In questi giorni i Tg nazionali ci ‘deliziano’ con servizi su come nel Sud la gente si rifiuti categoricamente di morire di fame in silenzio e con compostezza. Qualche mese fa la SVIMEZ – l’Associazione che, ormai, studia i modi sempre più fantasiosi con i quali i governi nazionali prendono in giro i cittadini del Meridione d’Italia derubandoli – ha certificato che il Mezzogiorno è stato abbandonato. Quelli che si chiamano interventi ordinari dello Stato – i fondi per le strade, per le autostrade, per i porti, gli aeroporti, gli acquedotti e via continuando – lo stesso Stato li eroga solo da Roma in su. Da Mafia Capitale in giù, al massimo, ci sono i fondi europei, che comunque vanno spesi con parsimonia, perché c’è il ‘Patto di stabilità’ voluto dai simpatici massoni (a tratta un po’ ‘mafiosoni’, ma questo non è un problema) dell’Unione Europea dell’Euro.
Niente fondi ordinari e straordinari dello Stato al Sud. Solo fondi europei. L’ha ribadito in queste ore l’uomo che, dopo aver partecipato, negli anni passati, al blitz del Fondo Monetario Internazionale (FMI: un marchio, una garanzia: altro che Mafia spa…) contro l’Argentina, è stato messo a capo dell’economia italiana. O meglio, di quello che resta dell’economia italiana. Si chiama Pier Carlo Padoan ed è un vero ‘meridionalista’: basta guardarlo in faccia.
Certo, l’Unione Europea dice che i fondi europei debbono essere aggiuntivi rispetto ai fondi ordinari degli Stati. Con riferimento, ovviamente, ai fondi strutturali. Cioè ai soldi che si danno alle Regioni povere come la Sicilia. Che Bruxelles, non sbagliando, considera povera, perché con un reddito pro capite complessivo inferiore alla media europea. Insomma, i soldi europei non dovrebbero sostituirsi ai fondi ordinari che lo Stato non eroga più al Sud. Invece, quando i fondi europei destinati al Sud non se li fotte il governo nazionale per darli al Centro Nord, avviene proprio l’esatto contrario di ciò che raccomanda Bruxelles: in pratica, sostituiscono i fondi ordinari dello Stato! Con Bruxelles che, però, fa finta di non accorgersi di nulla. Del resto, cosa possiamo pretendere da un’Europa delle banche e della finanza ladra e mafiosa che, dopo il referendum in Grecia, vinto da chi rifiutava il ‘Piano di salvataggio’ europeista, ha ricattato – in stile Il Padrino – la stessa Grecia, bloccando la liquidità?
Certo, succede pure che i soldi destinati alle Regioni povere del Sud d’Italia finiscano nelle Regioni del Nord Italia. E’ successo quest’anno: il capo del governo Renzi e il suo braccio destro, Graziano Delrio, che Dio li protegga sempre, hanno preso 12 miliardi di Euro del Sud e li hanno dirottati nel Centro Nord Italia. Questi soldi scippati al Sud si chiamano fondi PAC, sigla che sta per Piano di Azione e Coesione, soldi che nelle Regioni del Mezzogiorno sarebbero dovuti servire per i porti, gli aeroporti e, in generale, per completare le opere incompiute e, soprattutto per gli anziani, i minori e rischio e i portatori di handicap. Purtroppo, per il Sud, questi soldi sono serviti a Renzi per finanziare il suo fallimentare Jobs Act. Quella buttanata inventata da fantasiosi ‘lavoristi’ che gli serve per dire che “in Italia è aumentata l’occupazione”.
Il problema è che, mentre Renzi lavora per “rilanciare l’Italia” – un’Italia che “ha svoltato”, come dice sempre Renzi – nel Sud, come già ricordato, la gente si rifiuta di morire di fame con eleganza. In Campania le bande si riorganizzano. Migliaia di giovani napoletani che il governo Renzi ha lasciato a piedi derubando le risorse finanziarie che ha utilizzato nel Centro Nord Italia come sgravi fiscali, danno vita a bande per vivere al di fuori della legge. Ma guardate che cose incredibili: invece di restarsene a casa a morire di fame si danno da fare per sopravvivere cercando spazio tra la criminalità organizzata. Ma si può? Infastidire così un governo nazionale, per giunta di centrosinistra, che, alla fine, riflettendoci, si sta comportando – né più, né meno – come casa Savoia all’indomani della ‘presunta’ unità d’Italia, derubando e razziando tutto quello che trova per portarlo al Centro Nord. E questi ‘cafoni’ meridionali che fanno? Si danno alla macchia camorristica. Invece di lasciarsi morire senza disturbare il manovratore diventano dei malavitosi. Sparano e ammazzano. Che cose incredibili!
