Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro dell’Interno, Sen. Matteo Salvini, ieri, su Twitter ha scritto: “Solo in Italia ci sono politici che vanno a bordo di una nave che se ne è fregata delle leggi. Vanno arrestati”. E’ un tweet che fa seguito ad un intervento televisivo, nella trasmissione “Diritto e Rovescio”, anch’essa di ieri.
Ci sono alcune questioni “filologiche”.
Fra la versione orale, e quella digitale, la sequenza muta una prima volta. Il “vanno arrestati”, non segue immediatamente la parola “politici”, come, invece, in questo primo tweet.

Stamattina, c’è un intervento: stessa frase su FB, ma con questa variante significativa: “Solo in Italia ci sono politici che vanno a bordo di una nave che se ne è fregata delle leggi. I membri dell’equipaggio vanno arrestati”. Stessa modificazione su Twitter, ancora stamattina: e abbiamo un secondo Tweet.
Dunque, non più “i politici”, ma “i membri dell’equipaggio” (“vanno arrestati”).
Ma un Ministro che non abbia ambizioni da caudillo, se sottoscrive una dichiarazione così pesantemente equivoca, non può limitarsi a correggerla, come fosse un bimbo alle prese con le prime prove su carta. Tanto più che l’affanno di una duplice integrazione, conferma chiaramente che non era solo una questioncella grafica.
Se interviene, dà conto dell’errore: spiega se è proprio, o se è di un collaboratore; e, in quest’ultimo caso, mette alla porta l’incapace. Se tale è.
Altrimenti, autorizza interpretazioni ulteriori; anzi, le impone
Perciò, dobbiamo tornare al tweet.
L’Autore, come si sa, è anche a capo del partito politico responsabile del 35% dei consensi alle ultime, recenti, Elezioni Europee. Di fatto, esercita un controllo, se non integrale, certo decisivo sull’attuale maggioranza parlamentare e sul Governo in carica.
Se sono state parole scritte spensieratamente, o superficialmente, come si diceva, è ugualmente gravissimo. Dato che ci si trastulla con un pilastro della libertà democratica che, pur incrinato dagli infami precursori che vollero la cacciata dell’immunità parlamentare nel 1993 (perchè “i politici non la facessero franca”) comunque, ancora non prevede l’arresto “da maggioranza ad opposizione”. Avere giocherellato con una simile ipotesi, se mai questo fosse stato, perciò, sarebbe non sappiamo se più indegno che vile.
Se sono parole scritte, perchè frutto di una convinzione cui si è fatto fare solo capolino, è ancora gravissimo. Perchè sarebbe convinzione formale di tiranno.
Se sono parole scritte con valenza, come dire, “simbolico-espressiva”, è di nuovo gravissimo, perchè preannunciano un piano d’opera volto alla stalinizzazione della Repubblica. Di cui, per ora, sembra si sia fatta solo una “prova di resistenza”: per vedere che effetto fa.
Cominciamo, allora, dal “se ne è fregata delle leggi”. Che, a suo dire, sarebbe circostanza tale da giustificare l’ambiguo seguito.
Oggi, la Camera Penale di Milano, con una lettera al Presidente Mattarella, ha voluto significare che “…non c’è nessun crimine da perseguire, anzi vi sono crimini contro i diritti degli ultimi ed il buon senso da scongiurare”.
Se quella del Ministro, comunque, era un’opinione, anche questa lo è: con una differenza: che gli Avvocati di Milano sanno di cosa parlano, Salvini, all’evidenza, no. Quale che potrà essere, poi, l’eventuale svolgimento giudiziario della vicenda che, come è a tutti noto, oltre a sottostare alla necessità di un accertamento definitivo, non parte certo con il crisma della tendenziale affidabilità, per così dire.
Perciò, lasciamo stare il “se ne è fregata delle leggi”. E se ancora volessimo una sorta di prova del nove, basti qui richiamare anche il Ministro Toninelli, con il suo: “porti chiusi per chi viola la legge”, per sentirsi rassicurati del contrario; data la proverbiale nullità conoscitiva di questo avventore governativo, in omnibus rebus et quibusdam aliis: cioè, “in tutte le cose e in alcune altre”, come, ferocemente parodiante, chiosava l’autore dell’espressione, forse Voltaire.
