Joe Biden è stato incoronato: sarà lui il candidato del partito democratico che il 3 novembre sfiderà il repubblicano Donald Trump. Un copione peraltro scontato e asettico, quasi surreale, senza bande musicali e palloncini, senza delegati, senza pioggia di coriandoli e stelle filanti. Una trama forzata dettata dal Covid-19. Ma, tutto sommato, accettabile date le circostanze.
Questa sera sul palco virtuale della Convention democratica di Milwaukee ci sarà l’atteso discorso dell’ex presidente Barack Obama. Prima di lui la speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, l’ex first lady e segretario di Stato Hillary Clinton, la senatrice Elizabeth Warren e poi Gabrielle Gifford, l’ex deputata di Phoenix gravemente ferita in un attentato, sposata all’ex astronauta Mark Kelly che a novembre vuole sostituire l’attuale senatrice dell’Arizona Martha McSally. E naturalmente la senatrice della California Kamala Harris che verrà ufficialmente nominata vicepresidente.
Ieri il clou della serata è stato il ‘roll call’, l’appello con cui i rappresentanti dei 50 Stati dell’Unione e i sette e territori statunitensi (Samoa, Isole Vergini, Portorico, District of Columbia, Guam, Mariana Island, americani all’estero) esprimono i loro voti. I delegati, impossibilitati a riunirsi a Milwaukee per via del coronavirus hanno votato virtualmente.
Anche se tutto era scontato si è dovuta seguire forzatamente la procedura che vuole il conteggio dei delegati nonostante l’ultimo dei partecipanti si fosse ritirato dalla competizione. Prima del voto Alexandria Ocasio-Cortez, la giovane promessa della sinistra Dem, per questa antiquata prassi ha assecondato la mozione della candidature di Bernie Sanders. Una mossa procedurale dovuta, ma completamente insignificante dato che Sanders aveva abbandonato la competizione anche se aveva ottenuto un bel numero di delegati. Per spegnere ogni illazione su possibili divisioni, AOC (Alexandria Ocasio-Cortez, come viene generalmente chiamata), ha poi spiegato che il suo endorsement a favore di Sanders era parte della prassi: “Se siete confusi, non vi preoccupate. Le regole della convention richiedono la roll call e le nomination per tutti i candidati che hanno ottenuto dei delegati. Dalla direzione del partito mi hanno chiesto di assecondare la nomination di Sanders e io l’ho fatto. Le mie profonde congratulazioni a Joe Biden, ora andiamo e vinciamo a novembre”, ha concluso fugando ogni dubbio sul suo appoggio al ticket Joe Biden-Kamala Harris facendo eco a quanto chiesto poco prima dall’ex presidente Bill Clinton che nel suo intervento aveva rinnovato l’appello all’unità dei democratici contro Donald Trump, ritratto come un presidente incapace, divisivo e non in grado di gestire la crisi sanitaria ed economica derivata dalla pandemia.
“Poteva fare molto di più, abbiamo perso moltissimi cittadini”, ha detto con la sua voce rauca Bill Clinton. “Non vogliamo un presidente che crolla come un castello di carte durante una crisi”, ha aggiunto, denunciando che Trump ha semplicemente “ignorato” il Covid e “negato le sue responsabilità”, portando a “triplicare la disoccupazione”. “Il nostro partito è unito nell’offrirvi una scelta molto diversa”, ha poi proseguito, “un uomo con una missione: assumersi le responsabilità, un presidente che unisce e non divide”. E poi l’avvertimento: “Sapete cosa farebbe Trump per altri quattro anni: fare il bullo. In un tempo come questo lo Studio Ovale dovrebbe essere un centro di comando, invece e’ solo un centro di tempeste”.
A sottolineare l’evidente incapacità dell’attuale inquilino della Casa Bianca anche due repubblicani che hanno fatto appello alle diverse anime del partito di Trump: l’ex segretario di Stato di George W. Bush, Colin Powell, e la vedova del defunto senatore John McCain, Cindy, che ha ricordato la “lunga amicizia tra John e Joe. Avevano differenti idee politiche, ma sapevano trovare la mediazione”. “Abbiamo bisogno di un comandante in capo a cui stiano a cuore i nostri soldati, che li consideri una famiglia. Joe Biden sarebbe un presidente che avrebbe a cuore la difesa di questo Paese, avrà fiducia nei nostri diplomatici e non intende elogiare i dittatori”, ha dichiarato Powell.

La serata si è conclusa con la moglie del candidato presidente, Jill Biden, impegnata in un ritratto umano e personale del marito. Parlando da un’aula di scuola e senza mai nominare Trump ha fatto un ritratto intimo e umano del marito: un padre amorevole e un compagno sempre di aiuto e sostegno nonostante le numerose avversità che ha avuto dalla vita. Un uomo che ha ricostruito la sua famiglia dopo la tragedia della morte della prima moglie e di una figlia in un incidente stradale e dopo la scomparsa del figlio maggiore, Beau, ucciso dal cancro. “Un uomo che ora sarà in grado di curare un Paese profondamente lacerato”. E’ proprio Jill che Biden abbraccia e bacia dopo che viene ufficializzata la nomination, irrompendo nella classe dove era la moglie e chiudendo la giornata: “Grazie, grazie, grazie dal profondo del mio cuore, significa molto per me. Ci rivedremo giovedì”.