Conte bis, Conte due o BisConte ? Nel giudicare il nuovo governo che ha giurato oggi, stabilire come chiamarlo non è questione irrilevante.
Conte bis annuncia una replica del precedente, come se M5S e PD si fossero messi insieme per continuare sul solco ideologico tracciato da Salvini e la lega sovranazzista. Non mi sembra affatto che queste siano le intenzioni.
Conte due prefigura un governo con lo stesso presidente del Consiglio ma con politiche ben distinte dal precedente così come dimostra anche la scelta di nuovi uomini e donne per perseguirle. Potrebbe essere questa l’intenzione dell’alleanza M5S-Pd anche se crescono i dubbi sulla fattibilità del progetto a lunga scadenza, dato l’odio viscerale eruttato da entrambi i partiti nei confronti dell’altro e che potrebbe ad ogni momento far traballare gli obiettivi dell’uno e dell’altro.
Chiamarlo BisConte potrebbe invece segnalare che questo governo è in realtà il governo del Presidente (del Consiglio e/o della Repubblica) mascherato da una alleanza politica dei partiti M5S e Pd, che l’avrebbero accettata solo per non suicidarsi con la sconfitta data per sicura contro il “duce da spiaggia” Salvini. Cioè un governo che in realtà nasce, al di là dei programmi enunciati dai due partiti – M5S si fa chiamare movimento ma in questa occasione si è mosso da vero e proprio partito – innanzitutto dalla volontà del Quirinale e dell’inquilino di Palazzo Chigi di allontanare dalla stanza dei bottoni una mina vagante anti-Europa come si è dimostrato l’ex ministro dell’interno e vice premier che si credeva già premier. È vero che la mina Salvini è implosa, disinnescandosi da sola, ma non sarebbe stata così ovvia la nascita del governo giallorosso al posto delle elezioni anticipate (o in alternativa un governo tecnico del presidente) se queste stesse forze politiche della nuova maggioranza, al di là dei loro proclami più o meno populisti o pro establishment, sul fronte della politica estera non avessero innanzitutto fornito garanzie certe al Quirinale sul recupero del tradizione ruolo filo Unione Europea e atlantista (e aggiungiamo pro ONU) del governo italiano.
Dalle mosse intraviste da Giuseppe Conte sui nomi snocciolati per il suo governo, ci sembra che assolutamente non si tratterà di un Conte Bis, quindi si dovrà ancora capire se si dimostrerà un Conte Due o un BisConte.
Le scelte dei ministri, e in questo caso soprattutto delle ministre – come quella dell’interno Lucia Lamorgese al posto di Matteo Salvini – ci convince che il Quirinale abbia saputo influire in profondità su Conte, rendendo più probabile la nascita del BisConte.
Ma quando poi si guarda alla scelta del ministro degli Esteri, il cosiddetto leader (lo è veramente più?) del M5S Luigi Di Maio, potrebbe sembrare che si tratti in realtà di una mossa che annunci il Conte Due. Per qualcuno è molto difficile credere che l’ex impiegato dello stadio San Paolo, privo di laurea e della conoscenza di una lingua straniera, possa rientrare tra i “suggerimenti” del Quirinale per il ruolo di peso alla Farnesina. Se poi alla mancanza dei diplomi si aggiunge la gaffe internazionale da vice premier, con l’incidente diplomatico con la Francia causato dal viaggio di Di Maio in visita ai gilet gialli oltranzisti.. Ecco che Di Maio imposto da M5S alla Farnesina a prima vista farebbero crescere la prospettiva del Conte Due ai danni del BisConte.
Allora è questo ennesimo Conticino che sta arrivando? Conte 2, cioè un premier telecomandato questa volta più da Di Maio rispetto al precedente Contino sottomesso alla foga ducista di Salvini?