E che dire di Taranto? Qui anche le donne della città vecchia – rigorosamente abbandonata e derubata dallo Stato (i fondi Pac, per la parte che riguardava la spesa sociale, sarebbero dovuti arrivare anche a loro – a quanto pare si danno da fare. Scendono con i neonati in braccio per le vie della Taranto vecchia e spacciano droga. La Tv li ha anche riprese. Che vergogna, no? Spacciare cocaina con le creature tra le braccia. Ma che insegnamenti sono mai questi? Certo, magari a casa, se non spacciano la droga, non hanno il latte da dare ai propri figli appena nati. E non hanno il pane e il companatico per i figli che hanno già sette otto anni. Ragazzi, questi però sono ‘dettagli’, no? Latte, pane, companatico: che volgarità! Meno male che alla Rai non c’è più Marrazzo, quello giusto.
Ricordate quella famosa regina? “Maestà, il popolo insorge perché non ha il pane!”. “Non c’è pane? Dategli brioches!”. Il problema è che, in certe famiglie del Sud Italia, oggi, non ci sono nemmeno le brioches. E non c’è nemmeno, come avviene in Sicilia dal 1860, un’organizzazione mafiosa in combutta con lo Stato che organizza stragi, ammazza magistrati e scarica tutto sugli stessi mafiosi facendo poi sparire le intercettazioni telefoniche malandrine. Insomma, ormai in certe aree del Sud Italia manco la mafia funziona più. Quella mafia che un tempo dava lavoro. Come ebbe a dire un giorno, durante un concerto in Calabria, con una magistrale provocazione, Fabrizio De Andrè: “Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, il tasso di disoccupazione sarebbe di gran lunga più elevato”. Guarda caso è quello che sta succedendo oggi in Sicilia, con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 70 per cento. Certo, dopo aver detto questo, mezza Italia diede addosso al celebre cantante. Ma l’altra mezza Italia non era contro De Andrè. Anzi. Magari non ‘digeriva’ i toni di una provocazione troppo intelligente per un’Italia bigotta e ipocrita. Ma capì.
Ma anche questi, oggi, sono dettagli. L’importante, oggi, è inquadrare le donne con i bimbi in braccio che spacciano droga per le strade di Taranto antica ed esclamare: “Che vergogna!”. Ma sì: che vergogna queste donne di Taranto vecchia che non muoiono in silenzio insieme con i loro figlioletti – e soprattutto con compostezza – mentre Renzi, al Senato, si batte come un leone per trasformare l’assemblea di Palazzo Madama in un “bivacco di manipoli” con elezione di secondo grado. Ma con l’immunità per i ladri delle varie Regioni che daranno vita al ‘nuovo’ Senato. Forza Matteo che ancora c’è tanto da fare…
I migliori, nonostante tutto, sono i governanti palermitani. E quando utilizziamo la parola governanti includiamo tutta la classe dirigente: i politici, gli amministratori comunali che inventano tasse sempre più fantasiose (dopo TASI e TARI ai massimi livelli il sindaco che lo sa fare, Leoluca Orlando, sta pensando di scippare 120 Euro all’anno per far circolare le automobili non nel centro storico – dove al massimo si canta, si balla e non si dorme – ma nel centro città) e, soprattutto i magistrati, gli avvocati e i commercialisti che hanno dato vita a una 'straordinaria' stagione presso la Sezione Misure di prevenzione del Tribunale della città. Dove abbiamo assistito a un’irripetibile gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia.
Pensate: mentre tutt’intorno crollava, i giudici, gli avvocati e i commercialisti che, per anni, hanno volteggiato come aquile reali (e non come avvoltoi!) sui beni sequestrati alla mafia spartivano incarichi di amministratori giudiziari, di coadiutori, di consulenti. Nell’operoso silenzio hanno fatto fuori centinaia di aziende che, in parte, avrebbero dovuto essere restituite – integre – ai legittimi proprietari che con la mafia non c’entravano una mazza. Invece si sono mangiati tutto, come operose termiti sui tetti di legno di certe chiese.
Centinaia di aziende poste sotto sequestro che, se non fossero state saccheggiate con classe, avrebbero tormentato migliaia di siciliani che, oggi, avrebbero ancora ‘l’odiato’ posto di lavoro. Invece i nostri ‘eroi’ hanno ‘correttamente’ svuotato le ‘casse’ di queste società, restituendo a Palermo e provincia un’economia colabrodo. Beni che avrebbero potuto servire a tanti sono finiti nelle tasche di pochi. Il tutto – miracolo dei miracoli! – senza che nessuno di questi protagonisti di una stagione d’oro (è proprio il caso di dirlo, no?) sia finito in galera.
Detto questo, una domanda: secondo voi, cari lettori, quante sono, a Palermo e provincia, le persone che credono ancora al motto “La giustizia è uguale per tutti?”.