Alla fine l’annuncio è arrivato. Bill de Blasio, sindaco di New York al secondo mandato, dopo mesi di febbrile lavoro dietro le quinte volto a sondare il terreno e la generosità dei finanziatori, si candida ufficialmente alla presidenza. Il primo cittadino della più grande città d’America diventa così il 23esimo democratico sceso in campo a contendersi la nomination per il partito, e potrebbe diventare il primo sindaco in carica a guadagnarsi il seggio presidenziale.

Certo, non sarà facile: De Blasio deve infatti recuperare diversi punti nei sondaggi e un certo svantaggio nel fundraising. Eppure, il primo cittadino della Grande Mela, come dimostra il video di tre minuti con cui ha lanciato la sua candidatura, punta a conquistare i tanto contesi cuori della classe media lavoratrice d’America. “C’è molto denaro nel Paese, ma è nelle mani sbagliate”, afferma nel video, in cui si dipinge come il sindaco campione delle famiglie lavoratrici. L’aumento del salario minimo a 15 dollari all’ora, il congedo per malattia pagato, il diritto alla salute, compresa quella mentale, l’asilo gratis: dalle sue conquiste come primo cittadino, De Blasio passa poi a puntare il dito contro un altro newyorkese, che oggi siede alla Casa Bianca. “Sono un newyorkese, e so da molto tempo che Trump è un bullo”, afferma, prima di illustrare la propria posizione, decisamente contrapposta a quella del Commander-in-Chief, su immigrazione e ambiente.
I suoi “nemici” sembrano essere i più ricchi, le “grandi corporation”, Trump stesso. Una ricetta che, tuttavia, non sembra distinguerlo granché dagli altri numerosi contendenti democratici. Intervistato da ABC, oltre a ribattezzare il Presidente “Con Don” (in inglese, “con” significa truffatore, galeotto), De Blasio ha provato a marcare la differenza tra sé e gli altri 22 ribadendo il “fulcro” della sua campagna: “I lavoratori americani meritano di più e so che posso farlo perché l’ho già fatto nella più grande e più difficile città d’America”. In pratica, in un affollato campo che comprende anche il sindaco di una città più piccola del 99% rispetto a New York (Pete Buttigieg, primo cittadino di South Bend, Indiana), De Blasio afferma di poter vantare l’esperienza maturata nella Big Apple nel corso degli ultimi cinque anni. Naturalmente, Trump non ci ha messo molto a contrattaccare alle provocazioni del rivale, definendolo il “peggior sindaco d’America”.
The Dems are getting another beauty to join their group. Bill de Blasio of NYC, considered the worst mayor in the U.S., will supposedly be making an announcement for president today. He is a JOKE, but if you like high taxes & crime, he’s your man. NYC HATES HIM!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 16 maggio 2019
L’agenda elettorale di De Blasio comprende una prima tappa in Iowa la prossima settimana, ma il sindaco di New York, prima dell’annuncio ufficiale, era già apparso nello stato che dà inizio alla corsa per la Casa Bianca, oltre che in South Carolina e nel New Hampshire, profettizzando “l’alba di una nuova era progressista”. Chi lo critica afferma che De Blasio dovrebbe, piuttosto, occuparsi dei problemi irrisolti di New York, come il fatiscente sistema di alloggi popolari, l’enorme problema dei senzatetto, e lo stato, decisamente problematico, della metropolitana. Eppure, secondo il sindaco, la risposta a tutti questi problemi risiede ben al di là dei confini della città che rappresenta, cioè nella Capitale.
Le chance del neocandidato? Secondo un sondaggio della Monmouth University, il 24% degli intervistati ha espresso un’opinione positiva su De Blasio, ma la stessa percentuale di persone la pensa all’opposto. Ma un altro sondaggio di Quinnipiac University mostra come ben il 76% dei newyorkesi fosse contrario alla candidatura del proprio sindaco alle presidenziali. I sondaggi, insomma, gli sono tutt’altro che favorevoli. Riuscirà a ribaltare le premesse?