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America tanto eccitata quanto impaurita, finisce di votare in attesa della democrazia

Per la prima volta Donald Trump ammette la possibilità di essere sconfitto: "Vincere è facile, perdere non lo è mai, soprattutto per me"

Massimo JausbyMassimo Jaus
America tanto eccitata quanto impaurita, finisce di votare in attesa della democrazia

Donald Trump il giorno delle elezioni nel quartiere generale della sua campagna elettorale (da youtube)

Time: 4 mins read

Election Day è arrivato. Cambiamento o conferma? Nessuno lo sa. L’America trattiene il fiato, ha paura ed è eccitata. Trump, per la prima volta, ha ventilato la possibilità di poter essere sconfitto. Mai gli Stati Uniti hanno avuto questo tipo di affluenza alle urne. Mai gli Stati Uniti nella storia moderna hanno avuto un elettorato così polarizzato.

Un esercito di avvocati è in preallarme. Molti governatori hanno già mobilitato la Guardia Nazionale. I negozi nelle strade più eleganti d’America hanno protetto le vetrine con pannelli di legno. A Manhattan in tanti palazzi abitativi si entra solo dall’ingresso di servizio, quello principale è bloccato per paura di disordini.

Republic Bank, 3rd Ave, Manhattan, di fronte una stazione di polizia (foto di Terry Sanders)

Nell’America infettata dal covid-19 più di 100 milioni di americani hanno votato per posta prima dell’apertura dei seggi e altre decine di milioni di americani si stanno recando ai seggi per votare mantenendo le distanze di sicurezza. Probabilmente questa sera non si saprà nulla sul risultato finale perché molti Stati, soprattutto quelli dove c’è molta incertezza sul risultato, accetteranno le schede elettorali inviate per posta anche nei prossimi giorni purché il timbro postale sul francobollo mostri la data del 3 novembre. 

Un seggio elettorale oggi a Brooklyn, New York (Foto VNY)

Il North Carolina, ma anche altri Stati, sposteranno questa sera l’orario della chiusura dei seggi se ci saranno lunghe file fuori degli uffici elettorali. Questa mattina le file erano un po’ lunghe ma molto ordinate e il bel tempo aiuta gli elettori. In molti Stati della costa Est i seggi chiuderanno tra le 8 e le 9.

Gli exit polls non si possono fare fintanto che i seggi nello Stato sono aperti. Gli Stati della Costa occidentale chiuderanno i seggi alle loro 9 di sera, mezzanotte nella Costa orientale.

Cambiamento o conferma? Anche gli strateghi sono confusi. Per Frank Lutz, esperto regista delle tattiche elettorali repubblicane, se Trump dovesse vincere in Florida, North Carolina e Ohio rimarrà in corsa, ma se Biden dovesse aggiudicarsi solo uno di questi Stati, il presidente perderebbe le elezioni.

Election Day (Illustration by Antonella Martino)

In tutti e tre gli Stati i poll danno Biden in vantaggio, ma i sondaggi, come dimostrato alle scorse elezioni presidenziali, possono sbagliare. Ammesso che Trump vinca tutti e tre gli Stati, tutto dipenderà poi dal voto in Pennsylvania. Dovrebbe vincere anche qui. E proprio la Pennsylvania è lo Stato in cui il presidente ha mobilitato un esercito di avvocati per preparare l’offensiva contro la decisione dell’Attorney General statale di accettare il voto per posta anche dopo la chiusura dei seggi.

Questa sera i due candidati alla presidenza aspettano il responso delle urne nelle loro abitazioni: Donald Trump alla Casa Bianca, Joe Biden a casa sua in Delaware. L’ex vicepresidente questa mattina è andato a Scranton, in Pennsylvania, tanto per accarezzare le simpatie degli ultimi indecisi. Ha visitato la casa dove è nato, venduta dall’ex vicepresidente e dai suoi fratelli dopo la morte dei genitori.  Poi è tornato in Delaware passando da Philadelphia dove ha incontrato il sindaco. Kamala Harris è  andata a Detroit a fare l’ultimo comizio.

Trump invece è andato in Virginia, a visitare gli uffici del Republican National Party, per ringraziare dirigenti e volontari degli sforzi fatti in queste elezioni e poi è tornato a Washington.

I governatori di Massachusetts, Oregon e Florida hanno già mobilitato la Guardia Nazionale per timore che ci possano essere dimostrazioni violente. Decisione presa anche da altri sette governatori. In molti altri Stati, invece è stato dato il preallarme, un “tenetevi pronti se sarà necessario”. In molti Stati i soldati della Guardia Nazionale sono in borghese per assistere gli scrutatori ai seggi elettorali in caso ci dovessero essere intimidazioni.

Nonostante Trump abbia ripetuto fino a lunedì sera che sarà lui il vincitore di queste elezioni, che il suo successo sarà la conferma della sua politica, il discorso che ha fatto agli uffici del partito Repubblicano era molto più pacato, quasi una presa di coscienza con la realtà dopo quattro anni della sua verità fittizia. Ha pronunciato un “vincere è  facile, ma perdere per me non lo è” che aveva un senso di rassegnazione. Vincere, che per lui è sempre stato tutto, ora diventa una possibilità e vede profilarsi una probabile sconfitta. Possibilità ventilata anche dai suoi più stretti alleati che nei giorni scorsi hanno annullato il “Victory Party” che si sarebbe dovuto celebrare nel lussuoso albergo del presidente a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca.

New York Magazine descrive la faccia nascosta del presidente che sarebbe preoccupatissimo di finire in tribunale se non dovesse essere rieletto, trascinando nelle sue traversie giudiziarie tutti i suoi più stretti collaboratori. E non solo per le tasse. Le lunghe confessioni del suo ex avvocato Michael Cohen fatte al District Attorney di Manhattan, raccontate in Disloyal: A Memoir, il libro che Cohen ha scritto in carcere dove sta scontando una condanna per evasione fiscale e una per finanziamenti illeciti con i fondi della campagna elettorale, in cui racconta tutte le magagne del presidente, aprono scenari impensabili per un capo della Casa Bianca. E non solo per via delle tasse, o delle donne tacitate con con centinaia di migliaia di dollari per non raccontare le sue avventure extraconiugali pagate con fondi delle sue aziende, ma di tutti gli imbrogli che avrebbe fatto con le sue società immobiliari. Più che grigio il suo futuro sembra nero.

Ed in questo scenario cala il sipario elettorale. Confermando che solo nei prossimi giorni sapremo se ci sarà il cambiamento o la conferma.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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