Ma torniamo a Salvini. “Solo in Italia i politici…”. E sembra niente, questa immagine truffaldina, “i politici”. Rimasta, si badi, immutata in Twitter e in FB. E invece, a suo modo, è una summa del fermento di cloaca illiberale che, a partire dal 1992, ha giustificato la soppressione dell’ultima classe dirigente democratica della Repubblica, articolata in partiti di massa, vivi e autentici di pregi e difetti; erano invecchiati, ma non irriformabili. Si fece un’altra scelta, appunto perchè, al posto di “parlamentari” e “classe dirigente”, li si prese a denominare, con spregiativa allusività, semplicemente, “politici”. Non, a volte “Il Ministro”, “Il Segretario”, “Il Senatore”, “L’Onorevole”, “Il Deputato”, e a volte, anche, “il politico”. No: unicamente, ossessivamente, dissolutivamente, “i politici”. Tutti: da farne mucchio, accolita.
Ridotta la dinamica democratica al segno di un insulto, pertanto, sarebbe bastato, come in effetti è bastato, a qualsiasi tribuno, a qualsiasi cialtrone, o anche solo ben intenzionato ma fuori mestiere, dirsi “antipolitico”, per occupare il piano della decisione e della responsabilità politica, senza avere la benchè minima idea di come fare.
Salvo poi a supplire alla strutturale incapacità, nel metodo e nei “contenuti”, con un flusso ininterrotto di “comunicazioni”, “segnali”, “messaggi”, “contatti diretti” e altre similari e sterili corbellerie.
Di “anti” in “anti”, abbiamo avuto il neo-movimentismo: anti-parlamentare, antiliberale e a vocazione, ogni giorno di più, dittatoriale, come gli insuperati modelli novecenteschi.
Ed ecco la saldatura: fra il “non politico”, senza arte nè parte, e l’attitudine nemica del Parlamento, delle libertà, democratiche e personali: “Vanno arrestati”. I Parlamentari, arrestati? Parola di Ministro dell’Interno in carica? Ops!, è un refuso?
Quello che però rende credibile un simile sproposito, più di quanto non sarebbe per demerito proprio, è ciò che accade oltre le frontiere: peraltro, in linea di continuità con la nostra storia.
Sì: le frontiere. Tuttavia, non quelle minacciate di “sostituzione etnica” da una ragazza piena di slancio e immediatezza giovanile, che “forza il blocco” insieme ad un gruppo di passeggeri esausti e impotenti, con un volto che più richiama la levità monella di Pippi Calzelunghe, che il cupo avanzare di Attila.
No: sono le frontiere oltre le quali si intravedono Capi di Potenze, come Stati Uniti e Russia, maramaldeggiare con “il Liberalismo”, con “l’Individualismo”, con “le Tradizioni Umiliate”, con “l’Illuminismo Cinico e Inumano”.
Questo humus conferisce a Salvini, alle sue sconsiderate parole, la sinistra serietà “di contesto” che, da sole, con tutta la cattiva volontà, non potrebbero avere.
Ieri, sul Washington Post, un liberale di stazza come Robert Kagan, già autorevole membro del Partito Repubblicano, e poi in rotta da quando si è affacciato Trump/Putin, annotava: “La distinzione, su tutte più significativa, oggi è secca: le nazioni sono o liberali, perchè hanno istituzioni e norme che stabilmente proteggono i diritti “inalienabili” degli individui, contro tutti coloro che, stato o maggioranza parlamentare, intenderebbero violare tali diritti; o non sono liberali…”.
E così chiudeva il suo limpido e preoccupatissimo saggio (in cui è discusso lo scivolosissimo concetto di “Dittature Amichevoli”): “Il liberalismo è tutto ciò che ci sorregge, e ci ha sempre preservati dall’essere bruciati sul rogo per ciò in cui crediamo”.
Ecco, di che parlano le parole di Salvini. Quelle scritte, e quelle orali.