“Buon Natale al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, con l’auspicio che si faccia carico di sensibilizzare i governanti a occuparsi seriamente dei problemi che affliggono il Sud e la Sicilia, aggravati negli ultimi mesi non solo da calamità naturali e innaturali con chiusura di strade e autostrade. Basti pensare ad alcune città della Sicilia dove gli abitanti sono stati privati dell’erogazione di un bene supremo che si chiama acqua”. Con queste parole auguravamo un Buon Natale al presidente della Repubblica e dobbiamo prendere atto che Sergio Mattarella non ha mai dimenticato i problemi che affliggono la sua-nostra Sicilia e l’intero Mezzogiorno d’Italia.
La questione meridionale, negli ultimi anni, si è aggravata. La Svimez non perde occasione per ricordare che gli interventi dello Stato, nel Sud, di fatto non esistono più. La gente che abita nel Meridione del nostro Paese è sempre più in sofferenza. Il tema fa discutere gli economisti di fama internazionale. “Mamma mia: un Paese, due economie”. Così The Economist in un articolo del 16 maggio 2015 descrive il divario persistente nel nostro Paese tra Nord e Sud. Infatti si nota che nel periodo 2001-2013 Nord e Centro sono cresciuti del 2% mentre il Sud ha perso il 7%. Dei 943.000 nuovi disoccupati tra 2007 e 2014, il 70% appartiene alle zone del Sud Italia. Si denota nell’articolo che il tasso di occupazione del Mezzogiorno è al 40% ed è il più basso tra tutti i Paesi d’Europa, mentre nel Nord Italia è al 64%. Sulle esportazioni viene fuori inoltre che solo un decimo arriva dal Sud. Il giornale economico londinese è riuscito a mettere a nudo la triste realtà del Belpaese. Regioni del Centro-Nord che crescono e Regioni del Sud che continuano ad essere le “Cenerentole dell’Italietta”. Ma ciò a lungo andare rischia di portare danni all’intero Paese.
Il presidente Sergio Mattarella nel messaggio di fine anno a tutti gli italiani non si è dimenticato quindi questo serio e annoso problema e nel suo discorso è stato chiarissimo: “Il lavoro manca soprattutto nel Mezzogiorno. Si tratta di una questione nazionale. Senza una crescita del Meridione, l’intero Paese resterà indietro”. Grazie Presidente Mattarella per avere spiegato, ancora una volta, a chi di dovere che non si può continuare con l’economia dei due forni: Centro-Nord ricco e Meridione povero. Ciò alla lunga, come hanno scritto anche gli economisti londinesi, rischia di provocare un arretramento dell’intero Paese.
E in Sicilia cosa fanno gli amministratori per contribuire a invertire la rotta? Purtroppo dobbiamo constatare che chi gestisce la “macchina” regionale ha dimostrato di non essere utile alla causa. Aziende che continuano a chiudere i battenti e tanti giovani siciliani sono costretti a scappare nella ricca Germania o in altri Paesi per cercare un futuro più certo.
Di converso, il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, continua a parlare, parlare e sempre più parlare di mafia, antimafia, denunce e addirittura, come si evidenzia spesso, ha rinunciato, per quattro anni, a un contenzioso con lo Stato, facendo perdere alla Sicilia circa 5 miliardi di Euro e ciò con danni irrimediabili per i cittadini e per i Comuni siciliani, che non sono in grado di garantire i servizi essenziali per carenza di fondi.
Occorre a questo punto che coloro che hanno a cuore le sorti della Sicilia e del Meridione si rendano conto della realtà evidenziata a fine anno dal Capo dello Stato e non stiano più a guardare. Occorre coraggio e dire basta a chi disamministra. Occorre far sentire ad alta voce ed in coro a Matteo Renzi & Co. la più viva protesta di un popolo che continua a soffrire a causa di scelte squilibrate adottate da parte dei governanti siciliani e del governo nazionale. La battaglia va fatta e fino in fondo senza mollare la presa. Che farà il governo Renzi? Nella manovra finaniaria 2016 – della legge di Stabilità – per il Sud non c’è molto, parte alcuni sgravi fiscali per le imprese. Ma questo non basta. Serve un grande piano straordinario di investimenti e non tagli ai Comuni e alla Regione siciliana!