Cos’è cambiato in Sicilia in questi ultimi mesi? Cos’è cambiato nel Sud? Nelle scorse settimane il Rapporto SVIMEZ ha ‘fotografato’ un Mezzogiorno alla deriva, sistematicamente derubato da un governo nazionale che, per far quadrare i conti, non ha trovato di meglio che depredare le Regioni del Meridione. In Sicilia lo scenario è drammatico, aggravato da un governo regionale imbelle, inutile e dannoso. Giuseppe Pizzino, l’inventore della moneta complementare Grano, da noi intervistato (come potete leggere qui), dice che il governo nazionale non avrebbe avuto titolo per trattenersi 60 milioni di Euro di IMU agricola. Ma intanto il governo nazionale ha trattenuto questa somma. E Renzi, ieri, dopo essere letteralmente scappato da L’Aquila, inseguito da cittadini inferociti a causa degli enormi danni che il suo governo sta arrecando al nostro Paese, ha lanciato un nuovo avviso demagogico, populista e rigorosamente falso: dice che ridurrà le tasse, a cominciare dall’abolizione di TASI e IMU, ma non dice che ha già pronta la LOCAL TAXI, che sarà più ‘salata di TASI e IMU messi insieme! Tutto questo per il semplice fatto che, entro il 31 dicembre di quest’anno, gl’italiani dovranno subire un salasso di almeno 20 miliardi di euro nel nome dell’Europa dell’Euro che piace tanto all’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Insomma, Renzi continua a raccontare balle, pensando che gl’italiani siano stupidi. Poi, però, scappa dalle piazze a gambe levate contestato dalla gente inferocita. Da dove Renzi e il ministro dell’Economia, Padoan, prenderanno, da qui a dicembre, questi 20 miliardi di Euro o giù di lì? Un aumento delle tasse sembra improbabile, dal momento che il PD di Renzi, complice anche la disastrosa riforma della ‘Buona Scuola’, avrebbe perso, stando ai sondaggi, almeno 4 milioni di voti. E allora? ‘Saccheggerà’ i conti correnti dei cittadini del Belpaese? Affonderà le ‘fauci’ nei mille e 400 miliardi di Euro di fondi comuni sottoscritti sempre dagl’italiani? O lascerà tutto immutato facendo scattare le penalizzazioni previste dai criminali della finanza che gestiscono l’Europa dell’Euro, ovvero l’IVA ad oltre il 25%?
Già, i banditi di passo che albergano tra Bruxelles e Berlino. Ormai è chiaro a tutti che l’Europa dell’Euro è governata da una banda di criminali di estrazione massonica. Fanatici senza scrupoli che, dal 2009 ad oggi, hanno provocato una crisi economica senza precedenti, con migliaia di aziende chiuse e centinaia e centinaia di suicidi. Ma questi morti non fanno notizia, grazie anche all’ISIS che invece conquista le prime pagine di giornali e tv.
Detto questo, ormai è impossibile nascondere il piano criminale che l’Europa dell’Euro sta attuando per schiavizzare i Paesi del Sud Europa. Indicativo quello che è successo in Grecia. Nonostante le pressioni esercitate sugli 11 milioni di greci da parte dei già citati criminali che gestiscono la moneta unica europea, la popolazione ellenica ha votato contro le penalizzazioni, esprimendo, di fatto, la voglia di lasciare l’Eurozona. Per tutta risposta il sistema Euro, in perfetto stile mafioso, ha minacciato di bloccare la liquidità alla Grecia, costringendo il leader di questo Paese, Tsipras, alla resa. Il leader greco, anche se bersagliato da sinistra, sta combattendo (come stanno le cose l’ha raccontato il nostro Manos Kouvakis nell’articolo che potete leggere qui). Ma è chiaro che ha dovuto cedere perché vittima di un ricatto criminale.
