Il 31 marzo scorso, durante il Question Time a Montecitorio, ho interpellato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, su come agevolare la possibilità di riacquistare la cittadinanza per coloro che hanno perso lo status di cittadini italiani in seguito ad espatrio.
Per me è stato un momento molto importante ed emozionante perché avevo la speranza, dopo tante lotte, di una apertura del governo tesa ad affrontare la questione del riacquisto della cittadinanza. Ed in effetti più che una interpellanza ho rivolto un appello al ministro Alfano per gli italiani all’estero privati della loro cittadinanza, “anche loro sono parte della nostra amata patria”!
Il mio appello è stato la richiesta di una effettiva attenzione per chi, nato in Italia, da genitori italiani, ed emigrato all’estero, ha perso la cittadinanza. Ho fatto notare al ministro che essi sono italiani come me e come lui, magari ex compagni di scuola, e che, di questi, alcuni hanno anche fatto il servizio militare in Italia.
Per me è ormai arrivato il momento di stanare il governo su questa questione! Ho chiesto una risposta ad un disagio, quello di sentirsi italiani e non poter avere la cittadinanza, una italianità – ho fatto notare – che si manifesta con orgoglio e senso di appartenenza all’Italia verso la quale essi nutrono un amore profondo offuscato solo dalla mancanza di risposta delle istituzioni, affinché italiani si possa esserlo anche sul piano giuridico. Ho detto al governo che questo problema deve essere risolto visto anche l’ampio consenso parlamentare che gode e che “il governo debba prendere un impegno serio teso a permettere il riacquisto della cittadinanza a chi l’avesse perduta emigrando”. La politica deve dare una risposta; è un debito di riconoscenza che va saldato! “Signor ministro – ho esclamato – Le chiedo come pensa di porre fine a questa grande ingiustizia e permettere a questi italiani di fatto di riacquistare la cittadinanza italiana”.
Le prime parole del ministro, nella sua risposta, sono state rassicuranti poiché foriere di una apertura vera e sincera da parte sua, una apertura positiva tesa ad affrontare il problema.
Poi, però ho ascoltato le parole che seguivano e che annunciavano l’esistenza di aspetti problematici che avevano bisogno di approfondimenti adeguati. E qui il mio cuore è stato trapassato da un attimo di tristezza perché mi si prefigurava l’impossibilità di agire per raggiungere il fine, i soliti ostacoli posti per non operare. Il ministro ha definito gli ambiti ostativi nel limite temporale e nella trasmissione della cittadinanza iure sanguinis, che finirebbe per estendere il possesso della cittadinanza anche agli eredi e pertanto la platea sarebbe indeterminata. Infatti coloro che hanno perso la cittadinanza non sono oggetto di censimento da parte delle autorità consolari e non si conoscono, quindi, gli oneri relativi.
Poi, però Alfano mi ha rassicurato che “c’è la massima attenzione nei confronti dei nostri connazionali all’estero” ricordando che il legame con la madrepatria non si è interrotto e che c’è la massima volontà e disponibilità ad affrontare la questione. Parole che mi hanno fatto sperare ancora una volta, tuttavia una speranza vigile. Infatti, ho replicato al ministro sottolineando che ho registrato la positiva apertura del governo ma ho anche fatto notare che siamo lontani dall’aver risolto il problema, mentre basterebbe poco per dare un segnale chiaro di disponibilità a coloro che hanno perduto la cittadinanza, magari solo perché hanno sposato uno straniero.
Ho sottolineato che “è vero che si sono riaperti i termini per la presentazione della domanda per riacquistare la cittadinanza, ma la comunicazione è stata scarsa ed inefficace e non ha raggiunto la maggior parte degli interessati”.
Ho detto che la volontà di affrontare il problema è, comunque, un fatto positivo e spero che si pongano in essere al più presto politiche adeguate al problema sollevato e che è molto sentito tra la comunità italiana all’estero. Io vigilerò che le buoni intenzioni non rimangano nel cassetto. Ma se fossero solo buone intenzioni e senza alcun riscontro pratico gli italiani all’estero sapranno chiaramente di essere stati presi in giro. Spero, per il bene del Paese e delle nostre comunità all’estero, che si possa arrivare presto ad una soluzione e ridare agli interessati la giusta identità e l’appartenenza di diritto, oltre che di fatto, alla nostra grande Comunità nel mondo. L’Italia vuole dare forza al suo Sistema Paese ma poi dimentica quell’Italia che vive fuori dai confini nazionali. Il mio è stato un invito al governo, il governo di tutti gli italiani, a prestare attenzione a questo problema, non costa niente, ma si può ridare fiducia nelle istituzioni a quegli italiani di fatto che si sentono abbandonati, orfani di una Patria che amano con tutto il cuore. Da parte mia l’impegno per il riacquisto della cittadinanza continuerà cercando di trovare quelle soluzioni concrete per risolvere il problema.
Fucsia Nissoli FitzGerald, nata in Italia e da 27 anni negli USA. Eletta nel 2013 alla Camera dei Deputati nella Circoscrizione Estero – Ripartizione Nord e Centro America, ha sempre avuto nel cuore il desiderio di contribuire al bene della Comunità italiana all’estero ed ha trovato la possibilità di farlo prima nell’impegno attraverso il volontariato ed ora in Parlamento. Alla Camera dei Deputati è membro della Commissione Affari esteri e Comunitari, Segretario del Comitato permanente sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema paese e Presidente dell’Associazione di Amicizia parlamentare Italia-Usa. www.angelafucsianissoli.us