto “boomerang” contro attacchi violenti da parte dei golpisti, persuadendo il preziosissimo “centro” a schierarsi dall’altro lato. Hanno incoraggiato i partecipanti a rallentare il ritmo, nel caso sentissero il potenziale per uno scoppio di violenza durante un’azione. “Se non sei sicuro – ha detto Lakey – siediti pure, o puoi anche andartene”. Attingendo alla sua ampia esperienza, George ha spiegato che la mentalità che ci vuole in quelle situazioni è più intuitiva che intellettuale, una consapevolezza della “comunicazione primordiale fra i corpi”.
“Questo training mi ha aiutato ad attenuare il mio senso di inutilità” mi ha detto Molly Grover, attivista e organizzatrice del Vermont. Ha scoperto Choose Democracy attraverso un’amica, che già fa parte di questa comunità attivista Quacchera. “Mi ha ispirato vedere centinaia di persone di tutto il paese riunite per apprendere questi strumenti di cambiamento politico vecchi come il mondo”. Molly è stata una dei tanti partecipanti a spargere la voce sul piano di azione di Choose Democracy e a condurre seminari online per la sua rete di parenti e amici usando il loro modello.
Da un lato Choose Democracy ha il proprio metodo per diffondere la conoscenza degli strumenti di azione nonviolenta, dall’altro si propone di promuovere altre organizzazioni che lavorano su temi simili. Sul loro website c’è un link per un documento da scaricare: “Hold the line: A Guide To Defending Democracy”, che fornisce dettagli sulle azioni da prendere sulla particolare situazione di oggi. Gli autori sono quattro attivisti e organizzatori che si sono messi a lavorare dopo che il Presidente ha bloccato le proteste pacifiche a Washington DC quest’estate. “Questo era un chiaro abuso di potere – e un’indicazione di che cosa fosse capace di fare il Presidente Trump pur di rimanere al vertice – noi quattro ci siamo riuniti e in alcuni mesi abbiamo messo a punto una guida”.
Il sito di Choose Democracy contiene un link a “Protect the Results,” un progetto comune di Indivisible e Stand up America (due gruppi nazionali progressisti), che mira a proteggere i risultati elettorali delle elezioni 2020. La loro webpage contiene una mappa di eventi che si terranno il 4 Novembre.
Il Presidente ha detto che mobilizzerà una squadra di avvocati “la sera del 3 Novembre, appena chiudono le urne”, per fermare il conteggio dei voti dove non è ancora finito. Bisogna notare che, anche se le regole variano di Stato in Stato, è sempre stata normale pratica contare i voti che arrivano per posta anche dopo il giorno delle elezioni e fermare questo procedimento non ha precedenti. Nel contesto di un Presidente che adotta tattiche antidemocratiche e di un’estate marcata da proteste che hanno avuto a volte conseguenze mortali, alcuni hanno proposto soluzioni drastiche discutibili, mentre la vendita di armi ha avuto un picco quest’anno. Tutto ciò non ha niente a che fare con la visione di Molly, che ha fede nelle strategie nonviolente di Choose Democracy per le elezioni del 2020 ed oltre. “Abbiamo un grande gruppo di interessi contro cui lottare nei prossimi anni per assicurare la sopravvivenza della nostra specie e credo lo sforzo umanitario comune dell’azione non violenta sia essenziale per il nostro successo”.