Il giorno è arrivato. Oggi i newyorkesi decideranno se il loro governatore Andrew Cuomo sarà degno di aggiudicarsi un terzo mandato, o se la sua sfidante Cynthia Nixon, dell’ala progressista e socialista, si meriterà invece la (prima) vittoria. La sfida è per certi versi storica, e s’inserisce in quell’ancora tutto sommato modesta ma comunque significativa riscossa della sinistra alla “Bernie Sanders” in diverse competizioni elettorali in tutto il Paese. Una riscossa che ha portato ad affermarsi volti nuovi o semi-nuovi come quello di Alexandria Ocasio-Cortez a New York, Ayanna Pressley in Massachusetts, Stacey Abrams in Georgia, Andrew Gillum in Florida e Ben Jealous nel Maryland.
Quella newyorkese sarà una sfida più ardua per la sinistra progressista: i sondaggi danno ancora come vincitore Cuomo, il quale in effetti, nel corso della campagna, ha costantemente distaccato la sua rivale anche di 30 punti percentuali. Eppure, l’ex protagonista di Sex and the City non sembra aver perso la speranza, contando su quella sempre più ampia base democratica stanca delle vecchie politiche che non hanno portato uguaglianza sociale. A suo avviso, proprio le recenti vittorie di candidati come Ocasio-Cortez e Pressley dimostrano che, qualche volta, anche i “sapientoni” possono sbagliare: “Non credete ai sondaggi, non credete al clamore: abbiamo la possibilità di segnare un altro punto a favore dei veri progressisti”.
Dal canto suo, Cuomo si è sempre mostrato sicuro di sé, spesso rappresentandosi come l’unico vero argine a Trump e ai suoi seguaci. In effetti, se vincesse queste primarie, l’attuale Governatore sarebbe ampiamente favorito nella sfida con il candidato repubblicano Marc Molinaro. Ma la tranquillità ostentata non è, poi, del tutto corroborata dai comportamenti, che testimoniano come Cuomo, per la prima volta, non abbia per nulla sottovalutato la sua rivale: quattro anni fa, ignorò il suo sfidante, Zephyr Teachout, al punto che rifiutò di stringergli la mano al termine del dibattito. Questa volta, invece, ha speso milioni di dollari in pubblicità e campagne, ha collezionato endorsement chiave e si è progressivamente spostato a sinistra, incalzato dalla Nixon, su molte questioni: dalla legalizzazione della marijuana alla restituzione del diritto di voto agli ex detenuti. In tutto, la campagna di Cuomo – secondo i dati ufficiali – è costata 18 milioni di dollari, contro l’1.6 milioni della rivale. Sondaggi o no, insomma, la sfida si preannuncia infuocata.