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November 21, 2019
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Le gaffe di Biden e gli attacchi di Gabbard: i momenti chiave del dibattito democratico

Nella città di Atlanta il quinto dibattito democratico per le Presidenziali del 2020: occhi e orecchie erano puntate sul giovane Pete Buttigieg

Andrea ArlettibyAndrea Arletti
Le gaffe di Biden e gli attacchi di Gabbard: i momenti chiave del dibattito democratico

Pete Buttigieg in the illustration by Antonella Martino

Time: 4 mins read
I candidati democratici al quinto dibattito ad Atlanta.
I candidati democratici al quinto dibattito ad Atlanta.

Ieri sera la città di Atlanta ha ospitato il quinto dibattito democratico per le Presidenziali del 2020. Sul palco si sono ritrovati i dieci candidati che hanno ottenuto almeno il 3% di preferenze in 4 sondaggi a livello nazionale e 165,000 donazioni per la campagna elettorale. Rispetto al dibattito dello scorso 15 Ottobre, non abbiamo rivisto il deputato texano Beto O’Rourke – ritiratosi ufficialmente dalla corsa lo scorso primo Novembre – e l’ispanico Julian Castro – l’ex segretario dello sviluppo Urbano dell’amministrazione Obama – il quale non è riuscito a qualificarsi. Ma nonostante la mancanza di questi due candidati, il palco è comunque rimasto uno dei più affollati di sempre. Lo dimostra il fatto che il candidato Andrew Yang non è riuscito a spiaccicare mezza parola per la prima mezzora di dibattito. Ma proviamo ad analizzare nel dettaglio quali sono stati gli attacchi più eclatanti e i possibili flussi elettorali causati dal dibattito di ieri sera.

Fin da subito, tutti gli occhi erano puntati sul sindaco di South Bend, Pete Buttigieg. Il trentasettenne proveniente dall’Indiana ha stupito tutti nello scorso dibattito quando ha attaccato con coraggio e determinazione le proposte “ultra radicali” di Sanders e della Warren. Dopo l’exploit di quella notte, Pete è salito al primo posto nella media dei sondaggi di Realclearpolitics per l’Iowa – il primo Stato che andrà al voto il prossimo 3 Febbario. Ma nonostante la grande attesa per dei nuovi attacchi contro i “socialisti”, Pete è rimasto tranquillo per l’intera serata, difendendosi quando necessario, ma mai spingendosi troppo oltre le proprie risposte pacate, quasi robotiche. Potrebbe essere una strategia quella del Sindaco di South Bend; d’altronde, i sondaggi per l’Iowa lo danno primo con un distacco di almeno 4 punti dal decadente Joe Biden. Meglio non perdersi in inutili attacchi che, alla lunga, potrebbero farlo sembrare fin troppo aggressivo. 

L’attacco più deciso contro Buttigieg è arrivato dalla deputata Hawaiana Tulsi Gabbard, che lo ha accusato di voler mandare le truppe Americane in Messico per combattere i cartelli della droga. Sia Buttigieg che Gabbard sono dei veterani, e si sono già scontrati in passato su alcune tematiche riguardanti la sicurezza nazionale. La Gabbard è un’ardua sostenitrice del ritiro delle truppe Americane in giro per il mondo, mentre Buttigieg assume posizioni più moderate, molto più simili a quelle dell’amministrazione Obama. Ma la Gabbard non si è fermata a Buttigieg, ha anche accusato la Senatrice Californiana Kamala Harris di “navigare in un mare di bugie” quando parla di sicurezza nazionale. La deputata Hawaiana è infatti convinta di essere l’unica candidata sul palco a voler realmente portare a casa i ragazzi americani, mentre tutti gli altri candidati vogliono continuare la scellerata politica estera che ha portato l’America in troppe guerre internazionali. Più che attacchi strategici, questi della Gabbard sembrano tentativi disperati di rimanere in corsa per la nomination. Per qualificarsi per il dibattito di Dicembre ha bisogno di 200,000 donatori e un 4% di preferenze in almeno 4 sondaggi a livello nazionale. Per essere una candidata che non riceve un sondaggio che la dia sopra al 3% da metà Agosto, gli attacchi disperati sono abbastanza capibili. 

