L’anno nuovo appare promettente per molti americani. La disoccupazione è ai minimi storici – sotto al quattro per cento. Gli economisti sono ormai più preoccupati per una possibile inflazione che di una recessione o depressione.
La stampa riferisce più sui nuovi lavori che sui lavori migliori che vengono persi. Trump rivendica l’attuale benessere economico in maniera quasi maniacale.
Lasciamo perdere le condizioni brutali dei nuovi lavori. Lasciamo perdere la persistenza di un salario minimo basso. Lasciamo perdere che i profitti aziendali e i salari degli amministratori delegati continuano a salire mentre i salari dell’americano medio rimangono stagnanti, o crescono di poco.
Lasciamo perdere la crescente ed evidente disuguaglianza negli USA. I dati del censimento testimonieranno che la disuguaglianza colpisce la maggior parte degli aspetti della vita negli Stati Uniti. Chi entra nelle università della Ivy League o chi acchiappa un lavoro a Wall Street rispetto a Wall Mart, sono solo alcuni degli indicatori di disuguaglianza. E lasciamo perdere che l’un percento della popolazione statunitense raccoglie la maggior parte del reddito annuale e possiede ridicole proporzioni della ricchezza del paese.
L’ineguaglianza continua a crescere in America in parte perché i poveri, i disoccupati, e le minoranze razziali sono scoraggiate o impedite dalla legge di registrarsi per votare. Prova della cittadinanza US e il possesso di una patente da guida sono certificazioni richieste da molti Stati, specialmente al Sud, per poter votare. L’obbiettivo è l’allontanamento dall’urna elettorale di poveri, neri, Latinos, e di chiunque possa sfidare l’ordine stabilito.
Ancora peggio, molti di questi americani meno privilegiati, se vanno a votare, votano per gli stessi individui che creano o perpetuano l’esistente disuguaglianza. “America First” non dovrebbe significare che l’America è in testa ai paesi con più disuguaglianza.
Negli Stati Uniti di oggi, Donald Trump potrebbe essere rieletto per un secondo mandato. Se così fosse, diventerebbe il primo Presidente sotto accusa a ricoprire questo alto incarico. Trump potrebbe ricevere un po’ di aiuto dai Democratici. L’impeachment, seguito da un processo “fasullo” del Senato, potrebbe effettivamente ferire i Democratici e aiutare Trump.
Nancy Pelosi sta tentando l’impossibile: convincere il Senatore Mitch McConnell e altri Repubblicani a tenere un processo libero, aperto, e onesto, anziché una farsa. Ma nonostante le prove prodotte, McConnell ha già annunciato pubblicamente il verdetto dei Repubblicani: non colpevole!
Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, gli scenari politici potrebbero favorire Trump e i Repubblicani e ferire i Democratici. Invece che cimentarsi in un processo fasullo, con una conclusione scontata, forse sarebbe meglio evitare del tutto il processo. La Costituzione non obbliga nessuno a portare avanti il processo. In questo modo, Donald Trump sarebbe obbligato a competere per un secondo mandato sotto accusa.
I risultati elettorali dei cinquanta stati, del Distretto di Columbia, e le regole del Collegio Elettorale potrebbero favorire Trump. Le regole elettorali attuali permetterebbero a Trump di rimanere Presidente anche con uno scarto dai quattro ai cinque milioni di voti in meno rispetto al candidato Democratico.
D’altro canto, Trump potrebbe finire per vincere la maggioranza del voto popolare. Una “tempesta perfetta” potrebbe provocare un disastro nazionale di questa portata. Ci si potrebbe giustamente chiedere come tutto questo possa accadere.
L’economia sana degli Stati Uniti supporta questa tempesta perfetta. Tra gli americani è comune pensare che se l’economia è sana, il Presidente verrà rieletto. Questa legge non scritta è evidente nelle recenti dichiarazioni di Donald Trump. Il Presidente è apparentemente pronto a interferire con la Banca centrale Statunitense se quest’ultima decidesse di portare avanti azioni controproducenti alla sua elezione. Trump conta sull’economia, sul Dow Jones, e sui report mensili sulla disoccupazione per aiutarlo nei sondaggi.
