Illustre Ministro,
è con particolare tensione emotiva che Le scrivo per rappresentarle anche le ansie di quegli italiani di fatto, che vivono all’estero, e dei loro parenti italiani che da troppo tempo aspettano di vedere riconosciuta la loro cittadinanza per discendenza di sangue.
Infatti, nella bozza di decreto sull’immigrazione e protezione internazionale, pubblicata di recente dalla stampa, si affronta anche la questione del riconoscimento del possesso della cittadinanza iure sanguinis, un tema che sta molto a cuore agli italiani all’estero, sia a quelli in possesso della cittadinanza italiana sia a quelli che di fatto sono italiani ma per varie vicissitudini l’hanno perduta o non l’hanno potuta ottenere poiché l’hanno perduta i loro avi, ma si sentono italiani ed amano l’Italia, a volte, più di chi ci vive.
Dallo schema di decreto, Signor Ministro, si evince la volontà di bloccare le richieste di riacquisto della cittadinanza limitandone la trasmissione ai discendenti in linea retta di secondo grado, cioè ai nonni, se si è in grado di documentare il loro status civitatis.
Signor Ministro, per favore, non confonda gli italiani all’estero con i richiedenti asilo, i discendenti degli italiani emigrati sono di fatto italiani perché il sangue italiano non ha scadenza ed anche perché in essi vi è un profondo attaccamento alle proprie origini, una cittadinanza che è già viva nei cuori!
La esorto, Signor Ministro, a lavorare per riconoscere sul piano giuridico una situazione di fatto, cioè un’identità italiana che non è mai venuta meno!
Questi italiani sono gli eredi di quelli che hanno dovuto lasciare la nostra terra per guadagnarsi da vivere altrove, facendoci onore e diffondendo la nostra cultura nel mondo. Essi sono parte della nostra storia e della nostra identità collettiva e quindi del nostro Sistema-Paese. Vi è pertanto una esigenza etica, prima ancora che giuridica, di venire incontro alle loro richieste ed ottemperare ad un debito di riconoscimento per aver aiutato il nostro Paese anche compiendo la difficile scelta di partire.
Signor Ministro, lodiamo il fatto che abbia voluto colmare una lacuna normativa in applicazione del principio costituzionale di parità tra uomo e donna, eliminando il trattamento discriminatorio in virtù delle disposizioni della legge n.555/1912 che ha tolto la cittadinanza italiana senza concorso di volontà alle donne che hanno contratto matrimonio con un cittadino straniero.
Su questa lunghezza d’onda non tagli il cordone ombelicale con i nostri figli! Lasci a tutti gli italiani di fatto la possibilità di vedere riconosciuta l’appartenenza all’Italia anche sul piano giuridico con il riottenimento della cittadinanza senza limitazioni e agevolando coloro che hanno una situazione documentale chiara ed evidente, nati in Italia da genitori italiani e che hanno perso la cittadinanza in seguito ad espatrio.
Signor Ministro, fuori dai confini nazionali vi è una Grande Italia che ogni giorno porta alto il nome del nostro amato Paese, venga tra noi e tocchi con mano, si sentirà ancora più fiero di essere italiano!