Ma mentre la Gabbard si arrampica sugli specchi, c’è da sottolineare l’ottima prova di un’altro candidato che purtroppo non si è ancora qualificato per il dibattito di Dicembre: il Senatore del New Jersey Cory Booker. Cory ha certamente vinto il premio per la frase più simpatica della serata, quando ha dichiarato che dopo aver sentito Joe Biden dire ai suoi supporter di non essere certo di legalizzare la marijuana, ha pensato che lo stesso Joe fosse fatto di marijuana. Ma a parte le risate che ha suscitato questo attacco velato all’ex Vice Presidente, Cory ha dimostrato idee chiare quando si è trattato di discutere contro la “tassa sui ricchi” proposta dalla Warren. Secondo Booker, i democratici devono incominciare a parlare di come creare la ricchezza, e non solo tassarla. La Warren ha provato a difendersi spiegando che questa tassa costerà solo due centesimi per gli ultra milionari e miliardari del paese, ma ancora una volta rimangono grossi dubbi sulla reale fattibilità degli ambiziosi piani anti-capitalistici della Senatrice del Massachusetts. 

Cory Booker e Joe Biden nel dibattito democratico di Atlanta.

Giungiamo dunque al candidato frontrunner di queste primarie democratiche, l’ex Vice Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Il titolo dell’articolo parla da se. Ancora una volta Joe dimostra di essere un candidato che va a rilento rispetto al resto del gruppone. Spesso si incasina con le parole, non riuscendo a concludere le frasi in modo chiaro e conciso, e ieri sera ha addirittura commesso due gaffe che valgono una menzione. La prima riguarda un commento contro la violenza sulle donne: Joe ha dichiarato che bisogna continuare a “colpire, colpire, colpire, gli abusi sessuali sulle donne.” Ovviamente per “colpire” Joe intendeva condannare la violenza sulle donne, ma il pubblico ha evidentemente capito qualcos’altro e  la sala è scoppiata in un frastuono di risatine nervose. Ma mentre la prima gaffe si può ricondurre a un momento di tensione o ad un semplice sbaglio nella scelta delle parole, la seconda gaffe è certamente più grave. Mentre Joe provava a difendersi citando il grande supporto che riceve dalle popolazioni Afro Americane, ha dichiarato di aver sostenuto l’unica afro americana ad essere mai stata eletta al Senato degli Stati Uniti, ignorando il fatto che c’è ne fosse un’altra di fianco a lui di nome Kamala Harris. 

L’intera vicenda si è conclusa nuovamente con delle risate generali da parte del pubblico. Ma non si può sempre buttare tutto in caciara. Stiamo parlando di un candidato che se vincerà, diventerà il Presidente più anziano della storia degli Stati Uniti: a 82 anni sarà ancora alla Casa Bianca a deliberare leggi. Si può capire l’esperienza, e si possono anche capire le ottime relazioni che ha costruito durante i suoi anni da Vice Presidente, ma se si incomincia ora con i problemi di memoria, la poca scaltrezza, e le frasi confusionarie, mi chiedo come farà a ricoprire la carica di Presidente. E sono sicuro se lo stiano chiedendo molti Americani insieme a me. 

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Andrea Arletti

Andrea Arletti

Andrea si è laureato alla New York University, sede di Abu Dhabi, con un B.A. in Scienze Politiche e Studi Legali. Ha un forte interesse per tutto ciò che concerne la politica statunitense e la comunicazione politica del ventunesimo secolo. Andrea is an Italian student pursuing a Bachelor degree in Political Science and Legal Studies at New York University Abu Dhabi. His interests revolve around U.S. politics and political communication in the 21st century.

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