Per contrastare questa situazione, i Democratici devono sottolineare il fatto che i Repubblicani in Senato stanno cercando di influenzare la causa che segue la procedura d’impeachment per favorire il Presidente. L’elettore americano deve capire le implicazioni dietro alla proposta repubblicana di limitare il numero di testimonianze ammissibili. Trump sta cercando di bloccare le testimonianze nonostante i mandati di comparizione che potrebbero venire emessi legalmente dai deputati democratici.
Questa vicenda è ormai cosi complicata e confusionaria che sarà facile per i democratici commettere degli errori fatali. Sarà un miracolo se i democratici riusciranno ad evitare scivoloni. Proprio per questo motivo, invece che ingarbugliarsi in un processo fasullo al Senato, sarebbe forse meglio evitare del tutto il processo.
Trump potrebbe anche essere avvantaggiato dalla mancanza di un candidato solido tra le file dei democratici. Questo desiderio è evidente in troppi potenziali candidati democratici. Nessuno di questi candidati, uomini o donne che siano, è un avversario in grado di battere Trump a mani basse.
Joe Biden è attualmente in testa ai sondaggi nazionali (non in Iowa, dove lo è Sanders). Un Biden giovane, tagliente, veloce, e brillante potrebbe causare grossi problemi a Trump. Ma non il Biden di oggi. L’elettorato viene ricordato dell’età avanzata di Biden ogni qualvolta quest’ultimo balbetta, si dimentica, o esita in diretta televisiva. Inoltre, i rapporti di suo figlio in Ucraina non lo aiuterebbero in uno scontro contro Trump.
Anche se Biden non ha tratto alcun vantaggio dai rapporti di suo figlio in Ucraina, Trump tenterà comunque di sfruttare questa situazione a suo vantaggio, come d’altronde farebbe Biden se le parti fossero invertite.
Cory Booker è propagandato come una delle prime opzioni per la vice presidenza di Joe Biden, per via del suo colore della pelle. Ma fu proprio la Presidenza di Barack Obama a rendere la razza un problema di base nella politica presidenziale. Evidenza? Secondo alcuni sondaggi, quattro americani su cinque sono favorevoli a un sistema di sanità nazionale finanziato dal governo. Questo sistema fu introdotto da Obama e infatti ha preso il nome di “Obamacare”. Se però si chiede agli americani se sono favorevoli all’Obamacare, la maggior parte dell’approvazione per la sanità pubblica scompare. Ancora oggi, troppi americani vivono in una società razzista e non voglio essere associati alle persone di colore. Se avete dei dubbi su questo punto, chiedete a qualsiasi individuo afro americano.
E invece Elizabeth Warren? Sembra la più abile politicante tra tutti i candidati democratici. Terrà testa a un confronto con Donald Trump. È intelligente, politicamente preparata, e vogliosa di affrontare Trump. Penso che Trump se ne renda conto e infatti vorrebbe evitarla come rivale.
Ma la Warren è ostacolata da due fattori. Il primo è che non può cambiare il proprio sesso. I democratici sanno che hanno bisogno dei voti delle donne, e faranno di tutto per coinvolgerle. Ma rimane il fatto che molte donne nel 2016 hanno preferito Trump rispetto a Hillary Clinton. I democratici sperano che le donne abbiano votato Trump solo per via del passato della Clinton, e non perché fosse una donna. Detto questo, rispetto ad altri paesi dove governano le donne, gli Stati Uniti rimangono altamente misogini.
Il secondo fattore è l’ideologia della Warren. Elizabeth non ha un’ideologia fissa. Le piace modificare in corsa anche le sue idee più controverse e costose. Ad esempio, ha già apportato delle modifiche al suo “Medicare for All”. Sa perfettamente che tassando i ricchi – un’altra sua proposta considerata estrema – non si risolverà la disuguaglianza nel paese.
Detto questo, anche la misoginia maschile è presente. Gli Stati Uniti non sono pronti ad eleggere una Gandhi, una Thatcher, o una Merkel. Alas!
Bernie Sanders è invece convinto che l’elettorato americano sia pronto a supportare un Presidente socialista. Sembra ignorare che il suo stato del Vermont non è uguale al resto del paese. A differenza degli europei o degli asiatici, gli americani non riescono a cogliere le varie anime che coesistono nella sinistra. Essere un socialista, per loro, significa essere come Josef Stalin. Questo provincialismo politico verrà eroso dal tempo e dai giovani, ma non entro questo Novembre.
