Il re è nudo non perché crede di andare in giro vestito – come nella favola di Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore” – ma perché il popolo è nudo ed il re s’adegua. Imita i suoi sudditi che amano essere nudi. Di cultura.
Il nudismo in Italia è permesso solo in poche spiagge delimitate, domani sarà il contrario: quelli vestiti (leggi: colti) saranno (forse) tollerati. E’ bello stare nudi in mezzo alla natura, ma non in mezzo ad altre persone nude. I campi nudisti sono osceni. Quanto l’ignoranza collettiva.
L’hanno scorso in Croazia sono arrivata con il gommone in una spiaggia di nudisti. Una vecchia tedesca con il seno in pancia mi ha urlato di andarmene insultandomi perché indossavo il bikini: rovinavo la natura. L’avrei annegata: le ho urlato in inglese che era la sua bruttezza a rovinare la natura. Sono arrivati a darle man forte altri tedeschi, nudi e brutti quanto lei: l’ignoranza è brutta ma, quando è collettiva, è pericolosa.
Ho fatto questa similitudine per dire che si arriva a un punto che quello che era giusto e lecito fino al giorno prima viene messo alla gogna. I leghisti dicono: ma no, non è possibile, il sovranismo non è il fascismo. Eppure i segnali di razzismo sono inquietanti: gli ebrei sono nuovamente presi di mira in tutta Europa. Spero di sbagliarmi, però in questi giorni su facebook sono stata presa di mira anch’io per aver postato un articolo dal titolo: “Più della metà degli elettori della Lega non va oltre la terza media”. E da chi? Da persone che hanno solo la terza media. Mi hanno dato della razzista intellettuale. Ho risposto che se non si può fare dell’ignoranza una colpa individuale, nemmeno si può farne una virtù collettiva, motivo di vanto ed orgoglio. Per me uno non vale uno, perché senza studio e competenza saremmo ancora all’età della pietra. Il voto certo è quantitativo come la deriva del razzismo tout court, che è un po’ più pericoloso di quello che chiamano razzismo intellettuale. Il quale non è altro che la possibilità di esprimere la propria opinione finché – grazieaddio – siamo in democrazia.
A parte il fatto che l’italiano e il latino, assieme ai valori umani, me li ha insegnati la mia professoressa delle medie, e così dovrebbe essere per tutti, in molte altre materie sono rimasta un’ignorante, ma lo riconosco e non me ne vanto. Le nozioni si possono dimenticare e poi recuperare tenendosi sempre aggiornati con la lettura. Quello che la scuola deve insegnare è imparare a pensare con la propria testa per sviluppare lo spirito critico che ci permette di valutare e scegliere. Senza basi culturali non si costruisce un’identità di un popolo né la si mantiene o recupera. Quanti ne lamentano la mancanza e non sanno dove andarla a pescare: non sanno che l’identità sta nella cultura a cui non danno valore, non avendola.
Francesco Giubilei, giovane editore e politologo vicino alla Lega, in Europa Sovranista (Giubilei Regnani) riporta il dato statistico della bassa scolarità degli elettori della Lega ravvisando la necessità della nascita di una élite sovranista che possa ispirare e indirizzare il sovranista Salvini per operare una rivoluzione culturale, prima che sociale o politica. Credo che siamo già alla fase due, quella sociale, dove ognuno le spara grosse, senza competenza.
Senza le fondamenta culturali sarà difficile costruire il castello del sovranista. Ci aspettavamo uno statista, ci hanno rifilato un sovranista cattopopulista, un cow boy all’italiana che lancia il rosario per accalappiare i buoi affinché non finiscano in altra parrocchia. Il successo di Salvini è dovuto alla sua chiarezza espositiva e alla sua fermezza nel voler eliminare paure e malesseri della vita quotidiana. Ma se le sue battaglie sono condivisibili – chi non vorrebbe meno tasse e niente accoglienza di musulmani che non vogliono integrarsi? – il modo di perseguirle è opinabile. E, come dicevo, io dico la mia perché è questo che mi hanno insegnato a fare per essere una persona libera. Finché posso, finché avrò forze con umiltà verso chi è colto e arroganza verso gli incolti. Sì, sono una razzista intellettuale e ne vado fiera.