Non la pensiamo così. Visti da New York crede piuttosto che questo si tratti di un inevitabile BisConte, un governo dove uno sconosciuto prof di diritto miracolato dalla scelta dei M5S del 2018, grazie ora al pieno sostegno di Mattarella, abbia intenzione e possa guidare senza più i tentennamenti da “lo posso dire?”, il governo giallo-rosa (con spruzzata di rosso Speranza di Leu alla Sanità), con lo scopo di ridare all’Italia il ruolo che gli spetta di potenza d’Europa, interlocutrice fondamentale per l’UE sui rapporti con gli Usa, ma anche con la Russia. Attenzione al ruolo di cerniera con quest’ultima: chi ha guidato governi italiani esagerando col “volemose bene” con il Cremlino di Putin, è di colpo caduto senza più tornare. La fine dell’ultimo governo Berlusconi viene spesso interpretata come un “golpe” voluto dalle cancellerie europee per ragioni interne inerenti all’economia UE, ma nelle stanze dei bottoni di Bruxelles, non solo in quelle dell’UE ma soprattutto dell’allora rilevantissima NATO, il Cavaliere dette molto fastidio per certe “relazioni pericolose” con quel suo “amichetto” di Mosca. Guarda un po’ che coincidenza, poco prima dell’implosione di Salvini, un altro scandalo venuto dalla Russia aveva reso il ministro degli Interni “sorvegliato speciale”…

(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Dunque tornando al nome del governo: lo chiameremo BisConte nonostante Gigetto agli Esteri?
Attenzione mettere agli Esteri un personaggio apparentemente inadeguato (la conoscenza dell’inglese fondamentale? E allora Angelino Alfano?) non comporta necessariamente dei rischi se, conscio dei suoi limiti, il ministro dimostrasse una convincente attitudine ad assorbire e poi eseguire disciplinatamente le precise indicazioni che delineano le posizioni da sostenere dell’Italia nel mondo. Un compito, quello di istruire il giovane ministro, che i professionisti della Farnesina dovrebbero saper ben svolgere, soprattutto quando i voleri di Palazzo Chigi sono in sintonia con quelli Quirinale. Sarà questa la predisposizione di Di Maio? Dal primo messaggio che Giggino (lo chiamiamo così non per denigrarlo, ma per sincera simpatia verso la sua giovane età) ha inviato ai diplomatici della Farnesina e distaccati nelle ambasciate e consolati d’Italia nel mondo non ci sono dubbi:
“… intendiamo affrontare le trasformazioni in corso a livello globale mantenendo un dialogo franco e aperto con i nostri partner, senza ovviamente rinunciare ai comuni valori europei e atlantici che caratterizzano la storia del nostro Paese”.
Parole soltanto parole quelle del leader M5S? Parole che verranno smentite domani da un Di Battista pro-Maduro?
Noi siamo convinti che il premier Conte che durante il giuramento schiaccia l’occhiolino al neo ministro degli Esteri Di Maio, non sia un vossia abbenedica di un semplice capo-bastone al giovane boss, ma viceversa sia il segnale del maturo BisConte al ragazzo di non sgarrare più.
Prestissimo capiremo. Quando lo vedremo, Gigetto, al Palazzo di Vetro affidato all’impeccabile ambasciatrice Mariangela Zappia affiancata dal competente staff della missione d’Italia all’Onu (e anche sono una garanzia i bravissimi interpreti che ben conosciamo, Michael Moore e Maria Galetta), vedremo se il ragazzo si farà, anche se non sa l’inglese, ministro degli Esteri sapendo eseguire le direttive, o se invece farà di testa sua. Vedremo presto anche se il Conte, che arriverà anche lui al Palazzo di Vetro tra due settimane, glielo permetterebbe come gli capitava con Salvini…
Già, da New York crediamo che presto il BisConte farà accorgere al mondo e quindi agli italiani in patria e all’estero, di che pasta è fatto il suo governo. Se il presidente Mattarella avrà visto giusto, presto vedremo di nuovo l’Italia rispettata in ambito onuniano, Atlantico ed UE. Se invece il Quirinale avesse sbagliato cavallo e il Conte si rivelasse non un uomo di Stato come in molti sperano ma un professorino qualunque baciato dalle stelle, arriverebbe presto lo spauracchio per l’Italia e l’Europa di dover tornare a far i conti col “duce da spiaggia” ancora tanto desiderato da (molti) italiani.