Anche Pete Buttigieg sembra vivere su un altro pianeta. È un sindaco democratico di successo nella cittadina di South Bend in Indiana, molto simile al centrosinistra presente a Chicago, ma è anche apertamente gay. Negli Stati Uniti di oggi questo fatto può distruggere qualsiasi candidato alla Presidenza. Lo stato dell’Indiana, dov’è presente la piccola cittadina di South Bend, è storicamente repubblicano. Come con Bernie Sanders e il socialismo, essere apertamente gay è un fattore che complica la corsa alla Casa Bianca.
Poi abbiamo Mike Bloomberg, l’astuto imprenditore ex sindaco di New York City. Bloomberg certamente sa che l’antisemitismo, anche se nascosto o soppresso, negli Stati Uniti è un handicap politico. È pronto l’elettorato americano a mandare un ebreo alla Casa Bianca? Bloomberg deve riconoscere che, in questo momento storico, per ragioni diverse, sarebbe un probabile perdente contro Donald Trump.
E poi c’è Donald Trump stesso. Un candidato formidabile. Un maestro dei social network e dei mass media. Un uomo con così tanta energia che gli permette simultaneamente di buttarsi in guerre di scambi internazionali, nonché di mettersi a scrivere, in tre anni, quasi 20 mila tweet.
Per tanti Americani, solo quest-ultimo fatto – trovare il tempo per scrivere e mandare in giro tanti tweet – sarebbe una ragione sufficiente per non votarlo a novembre.
Tuttavia, come molti critici repubblicani e avversari di Trump hanno ormai imparato, Donald non è solo un uomo vendicativo, è anche un candidato politico superbo. Quindi, le capacità politiche di Donald Trump non vanno mai sottovalutate.
Trump può anche fare affidamento a una solida base di sostenitori. Ha convinto sessantatré milioni di Americani a votarlo nel 2016. I sondaggi mostrano che la maggior parte di questi lo voterà di nuovo nel 2020, a discapito di quanto depravato possa essere il comportamento di Trump. Trump può anche contare sul supporto di milioni di evangelici. Questi cosiddetti cristiani dovrebbero sapere come comportarsi meglio, ma sono sempre pronti a chiudere un occhio per i comportamenti di Trump. Sono invece pronti a condannare uno di loro; come ad esempio l’editore di un’importante rivista evangelica che è stato recentemente cacciato dal suo ruolo per aver condannato il comportamento di Trump.
Alcuni leader repubblicani hanno paura che Trump stia distruggendo il vecchio partito repubblicano. Evidentemente sarebbe più importante per loro restare attaccati alla poltrona piuttosto che decidere il futuro del proprio partito. Molti repubblicani di oggi non hanno niente a che fare con i vecchi repubblicani del Grand Old Party.
Trump ha anche approfittato del cosiddetto Bully Pulpit – la sua posizione pubblica d’autorità – a proprio vantaggio. Sa perfettamente che ogni suo movimento o parola verrà ripresa dai media internazionali. Desidera cosi tanto un secondo mandato che potrebbe dirigere gli Stati Uniti verso un’altro disastrosa guerra – contro la Nord Corea o l’Iran.
Trump ha recentemente ordinato l’uccisione di un generale Iraniano. Non sapeva o non glien’è importato se il suo comportamento potesse venir giudicato eccessivo – non solo dai terroristi in Medio Oriente o dagli americani che lo detestano, ma anche dai più stretti alleati degli USA. Trump cerca deliberatamente di fuorviare o confondere quando dice che il potere esecutivo per sferrare un attacco del genere erano già presenti all’ufficio ovale, prima che arrivasse lui.
Donald Trump sembra completamente consapevole che gli americani non cambieranno cavallo a gara in corso, e non sceglieranno un’altro Presidente se l’America entra in guerra. Questo perché non sono stai mai propensi a scegliere un nuovo presidente durante questi periodi di forte tensione. Di conseguenza, siamo dunque costretti a sperare che la prospettiva di un novembre negativo (per Trump) non porti l’America fino a un sanguinoso confronto militare.
Traduzione di Andrea Arletti