Per la Corte d’Assise di Massa, Mina Welby e Marco Cappato non sono responsabili per la morte di Davide Trentini, 53enne malato di Sla e accompagnato a Zurigo, in Svizzera perché decise di mettere fine alla sua vita, lo scorso 13 aprile 2017. Sono stati assolti dall’accusa di istigazione al suicidio perché il fatto non sussiste e dall’accusa di aiuto al suicidio perché il fatto non costituisce reato. La difesa ha vinto.
Marco Cappato, tesoriere e copresidente dell’associazione Coscioni, sostenne economicamente la decisione di Trentini, e Welby lo accompagnò. L’indomani entrambi si presentarono ai carabinieri di Massa per autodenunciarsi.
La procura aveva chiesto 3 anni e 4 mesi. Il pm di Massa Marco Mansi aveva affermato “Chiedo la condanna ma con tutte le attenuanti generiche e ai minimi di legge. Il reato di aiuto al suicidio sussiste, ma credo ai loro nobili intenti”.
Trentini prima di morire aveva raccontato la sua condizione in una lettera: “Le ho provate proprio tutte… Ero alto un metro e novantadue e adesso sono diventato uno sgorbio con le gambe lunghe, gobbo fino quasi in terra, ma soprattutto dolori lancinanti e veramente insopportabili 24 ore su 24…”.
Precedentemente, Cappato aveva accompagnato il dj Fabiano Antoniani, 40enne tetraplegico milanese, verso la “dolce morte”. La vicenda fece molto discutere, tanto da spingere la politica a chiedere una legge sul Biotestamento. Il 29 dicembre 2019, in virtù della decisione della Corte costituzionale, la Corte d’Assise di Milano aveva assolto Cappato, perché il fatto non sussisteva.
Secondo l’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Coscioni, i giudici hanno sancito un importante precedente per tutti i malati; spiega anche che Davide Trentini non era collegato a macchine, ma era tenuto in vita con indicibili tormenti da cure farmacologiche.“Il nostro lavoro continuerà fino a quando in Italia non saremo liberi fino alla fine” ha affermato.

In aula era presente anche la compagna di Fabiano, Valeria Imbrogno, che dopo la sentenza ha esultato: “Fabiano oggi, insieme a me, avrebbe festeggiato perché è una battaglia in cui credeva fin dall’inizio”.
Mina Welby dopo la lettura della sentenza, ricordando il defunto marito Piergiorgio, che le chiese di non arrendersi, ha ricordato che l’obiettivo rimane quello di ottenere la legge.
La Voce di New York, nel 2018, aveva intervistato Marco Cappato, il quale aveva affermato: “Se riusciamo a conquistare un minimo di condizioni di democrazia, è proprio l’opinione pubblica che ci permetterà di andare avanti… È il contesto europeo a garantire maggiori libertà e diritti, anche quando lo stato nazionale cerca di impedirlo”.
La sentenza è arrivata dopo oltre 2 anni di udienze, e Marco Cappato, si è detto pronto “a ricominciare il cammino della disobbedienza civile, aiutando in ogni modo chi ha deciso di non voler più vivere”.