Nella giornata odierna il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’incarico di formare un nuovo governo all’attuale Presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte. Il tanto atteso annuncio arriva dopo una settimana di estenuanti trattative tra capigruppo e leader politici di Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, che hanno provato a porre le basi per una nuova agenda politica che riuscisse ad ottenere il supporto di una maggioranza parlamentare ampia. Ovviamente non si è solo parlato di programmi ma anche, e sopratutto, di poltrone. Dopo un primo round di incontri che ha visto il Partito Democratico, in particolare la corrente vicina al Segretario Zingaretti, scettico verso un nuovo incarico al Professor Giuseppe Conte, c’è stata un’apertura seguita da un secondo round di meeting notturni in cui i dem hanno dato il via libera a Conte Premier in cambio di posizioni ministeriali importanti.
Nonostante non si abbiano ancora certezze sulla composizione del gabinetto Conte 2, pare infatti che il PD controllerà come minimo il Viminale, il Ministero dello Sviluppo Economico, e i rapporti con l’Unione Europea. L’attuale Vice Primo Ministro Luigi Di Maio invece, sembrerebbe destinato a guidare il Ministero della Difesa, non essendo riuscito a convincere Conte e il PD a garantirgli la Vice Premiership e neanche l’ex Ministero di Matteo Salvini. La nuova struttura governativa rappresenta una forte discontinuità da quella del governo gialloverde, di fatto, non sembrerebbero esserci 2 incarichi da Vice Premier, ma bensì solo uno controllato dal PD o, in alternativa, nemmeno quello. Questo cambiamento dovrebbe far si che il Primo Ministro Giuseppe Conte possa promuovere e coordinare l’attività dei propri Ministri in totale autonomia, senza pressioni partitiche provenienti dall’esterno, nel rispetto più totale dell’articolo 95 della Costituzione. Si vuole insomma, evitare che Conte venga messo a fare il notaio tra due forze politiche come, a seconda di molti, ha già fatto per la maggior parte dell’esperienza governativa appena conclusa.
Detto ciò, resta da capire se Conte sarà in grado di conquistarsi anche la leadership politica del Movimento 5 Stelle, prerogativa fondamentale per riuscire a portare avanti la sua azione di governo in maniera indisturbata. Al momento, secondo le dichiarazioni delle forze parlamentari pentastellate, il capo politico rimane Luigi Di Maio, ma è facilmente prevedibile che se Conte riuscisse a risollevare gli animi dell’elettorato grillino con una nuova e convincente visione politica, gli schieramenti cambierebbero presto. L’unica certezza è che oggi Conte diventa ufficialmente uomo politico, e non più burattino controllato da terzi. Lo richiede l’importanza del ruolo che andrà a ricoprire, ma sopratutto lo richiede la fiducia riposta in lui dal Capo dello Stato.
Non sarà compito facile per Giuseppe Conte, che si troverà a dover ideare un’agenda politica che possa amalgamare, e allo stesso tempo valorizzare, i principi e i valori di un partito del cosiddetto establishment, con quelli di un movimento post ideologico non appartenente alla classica narrativa destra-sinistra.
Qualche punto programmatico di questa inedita alleanza è già stato svelato dal Presidente del Consiglio con le sue dichiarazioni nello studio alla Vetrata dopo la consultazione odierna con Mattarella. Conte auspica un esecutivo riformatore che possa offrire al paese un istruzione accessibile a tutti, che primeggi nella tutela dell’ambiente e nella protezione dei mari, che garantisca infrastrutture sicure e reti efficienti, alimentando le energie rinnovabili e valorizzando i beni comuni e il patrimonio artistico e culturale di cui l’Italia dispone. Conte poi si concentra sull’aspetto sociale promettendo la rimozione delle disuguaglianze sociali e territoriali, la protezione delle persone affette da disabilità, e garantendo incentivi per la permanenza delle energie giovanili. C’è anche un breve accenno a un piano per il Mezzogiorno che possa finalmente valorizzare le ricchezze umane e culturali di cui dispone.
Si, in molti diranno che manca solo la pace nel mondo e poi il programma sarà degno di un nobel per la pace. Ma c’è quantomeno da apprezzare il coraggio avuto nel presentare un programma cosi ambizioso e complesso, specialmente nell’era dove il populismo fa da traino a semplificazioni e luoghi comuni. Sarà ora compito del Premier e della sua squadra di ministri, sottosegretari, e tecnici, trasformare gli ideali più astratti in obbiettivi concreti e raggiungibili. Come detto, compito non facile, ma certamente entusiasmante, aldilà delle forze politiche che andranno a comporre il nuovo governo.