Ad ogni ora che passa, appare sempre può chiaro che dietro la maschera di Salvini, non c’era altri che Salvini: non un nuovo Duce. Solo un tribuno capace di raccogliere consensi in buona parte effimeri, come attesta la rapidità del diffuso trapasso digitale dal rango di Capitano a quello di Brocco.
Accanto agli adoratori stagionali (già pronti ad una successiva stagione), stava e sta un’area, consistente per quanto è poco appariscente, proverbialmente più confusa che persuasa. La si potrebbe magari dire: naturalmente neghittosa, poco attratta dal discorso politico propriamente detto, e paga della sua quiete spirituale e materiale.
Nondimeno, area umana e sociale più da studiare che da combattere.
Lo squadrismo dei primi, dei facinorsi del nickname, non andrebbe pertanto confuso, proprio in prospettiva politica, cioè intesa alla persuasione/convivenza, con l’identità socio-culturale della seconda, da cui non è disagevole scorgere il profilo di molti uomini e donne a cui una parola serena, non suonerebbe estranea. Che intuisce, se non conosce, nelle botteghe, nei negozi, negli uffici, nell’impegno quotidiano e domestico delle cure familiari, quanto centrale sia il senso della Libertà: come pensiero, come azione, stretta da una coltre normativa di brutture minacciose: penali, fiscali, amministrative.
Un’area umana e sociale a cui, però, sfuggiranno i trattati; sfuggiranno le profondità essenziali della kantiana Legge Morale, ma una cosa non sfugge: la semplicità della Faccia di Tolla. Semplice da riconoscere, semplice da tenere alla larga.
Preservarsi quali plausibili portatori di Libertà non è invocare la Coerenza dei Farabutti, come ci si è abbandonati a suggerire, anche autorevolmente: è solo segnare una elementare distanza dall’Eclettismo parolaio, dall’affanno arditistico, dalla Sindrome da Pizia Invecchiata (che poi muore quasi ridicola, narra Dürrenmat).
E questo va detto: semplicemente.
Anche per non ridurre l’analisi del quadro presente all’inossidabile paradigma gesuitico, del Santo contro il Diavolo, a cui tutti i frontismi, tutte Alleanze, Sante, Laiche, santamente laiche o laicamente sante, bon grè mal grè, finiscono col somigliare: con immancabile scorno dei pochi, candidi e di retto sentire, che si offrono sempre di occupare la prima linea del Fronte, nel momento in cui maggiore appare il pericolo; salvo poi a rimanere soli, una volta che la pernacchia abbia preso il posto della spada (che non serviva, ma da costoro sempre offerta con slancio).
Se questo è, ed è davvero arduo negare che lo sia, Di Maio/Badoglio e Conte/De Gasperi, in misura corrispondente alla definizione del Salvini Brocco, si stanno rilevando, se non un’impostura politica originaria, almeno un’ipotesi priva di fondamento analogico.
Perché insistere, allora? Si leggono, da fonte colta e liberal-navigata, sermoni, e sermoncini, tuttavia a base di machiavellismi da liceo somaro; di primazie analitiche e di urgenze economicistiche da materialismo epilettico; di pessimismi antropologici, plausibilmente frutto esclusivo di gastriti orfane di bicarbonato.
A cui uno starnazzo polemico da vicinato verghiano (“epopea”, coniava Giuseppe Antonio Borgese, per altri attori e altri lettori, che non ci sentiamo di scomodare), ha consentito momentaneo sfogo; ma, evidentemente, costretto nel giro di redazioni troppo vicine per imprimere stigmi efficacemente terapeutici, si è volto all’insultino preventivo, al sopracciò malamente togliatteggiante ad indirizzo genericamente ripudiante (il Migliore seppe includere il Qualunquismo, sublimandolo in plausibile dinamismo di Classe, mai spacciando Tutela democratica per Ruffianeria politicista).
Si scrive che un congegno pseudoconsultivo, contro cui si compirono preoccupate esegesi a norma di Garante della Privacy, spinte fin sul letto di morte del Novello Gian Giacomo, fin sui campi ostili della filologia notaril-successoria, dichiarato e autocertificato Piattaforma Alternativa al Parlamento (qualsiasi cosa intendesse significare, comunque un’emerita schifezza), allieta ora l’attesa democratica in vista delle sue carte false; che esso congegno sarebbe stato definitivamente abbandonato, perché così Conte Due, Conte-De Gasperi, Conte benedetto da Trump, che è risaputo come e quanto di democrazia s’intenda, così vittoriosamente, liberatoriamente, attesta.
E mentre si invita all’attesa, l’ex-futuro-Ministro Di Maio seguita a dare mostra delle sue sperimentate attitudini estorsive. E i mercati reagiscono; e il Presidente della Repubblica spera, silente, di non essere ridotto a “Latore dell’Algoritmo”.
In questi stessi minuti in cui leggete.
Fra questi miasmi, si predica che contava liberarsi da un Salvini pronto alla Dittatura: anche quando è fatto chiaro, e a luce meridiana, che ci ha liberato lui da sè; ed esattamente, perché inadatto a concepire alcunché di pianificato, di reclutare interessi, figure, prospettive umane e associative, che superassero la soglia di un lido balneare.
Cosí, Ineunte Conte Secondo, si scrive e si sproloquia con letizia crescente, negli anfratti protetti dell’alienazione paradirigente, della balbuzie da Eterna Sindrome Cilena, da Eterno Ritorno de’ noantri: dove si riduce il Fascismo come giusto Spettro Incombente (nel senso di storicamente giustificato come tale), ad un gioco falstaffiano, in cui tutti i suoi più efficaci epigoni, togati, cattedratici e sociocivili, vengono accantonati, o ridotti a comparse di una recita che ha stancato.
Per volgersi al celebrare l’imperituro Eroe Nazionale: Fabrizio, Principe di Salina.
Si ha l’impressione, allora, che la vaticinata “Impossibile Opposizione” al Salvini-del-Trionfo, fosse e sia solo pigrizia, al più scienza della propria mediocrità liberale e democratica.
Non sta scritto da nessuna parte che un simile nichilismo abbia ragione, o anche una sola ragione.