La sua testimonianza davanti al Congresso era particolarmente attesa, perché avrebbe potuto finalmente far luce sulla natura delle presunte “connessioni” di Donald Trump con la Russia, e chiarire se fu il Presidente a chiedere al suo fedele assistente di mentire per lui. E invece, è giunta la notizia che l’ex avvocato di Trump Michael Cohen posticiperà l’importante appuntamento, precedentemente fissato a febbraio, a causa di alcune preoccupazioni legate alla sicurezza della sua famiglia.
Questo, almeno, è quanto ha fatto sapere Lanny Davis, consigliere e portavoce di Cohen, che, nell’annunciare la riprogrammazione della testimonianza, ha citato presunte “continue minacce” dirette alla famiglia dell’ex avvocato di Trump da parte dello stesso Commander-in-Chief e dal suo avvocato personale, l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani.
Qualche ora prima di questa notizia, Politico riportava che i repubblicani del Comitato di Vigilanza della Camera, temendo che l’audizione di Cohen si risolvesse in una “trovata pubblicitaria”, avevano indirizzato una lettera al rappresentante legale di quest’ultimo Guy Petrillo, sottolineando le proprie preoccupazioni in merito alla questione. A loro avviso, il fatto che Lanny Davis sia stato uno stratega e avvocato democratico con stretti legami con Bill e Hillary Clinton avvalorerebbe il sospetto che l’audizione sarebbe stata “politicizzata”.
Ad ogni modo, la dichiarazione di Davis non lascia dubbi: “A causa delle continue minacce nei confronti della sua famiglia da parte del presidente Trump e del signor Giuliani, non più tardi di questo fine settimana, e vista la continua collaborazione del signor Cohen nelle indagini in corso, su consiglio dei suoi legali la sua audizione sarà posticipata a data da destinarsi”.
Una fonte vicina a Cohen ha raccontato alla NBC che, a sentirsi particolarmente nel mirino, sarebbero la moglie e il suocero dell’ex avvocato di Trump. “Le minacce sono reali”, ha sostenuto la fonte, “e Trump sa cosa sta facendo”.
La scorsa settimana, Trump aveva citato, in un’intervista telefonica a Fox News, proprio il suocero di Cohen, Fima Shusterman, che, a suo avviso, dovrebbe essere sottoposto a indagine: “Dovrebbe [Cohen, ndr] parlare piuttosto di suo suocero, perché è l’unico a cui la gente vorrebbe fare attenzione”. “Immagino che non volesse parlare di suo suocero, visto che sta cercando di ottenere una riduzione della pena”, ha puntualizzato il Presidente. “È abbastanza triste vedere una cosa del genere”, ha chiosato. Alla posticipazione della testimonianza di Cohen, Trump ha risposto affermando: “Lui è minacciato solo dalla verità”.
Intanto, continua il braccio di ferro tra il Presidente e la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, a proposito della possibilità che Trump pronunci al Congresso il suo discorso sullo stato dell’Unione. Possibilità in effetti definitivamente negata all’inquilino della Casa Bianca dall’influente politica democratica. A causa dello shutdown in corso, infatti, Pelosi ha opposto “preoccupazioni di sicurezza” alla richiesta del Presidente di tenere il discorso il 29 gennaio. “Le scrivo per informarla che la Camera non considererà alcuna risoluzione divergente per autorizzare il discorso del Presidente sullo stato dell’Unione, finché il governo non sarà riaperto”, ha scritto Pelosi, specificando che il Commander-in-Chief potrà optare per diffondere il discorso in forma scritta.
Trump ha definito “una vera vergogna” quanto accaduto con i Democratici, e, alla chiusura di Pelosi, nei giorni scorsi aveva già risposto cancellando la delegazione congressuale guidata dalla Speaker della Camera in Afghanistan, a rimarcare il drammatico impasse politico che dura da più di 30 giorni. Secondo le ultime notizie, il Presidente starebbe cercando una location alternativa per tenere il discorso. Alcuni repubblicani avrebbero suggerito al Presidente lo stesso Senato, dove il GOP detiene la maggioranza, ma Trump potrebbe scegliere anche l’Ufficio Ovale.