Insomma, la grande moneta unica europea si regge su equilibri del terrore, con lo stesso spirito con il quale la Germania degli anni ’30 del secolo passato si imponeva in Europa. Ieri con le persecuzioni e i lager, oggi con lo spread e il blocco della liquidità per quei Paesi che sono caduti nella ‘trappola’ dell’Euro, che nel Sud Europa ricorda tanto quel “lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”…
Proprio in queste ore, nel silenzio generale, i ‘padroni’ dell’Euro stanno provando a completare il ‘disegno’ di annientamento del Sud Europa, Italia in testa. Indicativo, al riguardo, un appello lanciato dall’economista, Paolo Savona. Tema: la sovranità fiscale che la solita Europa sta provando ad imporre al nostro Paese con la scusa di far funzionare meglio “la sovranità monetaria” che l’Italia ha già perduto. Savona (come potete leggere qui) ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Leggo sui giornali – scrive Savona, già Ministro della Repubblica – che Lei avrebbe concordato con il Presidente della BCE e il Ministro dell’economia e finanza italiano una strategia in attuazione del previsto accordo. Non credo di dovere spiegare a Lei perché nomino istituzioni e non persone. Penso che queste notizie siano suggerimenti di persone scriteriate (l’aggettivo è di un Suo illustre predecessore, Luigi Einaudi) che, non fidandosi più del Paese, ammesso che mai se ne siano fidate, lo vogliono colonizzare; una sorta di fastidio per i disturbi che provengono per i loro interessi. Spero che la notizia sia infondata, perché se non lo fosse, sarebbe Suo dovere smentirle, secondo un insegnamento che mi ha dato Ugo La Malfa: se un notizia è falsa, non si smentisce, se è vera, si deve farlo; e, aggiungeva che, se i contenuti della notizia erano particolarmente importanti – come sarebbe la cessione della sovranità fiscale che marcherebbe la fine della democrazia italiana senza che ne nasca un’altra – non si doveva solo smentire, ma farlo in modo energico”. Che farà Mattarella? Siamo proprio curiosi di saperlo.
Tutti, insomma, si stanno accorgendo che, con l’Euro, siamo finiti nelle mani di gente senza scrupoli che vuole rilevare a prezzi stracciati l’Italia per trasformarci da cittadini in sudditi. Se ne sono accorti tutti, tranne il governo Renzi e le forze politiche che lo sostengono, PD in testa. Derubati da un’Europa ‘Unita’ di banditi e predoni, Renzi e i suoi sostenitori stanno portando il nostro Paese allo sbaraglio. Dal governo Monti (regalo del solito Napolitano) ad oggi, passando per il governo Letta, nonostante gli enormi sacrifici chiesti agl’italiani (tasse e imposte di tutti i generi e di tutte le specie, dall’IMU all’incredibile incremento delle tasse locali!), il debito pubblico del nostro Paese è passato da mille e 800 miliardi di Euro a 2 mila e 200 miliardi di Euro. Non c’è bisogno di essere grandi economisti per capire che siamo finiti in un sistema criminale e truffaldino. Ma i governanti italiani fanno finta di nulla.
Lo scorso anno Renzi ha letteralmente depredato il Sud. In queste ore, in Sicilia, si scopre che il governo nazionale ha ‘inghiottito’ i fondi Pac dei beni culturali destinati alla nostra Isola. Anzi, i giornali scrivono che a perderli è stata la Sicilia per demerito del governo regionale. Noi non siamo i difensori d’ufficio del governo regionale di Rosario Crocetta. Tutt’altro. Ma per onestà di cronaca dobbiamo ricordare che lo scippo dei fondi Pac (Piano di azione e coesione) è avvenuto nell’autunno scorso, quando l’allora sottosegretario Graziano Delrio ha stabilito che i fondi Pac non impegnati al 30 settembre 2014 sarebbero stati dirottati altrove. E così è stato, se è vero che questi 12 miliardi di Euro sono stati utilizzati da Renzi per foraggiare il fallimentare Job Act attraverso sgravi fiscali alle imprese (in grandissima maggioranza del Centro Nord Italia). Sgravi fiscali che hanno solo alimentato clientele del PD e non certo l’occupazione del nostro Paese, che anzi è diminuita (con l’ISTAT che nelle scorse settimane ha smentito il governo Renzi). Occupazione che subirà un tracollo quando finiranno queste agevolazioni: non a caso Renzi sta provando a utilizzare il cofinanziamento dei fondi europei destinati al Sud per prorogare questi sgravi: un’altra vergogna nazionale che sta passando sotto silenzio (come potete leggere qui).
In questo scenario di crisi si inserisce la Sicilia. Alla fine poco importa se il governo Crocetta non ha programmato la spesa dei fondi Pac al 30 settembre 2014 o non ha utilizzato questi fondi negli ultimi mesi. Il dato politico è che, oggi, tutte le Regioni italiane del Sud sono amministrate dal centrosinistra: e di centrosinistra è il governo nazionale. Ebbene, con il centrosinistra al governo – a Roma e nelle Regioni – il Mezzogiorno va indietro. Penalizzato da un governo centrale che, come già ricordato, per mantenere in vita un Centro Nord boccheggiante non trova di meglio che ‘saccheggiare’ il Meridione. Solo alla Sicilia, nell’ultimo anno e mezzo, il governo nazionale ha strappato circa 10 miliardi di Euro, provocando un ‘buco’, nel Bilancio regionale 2016, che oscilla tra i 2 e i 3 miliardi di euro: cosa, questa, che potrebbe provocare il default della Regione siciliana nel maggio del prossimo anno.
