Il dilemma è: letto/non letto. Leggere a letto o non andare a letto? Oppure non leggere nemmeno a letto e andare comunque a letto? Come abbiamo visto nello scandalo Weinstein, per farsi strada nel mondo dello spettacolo è più comodo il letto. Ma per arrivare ad occupare la scena politica italiana è essenziale non aver letto un fico secco. Come stanno dimostrando certi candidati. In entrambi i casi però è richiesta bella presenza.
Orietta Berti, settantadue anni benché apparisse antica già cinquant’anni fa, è rimasta folgorata da Luigi Di Maio, il nuovo giovane vecchio candidato premier. “E’ bello e mi sembra bravo” ha dichiarato estasiata la cantante venerdì 12 gennaio alla trasmissione Radio 1 Rai Un giorno da pecora.
Se la bellezza è opinabile, uno può sembrare bello, la bravura non può esserlo. E le pezze d’appoggio – curriculum vitae e dichiarazioni talvolta ondivaghe e sgrammaticate del pentastellato – lo attestano. Eppure nel Pd c’è chi trema come una foglia di fico al vento tanto da presentare un esposto all’Autorità Garante per le Comunicazioni: “Abbiamo un personaggio dello spettacolo che esprime pubblicamente le proprie preferenze politiche, senza alcun bilanciamento. L’Agcom valuti se non siamo di fronte ad una chiara violazione della legge. E sarebbe opportuno anche valutare se Orietta Berti, dopo il suo coming out, possa continuare a ricoprire il ruolo di ospite fisso nella seconda parte della trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio».
Dal blog di Grillo, il 5 stelle bello tuona: “Giù le mani da Orietta Berti”, neanche lei fosse una star di Hollywood. Risultato: a causa della campagna elettorale, quest’anno Sanremo è fuori da Sanremo. E fin qui poco male, anzi. Ma ritenere che una canzonetta vintage faccia da motore elettorale propulsivo all’auto di Di Maio, diretta in Val d’Aosta, è più ridicolo del messaggio canoro: ”Fin che la barca va, lasciala andare”, che nella bocca di Di Maio diventa addirittura un’ammonizione.
Delle due, l’una: o Luigi confonde il messaggio o confonde la barca e furbescamente vorrebbe continuare a navigare come in Italia si è sempre fatto. Il che non depone a suo favore, però ci mette in guardia: è più furbo di quello che credevamo. E poiché in Italia furbo sta per statico, governa chi sa lasciare le cose come stanno. Barca o non barca, arriverà a Roma? Tutto dipende se Orietta Berti è ancora sulla cresta dell’onda. Certo è che se una barca simile conduce al potere, gli italiani non sono un popolo di marinai ma di votati al naufragio.
Ciò evidenzia che votare 5 Stelle non è dare un colpo di spugna, bensì un colpo di scopa. Il rischio è che queste elezioni si trasformino addirittura in uno “scopone scientifico” dove, come nell’omonimo film di Luigi Comencini, https://www.youtube.com/watch?v=4a7tw9n1eBw si combatte una singolare partita tra ricchi e poveri. Diciotto milioni di italiani sono sulla soglia della povertà, ma molti di più non infilano i congiuntivi e sono usciti da scuola non istruiti, esattamente come Di Maio. E allora cosa volete che votino? Stelle o falce e martello. Perché, se anche D’Alema e Bersani si fanno ora chiamare Liberi e Uguali,
in tasca hanno sempre gli strumenti del mestiere. Questi strumenti possono sì servire per costruire una barca, come loro sognano, ma di certo il natante che metteranno insieme non sarà in grado di navigare né seguendo le indicazioni di 5 stelle in cielo né rassicurando i rematori che sono tutti liberi e uguali.
Se un’alleanza tra questi due partiti di lotta di classe sembra inevitabile, subito dopo è prevedibile l’ammutinamento di una ciurma così raffazzonata, vieppiù in considerazione che mancano le vele. Un’imbarcazione così grossa senza vele e fornita solo del motore canoro di Orietta Berti è ingovernabile.
Ma perché nessuno ha provveduto alle vele? Vela è vento, respiro, sopravvivenza, speranza di futuro, vita. D’Alema e Bersani, pur cambiano molti nomi al loro partito, hanno dimostrato di saper solo arenare la barca; Di Maio dimostra ogni giorno di non essere all’altezza di condurla. Un giorno vuole uscire dall’Europa, un altro rimanerci. E’ senza meta.
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