Il tour americano di Giancarlo Giorgetti era stato preceduto da indiscrezioni di stampa e retroscena secondo cui il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio avrebbe avuto, come obiettivo, quello di “rassicurare” gli investitori oltreoceano, e, per farlo, sarebbe stato pronto addirittura a “pugnalare alle spalle” l’alleato grillino, derubricando il reddito di cittadinanza a “sperimentazione”. In realtà, questa espressione non è mai uscita dalla sua bocca durante l’incontro con i giornalisti al Consolato Generale d’Italia a New York, avvenuto alla presenza dell’ambasciatore Armando Varricchio, anche se, sulla tenuta del Governo, il Sottosegretario leghista non si è sbilanciato più di tanto: ha specificato piuttosto che l’esecutivo andrà avanti finché durerà il contratto di governo e finché sarà in grado di fare il bene dell’Italia.
Dopo una prima tappa a Washington DC all’insegna dei temi dello spazio, a New York Giorgetti ha partecipato ai lavori del Consiglio Italia-Stati Uniti e ha avuto l’occasione di intrattenere alcuni contatti con il mondo finanziario. Il suo tour proseguirà lunedì ancora nella capitale, dove incontrerà alcuni rappresentanti dell’amministrazione Trump, come il segretario del Tesoro e il vice segretario di Stato. Principale scopo della sua visita, ha detto, quello di rafforzare i rapporti con l’amministrazione USA, ma anche con le istituzioni finanziare che a New York trovano una piazza di riferimento. Il nostro interesse, ha affermato, è “che ci sia un confronto e una spiegazione di quello che stiamo facendo”. Altro obiettivo, il fatto che “in una fase di crisi e cambiamento che riguarda tutto il mondo”, compresi i rapporti tra Europa e Stati Uniti, l’Italia possa giocare “un ruolo molto decisivo”. “So che a casa nostra la politica va avanti con i soliti ritmi e le solite questioni”, ha osservato, “ma, vista da qua, c’è una prospettiva diversa che esce dal consolidato recinto della politica italiana”. Politica che, ha osservato, “probabilmente, si guarda un po’ nello specchio senza capire quello che succede fuori”.
“L’Italia”, ha affermato il Sottosegretario, “ha bisogno di marciare spedita”: la responsabilità del Governo è dunque, a suo avviso, quella di “creare le condizioni normative per far sì che le forze vive che ci sono in Italia possano esprimersi”. Alla domanda se abbia mai percepito preoccupazione da parte degli americani per certe misure, come il reddito di cittadinanza, promosse dal Governo, Giorgetti ha risposto che i timori sono più concentrati sul debito pubblico. Quanto alle misure, “giudicate positivamente o negativamente a priori, dobbiamo valutarle a posteriori, tutti quanti, anche chi le ha proposte ed è convinto siano una buona cosa”. Non è un mistero che il politico di spicco della Lega non abbia mai simpatizzato per la ricetta economica di punta dei Cinque Stelle, che, disse non molto tempo fa, “piace all’Italia che non ci piace”. Il problema del debito, ha proseguito, si risolve in due modi: “Storicamente con l’inflazione, che però non esiste più in un mondo” in cui “c’è qualche Paese che riduce talmente i costi in modo tale per cui non può aiutare ad abbattere il debito”; la seconda via, poi, “è con la crescita, e quindi trovare delle forme che permettano a un Paese di crescere in ricchezza e sostenere il debito”. “Vista da qua la politica dell’austerità germano-europea non ha molto senso, fatica ad essere compresa”, ha aggiunto.
Sulla preoccupazione americana in merito alla politica cinese di Huawei e non solo, Giorgetti ha confermato che l’Italia condivide questi timori, soprattutto quando si tratta non solo di “dare l’hardware”, ma di “processare i dati”. “In Italia dovremo prendere qualche provvedimento anche di tipo normativo, per dare questo tipo di garanzie agli italiani”. Quanto invece alla Tav, Giorgetti ha confermato la posizione della Lega: “A noi sembra una infrastruttura importante per tenere collegata l’Italia al resto d’Europa”. Come in altre situazioni, ha aggiunto, all’interno della maggioranza è in corso però un “processo decisionale complicato e sofferto”, visto che “non c’era nel contratto di governo una posizione chiara e univoca”. Il Sottosegretario è rimasto aperto all’eventualità che certi elementi possano essere ripensati e ridimensionati. “Credo anche ci sia la disponibilità da parte europea e francese di riconsiderare alcuni aspetti, come la ripartizione dei costi”.
A una domanda della Voce in merito a come gli americani vedono la complicata situazione politica italiana, Giorgetti ha osservato: “Premesso che non so quanto durerà il Governo, ma so quanto durerà il Parlamento Europeo, di solito gli investitori chiedono stabilità”. “È chiaro che la preoccupazione in merito a cosa succede al Governo e che cosa fa se sta in carica può essere ricondotta a un tema”: il fatto, ha spiegato, che solo “se questo Governo dura 5 anni per permettere sviluppo e crescita, è bene che stia in carica”. In pratica, alla Lega non interessa la formula delle alleanze, ma l’efficacia dell’azione dell’esecutivo. Qualora quell’efficacia cessasse di esistere, ha specificato, verrebbe meno l’utilità stessa di tenere in piedi il Governo. Giorgetti ha citato anche le elezioni in Abruzzo e in Sardegna, che, come magari in futuro le europee, “suggeriscono al Movimento Cinque Stelle questa via del buon senso che ha fatto la fortuna di Salvini”. Il Sottosegretario ha poi rivendicato l’importanza della Flat Tax, ma ha osservato che se questo provvedimento fosse stato esteso, come avrebbe voluto la Lega, non solo a limitate fasce di contribuenti ma a tutti gli italiani, “l’accoglienza degli investitori, anche rispetto alla prospettiva di pagare il debito pubblico, sarebbe stata enormemente diversa”. Dell’Europa ha poi sottolineato che “se non cambia registro rapidamente, sarà in difficoltà a Parigi, a Berlino come a Roma”. Per questo la futura Commissione sarà fondamentale per disegnare la prospettiva strategica europea, e quindi italiana. “O siamo in grado di immaginare un’Europa diversa, o la partita è chiusa, la battaglia sarà tra Stati Uniti e Cina”.
Giorgetti ha poi ribadito l’amicizia del Governo con l’amministrazione Trump: nel suo programma economico – massiccia riduzione della pressione fiscale e investimenti –, ha detto, c’è esattamente quello che la Lega vorrebbe che fosse l’approccio dell’esecutivo italiano. “Abbiamo una buona relazione con gli Stati Uniti, auspichiamo che diventi privilegiata, e visto come vanno le cose in Europa potrebbe anche succedere”. L’affinità politica con l’altra sponda dell’Oceano, ha detto, è evidente. “Abbiamo rotto gli schemi di una politica che peraltro si sta un po’ sbriciolando ovunque”. Sarà decisivo, a questo punto, capire cosa accadrà in Europa, in termini di prospettiva e visione strategica. Giorgetti ha contestato le regole che impongono alla Commissione l’unanimità per cambiare un trattato, e l’immobilismo che ne consegue. E a una domanda della Voce a proposito del passato “anti-europeo” della Lega, ha specificato che la ricetta del Carroccio in caso di vittoria alle elezioni europee sarà quella di andare “a scassarla per ricostruirla su basi nuove”, perché “con le regole che ci siamo dati siamo in una situazione di stallo: l’Europa”, ha chiosato, “non va avanti né indietro”.