Tutto questo avviene con un presidente della Regione, Crocetta, che dimostra, ogni giorno, la propria inadeguatezza. E di un partito – il PD siciliano – prono agli interesso romani. Con un segretario regionale, Fausto Raciti che, invece di affrontare la questione finanziaria della Sicilia, aprendo un contenzioso con Roma, si occupa solo di garantire al proprio partito le spoglie di quello che resta della Regione. Proprio in queste ore, mentre la Sicilia precipita nel baratro, Crocetta, Raciti e, in generale, il PD litigano su chi deve gestire l’assessorato alle Attività produttive, ovvero gli ultimi soldi rimasti da impiegare in ‘missioni’ all’estero tra marketing & bordelli… Per non parlare delle baruffe per gestire, con i commissari, le ex Province.
E qui arriviamo al secondo dato politico: dal 2008 la Sicilia è gestita dal centrosinistra. Eletto nel 2008 con quasi il 70% dei voti di lista nel centrodestra, Raffaele Lombardo, pensando di pararsi il ‘deterano’ con la magistratura, calpestando la volontà popolare, ha imbarcato nel governo gli ‘antimafiosi’ di Confindustria Sicilia e il PD che aveva perso le elezioni. Fatica inutile, perché poi è finito comunque condannato in primo grado per mafia.
Nel 2012, sempre grazie a Lombardo (in quell’occasione aiutato da Gianfranco Miccichè e da altri ‘pezzi’ di Forza Italia, con la ‘benedizione’ di Berlusconi), alla presidenza della Regione è stato eletto Rosario Crocetta. Sempre di centrosinistra. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non c’è settore della vita economica e sociale dell’Isola che funzioni. Le uniche cose in piedi sono le clientele di Crocetta, del senatore Giuseppe Lumia, del PD e delle varie ‘frattaglie’ (leggere deputati del Parlamento siciliano raccattati qua e là come faceva Berlusconi quando, nel 2008, doveva fare cadere il governo Prodi).
La disoccupazione giovanile è al 70%. L’industria è scomparsa (incredibile la sceneggiata di Termini Imerese: dal 2011 ad oggi ci sono stati cinque o sei annunci di ‘rilancio’ dello stabilimento ex Fiat, tutti finiti nel ridicolo). L’artigianato, un tempo ‘spina dorsale’ dell’economia siciliana con quasi 100 mila aziende, versa in una pesante crisi. L’agricoltura è allo sbando. Sull’agricoltura siciliana non possiamo non segnalare la ‘scomparsa’ di 5 miliardi di euro denunciata nei giorni scorso dall’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto nel collegio Sicilia-Sardegna, Ignazio Corrao (come potete leggere qui). Il riferimento è ai fondi europei destinati all’agricoltura siciliana. Sappiamo che una parte di questi fondi è finita ai politici, ai parenti di politici, ad alti burocrati regionali e ai parenti di questi ultimi. Ma non abbiamo notizie di indagini. Forse perché contro una certa parte politica non si procede, soprattutto se ci sono di mezzo compassi & squadre?
Non parliamo della sanità siciliana. Dove, dal 2008 ad oggi, si è verificato un fatto che definire strano è poco. Succede che la spesa complessiva è passata da 8 a 9 miliardi di euro. Contemporaneamente, le Aziende sanitarie provinciali (Asp) e le Aziende ospedaliere dell’Isola hanno subito un definanziamento, tant’è vero che, per ben due volte, il Parlamento siciliano ha approvato mutui (uno da oltre 900 milioni di Euro, acceso solo per 600 milioni di Euro) e uno da quasi un miliardo di Euro per pagare debiti di queste Aziende verso i fornitori. Attenzione: le Aziende sanitarie provinciali e ospedaliere della Sicilia sono state gestite bene, come ha ammesso l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. E’ stato il governo regionale che, in questi anni, non ha erogato il dovuto a queste Aziende che operano nella sanità.
Se ne deve dedurre che l’incremento da 8 a 9 miliardi di Euro della spesa sanitaria siciliana complessiva (finanziata per 6,8 miliardi dalla Sicilia e solo per 2,2 miliardi dallo Stato) non è servito ai cittadini siciliani per usufruire di servizi sanitari migliori, ma è stato utilizzato per foraggiare la spesa farmaceutica (dove gli imbrogli sono incredibili), le forniture (dove gli appalti sono tutti ‘prevedibili’) e, con molta probabilità, per pagare altri settori dell’amministrazione regionale con ‘magheggi’ di bilancio più o meno truffaldini.
