È trascorso più di un mese dalla chiamata alle urne, e non solo – ma questo era prevedibile – siamo ancora lontani dall’avere una maggioranza parlamentare che possa garantire un governo all’Italia, ma addirittura alcuni dei risultati delle elezioni sono ancora, formalmente, provvisori. Parliamo del voto dei nostri connazionali all’estero, caratterizzato in tutte le sue fasi da diverse criticità e irregolarità, al punto che – dopo esposti e denunce – sono in corso alcune indagini della magistratura. Ma l’anomalia più macroscopica che si può riscontrare, a più da un mese dalle elezioni, è che, sul sito del Ministero dell’Interno, i dati relativi al voto estero siano ancora segnalati come provvisori. Circostanza alquanto particolare, visto che i candidati usciti “vincitori” da quel voto si trovano già nelle aule parlamentari dallo scorso 23 marzo, giorno in cui sono iniziate le votazioni dei presidenti di Camera e Senato. Come è possibile?
Ne abbiamo parlato con Marcello Pilato, esponente del Movimento 5 Stelle – sezione Europa, e autore di una nota, uscita alcune ore fa, che denuncia le anomalie e le criticità a cui abbiamo accennato: “È triste rilevare che a distanza di un mese dallo spoglie delle schede votate all’estero non siano stati ancora pubblicati i risultati definitivi sul sito del Ministero dell’Interno (dati sul sito web “Eligendo” aggiornati fino al 6 marzo). Nemmeno in Ucraina sono riusciti a fare peggio nelle loro ultime elezioni politiche”, si legge nel comunicato. “Da nessun’altra fonte pubblica è possibile ottenere tali risultati – prosegue Pilato -, che oltretutto dovrebbero comprendere numero di votanti, schede bianche, schede nulle e preferenze ai candidati. Nel frattempo la Camera dei Deputati ed il Senato si sono insediati il 23 Marzo, quindi i dati finali esistono così, come la proclamazione dei candidati eletti. E dal Ministero dell’Interno – conclude il pentastellato – il silenzio è sempre più assordante”.
Alcune delle più gravi irregolarità si sono riscontrate a Castelnuovo di Porto, sede dello spoglio per il voto estero. “Innanzitutto c’è stata una grande disorganizzazione con i 1700 seggi – ognuno doveva essere controllato da almeno 3 persone -, che per diverse ore non sono stati regolarmente coperti dai rispettivi presidenti, segretari e scrutatori. Alcuni seggi avevano già completato le operazioni preliminari per lo scrutinio, mentre altri non avevano ancora iniziato alle 11 di sera”, ci spiega Pilato. Il paradosso è che, anche dopo la conclusione dello spoglio, in parecchi seggi le operazioni non sono state portate a termine. Un caos che si riflette nei dati ancora oggi provvisori pubblicati sul sito del Viminale. I risultati effettivamente presenti, infatti, “si riferiscono unicamente ai seggi di Castelnuovo di Porto dove le operazioni sono state completate. Tutte le schede non controllate sono state portate alla Corte d’Appello, che ha concluso le operazioni almeno dopo una settimana”. La stessa Corte, però, anziché comunicare i risultati al Viminale affinché quest’ultimo aggiornasse il sito, “ha unicamente compilato i cosiddetti “verbaloni”, che sono stati trasmessi alle due Camere, con inclusa la proclamazione degli eletti”, ci ha spiegato Pilato. In questo modo, i dati definitivi sono rimasti su quelle carte, ma non sono mai stati pubblicati ufficialmente, come di norma dovrebbe avvenire. Non a caso, sul sito del Viminale compare, da più di un mese, l’avviso: “DATI PROVVISORI, TENENDO CONTO CHE ALCUNI VERBALI RISULTANO ESSERE STATI INVIATI DIRETTAMENTE ALL’UFFICIO CENTRALE PER LA CIRCOSCRIZIONE ESTERO PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI ROMA CHE, COME PREVISTO DALLA LEGGE, PROVVEDERA’ ALLA PROCLAMAZIONE DEGLI ELETTI. Il riparto provvisorio dei seggi si riferisce ad uno scrutinio non definitivo, non essendo pervenuti i risultati di tutte le comunicazioni”
Altre criticità riscontrate riguardano poi le richieste, da parte di alcuni cittadini italiani all’estero, di poter votare pur non essendo iscritti all’Aire. Richieste accolte dal Ministero, che ha posto come condizione per quei cittadini la produzione di un’autocertificazione da trasmettere entro il 31 gennaio al Comune di residenza, che avrebbe poi passato quelle informazioni ai Consolati di competenza. Eppure, alcuni rappresentanti di lista in qualche Paese europeo (ad esempio in Germania) hanno evidenziato come su quegli elenchi di residenti temporanei vi fossero moltissimi elettori dello stesso Comune: come se, spiega Pilato, fossimo di fronte a una sorta di migrazioni temporanee di massa. Una circostanza che, naturalmente, ha aggiunto dubbi ai dubbi.
Le implicazioni di queste anomalie, tuttavia, potrebbero non essere meramente burocratiche, ma piuttosto un sintomo – come già aveva sostenuto Fabio Porta del Pd, sentito da noi della Voce nelle scorse settimane – delle macroscopiche irregolarità che hanno costellato le operazioni di scrutinio e spoglio (oltre al voto stesso). “Io stesso ho fatto ricorso in relazione alle procedure a Castelnuovo di Porto, già denunciate dalla trasmissione Le Iene. Molti scrutatori, infatti, aprivano le buste senza controllare che il tagliando del certificato elettorale corrispondesse a un elettore incluso nella lista”, ha affermato Pilato. “Proprio per questo motivo, molte schede sono state annullate all’inizio dello scrutinio”. Tutte anomalie, ha aggiunto, “che formalmente sono soltanto di rilevanza penale: si avvia cioè, con le indagini della magistratura, un procedimento penale che risentirà, peraltro, delle lungaggini della giustizia italiana”. Difficile, invece, che tali indagini portino a provvedimenti che abbiano un peso anche dal punto di vista politico: in parole povere, Pilato non ritiene che il risultato del voto verrà più in alcun modo contestato. Anche perché, per far ricorso, bisogna rivolgersi alla Giunta per le elezioni di Camera e Senato, gli unici competenti in materia di elezioni politiche. E lì, “quanto accaduto sarà probabilmente solo materia di discussione in sede parlamentare: anche perché “controllati e controllori sono gli stessi…”.
Si spera che, perlomeno, questa tormentata tornata elettorale ponga seriamente la questione della riforma del voto estero. Innanzitutto, nota Pilato, perché “viene meno il requisito della segretezza: il plico elettorale che viene inviato agli elettori all’estero non certifica che la persona che ha diritto al voto sia proprio quella che esprime la propria preferenza”. Cosa che invece non accade per le elezioni europee, dove il voto si esprime presso i Consolati o le loro sedi distaccate. “Perché non comportarsi così anche per le elezioni politiche?”, si chiede Pilato. Di certo, è una questione che, a questo punto, non può essere ulteriormente rimandata.