Venerdi 20 Settembre, Bill De Blasio ha annunciato il suo abbandono alla corsa per diventare la nomination del partito Democratico e sfidare Donald Trump per la presidenza nel 2020. L’annuncio non arriva come una grossa sorprese e neanche con troppo disappunto. Fin dall’inizio infatti, De Blasio era considerato da tutti i sondaggi e i politologi come un vero e proprio “long shot”, un lancio lungo, cioè un candidato che avrebbe avuto bisogno di un miracolo per acchiappare la nomination.
Bisogna anche ammettere che i candidati con cui si è dovuto confrontare De Blasio non erano certo dei novelli dilettanti. Il Vice Presidente Joe Biden è conosciuto dappertutto negli Stati Uniti grazie a Obama e alla sua lunga esperienza al Congresso, mentre il Senatore del Vermont Bernie Sanders si è già fatto apprezzare durante la campagna elettorale del 2016. Ma per provare a tirare le somme, quello che ha probabilmente affossato maggiormente la candidatura di Bill, è stato l’affollato campo Democratico, specialmente all’interno della corrente radicale a cui lui stesso appartiene. Non solo Sanders, Bill si è dovuto confrontare anche con un’altro mostro sacro del radicalismo anti capitalista democratico: Elizabeth Warren.
Per dare un pò di credito a De Blasio possiamo dire che fin dal primo dibattito ha provato incessantemente a rubare campo a Bernie e alla Warren attaccando duramente Joe Biden per le sue posizioni “troppo moderate”. Attacchi che però sono finiti per risultare fin troppo aggressivi e insistenti, specialmente per essere stati lanciati nelle prime battute di quella che è stata, e sarà ancora, una lunga corsa verso la Presidenza. Allo stesso tempo però, De Blasio non poteva restare a guardare e rischiare di perdersi nella mischia, come invece hanno fatto altri candidati radicali come la Senatrice Newyorkese Kirsten Gillibrand e il deputato Californiano Eric Swalwell. Bill ha perciò fatto bene a tentare di farsi notare e differenziarsi dal resto del campo radicale in corsa per la Presidenza. Il suo insuccesso non è tanto dovuto alle proposte poco attraenti presentate durante la campagna elettorale, in fin dei conti sono pressoché simili a quelle della Warren che è terza/seconda nei sondaggi: sanità universale, controllo delle armi, e Green New Deal. Semplicemente, la sua candidatura è arrivata in un momento sbagliato, quando l’area radicale era già ben coperta da altri candidati. Neanche i Newyorkesi – che hanno eletto De Blasio sindaco nel 2014 con un 73.2% delle preferenze, e nuovamente nel 2017 con un 66.5% – erano entusiasti della sua candidatura, figurarsi il resto del paese che non lo conosce nemmeno. Un sondaggio del Siena College di 3 giorni fa dava il supporto dei Newyorkesi per De Blasio pari allo 0%; è stato probabilmente questo il campanello d’allarme che Bill ha saggiamente scelto di ascoltare, lasciando la corsa alla Presidenza.
Ora De Blasio si dedicherà al completamento del suo secondo mandato da Sindaco di New York che scadrà nel 2021, e considerando i tanti problemi che pervadono la grande metropoli, primo su tutti quello dell’inquinamento atmosferico, avrà ancora tanto da fare.