Donald Trump è stato assolto dal processo di impeachment al Senato in tutti e due gli articoli di incriminazione, quindi non sarà rimosso dalla Casa Bianca. Però, anche se lui canta vittoria, gli rimarrà addosso l’infamia di essere stato uno dei tre presidenti della storia americana ad essere “impeached” (con Andrew Johnson e Bill Clinton, anche loro poi assolti nel processo al Senato).
Il voto è stato come ormai si aspettavano tutti, quasi inchiodato ai recinti di partito, 52-48 per il primo articolo di impeachment e 53-47 per il secondo. Per essere rimosso da presidente, il Senato avrebbe dovuto votare “colpevole” con 2/3 dei voti. C’è stato però il colpo di scena, anzi d’onore, del senatore repubblicano Mitt Romney che rappresenta l’Utah, già nominato dal GOP per la Casa Bianca e sconfitto da Obama nel 2012, che invece ha detto a sorpresa che per il primo articolo di impeachment, quello sull’”abuso di potere”, cioè sulle pressioni esercitate da Trump sul governo Ucraino per indagare il contendente per la Casa Bianca Joe Biden, avrebbe votato “colpevole”. Così Romney è entrato anche nella storia del Senato USA per essere stato il primo senatore a votare contro le direttive del suo partito in un processo di impeachment.
“Papà ma è vero che il nonno quel giorno avrebbe potuto gridare ‘guilty’ in Senato su Trump e invece è stato un codardo?”. Ai 52 senatori (e qualche senatrice) del GOP (Grand Old Party o Grande Organizzazione di Paraculi?) auguriamo che magari un giorno, quando anche loro saranno all’altro mondo, accada che uno dei loro nipoti, tornando dal college, faccia questa domanda ai genitori. E i figli di questi senatori, con l’imbarazzo conficcato già dal 5 febbraio 2020 sulle loro viscere, proveranno a giustificare la scelta dei loro padri (e qualche madre) magari così: “Sai il nonno aveva le elezioni quell’anno, e se non votava per Trump, il presidente si sarebbe vendicato facendogliele perdere…”. Quindi il nipote, speriamo per voi cari senatori del Grand Old dei Paraculi, contiamo che risponderà: “E per preservare per l’ennesima volta quel posto di senatore, il nonno ha condannato te, me, e i figli dei miei figli a questa infamia per tutta la vita?”.

Ecco, immaginiamo questa scena perché insieme alla certa condanna della storia, vogliamo un giorno ci sia soprattutto anche questa terribile maledizione dei nipoti, come conseguenza gravissima da pagare per la prova offerta in Senato dai Repubblicani che hanno disonorato il partito di Lincoln. Ovviamente tranne quell’unico senatore dello Utah rimasto un uomo e non un quaquaraquà, e che risponde al nome di Mitt Romney: quando sarà in cielo che venga ricordato a testa alta dai suoi nipoti, pronipoti e tutti gli americani che tengono ancora al valore della giustizia e della costituzione.
Romney, mormone che rappresenta lo stato in cui questa religione è la più diffusa, ha detto: “Sostengo molto di quello che il presidente ha fatto finora, ma la mia promessa a Dio di applicare una giustizia imparziale mi obbliga a porre i mie sentimenti personali e le mie appartenenze partitiche da parte… Il presidente è colpevole di un fragrante abuso della fiducia pubblica… Corrompere una elezione per mantenersi al potere è forse l’atto più abusivo e la violazione più distruttiva fatto nei confronti del giuramento pubblico che si possa immaginare”.
Trump è stato impeached dalla Camera il 18 dicembre 2019. Poi durante il processo al Senato, i repubblicani, che hanno anche detto che Trump sì, in effetti era colpevole di aver abusato del suo potere, hanno sostenuto che rimuovere il presidente dalla Casa Bianca avrebbe privato gli elettori americani del potere di decidere alle elezioni di novembre se mantenere Trump alla Casa Bianca. Per i democratici, invece, così si tratta di tenere alla Casa Bianca un presidente che ha dato prova di non aver scrupoli nell’abusare del suo potere per farsi rieleggere. Vedremo a questo punto a novembre come si comporteranno gli elettori americani, magari pensando anche al giudizio dei loro nipoti.