Mentre la spesa sanitaria è cresciuta, come già accennato, sono stati drasticamente ridotti i servizi sanitari ai cittadini siciliani. I Pronto soccorso sono spesso bolge dantesche. I tempi di attesa sono lunghissimi. E a causa della carenza cronica di posti letto i pazienti che debbono essere ricoverati aspettano uno, due, tre giorni. Questo perché la cosiddetta medicina del territorio che avrebbe dovuto fare da ‘filtro’ agli ospedali pubblici (soprattutto ai Pronto soccorsi) o è carente, o esiste solo sulla carta. Di fatto, i cittadini siciliani sono stati truffati: i governi siciliani, dal 2009 ad oggi, hanno sbaraccato interi reparti negli ospedali pubblici dicendo che sarebbero stati sostituiti da Pta (Punti territoriali di assistenza) e Pte (Punti territoriali di emergenza). Ma i Pta e i Pte, come già accennato, o sono carenti o non ci sono affatto. Il risultato è il già citato caos. Pagato non soltanto dai cittadini, ma anche dal personale medico oggetto delle proteste dei siciliani che non sanno che la responsabilità dello sfascio della sanità siciliana è della politica e non certo dei medici ospedalieri (con le retribuzioni bloccate da sei anni!) e degli infermieri.
E che dire dei Punti nascita? Altra vergogna tutta italiana. Invece di aiutare le donne che debbono partorire, si tagliano i Punti nascita nelle aree disagiate della Sicilia, che così diventano zone ancora più disagiate. Invece di ridurre gli aspetti ‘trigonometrici’ della spesa farmaceutica e delle forniture sanitarie, si tolgono i Punti nascita.
Ma questi problemi riguardano i comuni cittadini. Perché i politici e gli alti burocrati siciliani, proprio per non finire nel caos degli ospedali pubblici da loro stessi creato, hanno messo su una sorta di odiosa struttura sanitaria parallela per super-raccomandati: l’Ismett. Istituito, nella seconda metà degli anni ’90, come centro trapianti di organi in ‘bilico’ tra Chiesa cattolica e Massoneria internazionale, con il passare degli anni questa struttura sanitaria legata agli americani di Pittsburg è stata trasformata in una sorta di ospedale ‘tuttologico’ che, ogni anno, strappa alla Regione circa 94 milioni di Euro. Di questi, meno di 40 milioni di Euro vanno per DRG (cioè per interventi legati ai trapianti), mentre il resto va a un’indefinita attività di formazione. In realtà, tutti sanno che l’Ismett, da anni, contrattualizza medici, di certo bravi, chiamati lì – lo ribadiamo – ad esercitare una sanità per raccomandati: politici, burocrati e altri potenti.
Non solo l’economia siciliana che non esiste più, ma anche una sanità che, in buona parte, serve per finanziare la politica e gli affari, spesso criminali. Per fare tutto questo la politica siciliana, dal 2008 ad oggi, ha utilizzato una bella foglia di fico: Lucia Borsellino, prima nel gabinetto dell’ex assessore regionale, Massimo Russo, poi come dirigente generale e, dal 2012 come assessore regionale alla Salute. Perché la figlia di Paolo Borsellino abbia deciso di mettere la propria faccia e il proprio nome dietro l’azione politica e amministrativa di due governi regionali molto discutibili non riusciamo proprio a capirlo. Ma i fatti sono quelli che sono: e sono fatti veramente pesanti e brutti.
Discutibile, per esempio, quello che è avvenuto ed avviene con l’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna che, dal 2012, opera in Sicilia a Bagheria. Con una Regione che prende in affitto i locali da una società confiscata alla mafia (si tratta della società che gestisce la struttura sanitaria Santa Teresa, un tempo di Michele Aiello, condannato per mafia) – senza peraltro specificate nell’atto amministrativo in nostro possesso a quanto ammonta il costo di tale affitto – e poi li dà in comodato all’Istituto Rizzoli. Istituto che, poi, in forza di una convenzione, prende dalla stessa Regione siciliana circa 20 milioni di euro all’anno. Certo, alla buon’ora Lucia Borsellino ha capito che era meglio levare le tende. Ma il danno – non soltanto d’immagine – è rimasto.
Che dire dei Comuni lasciati senza soldi? Il sottosegretario Davide Faraone, oltre un mese addietro, ha strombazzato sui giornali l’arrivo di 500 milioni di Euro da Roma (per inciso, meno di un ventesimo che soldi che il governo Renzi ha scippato alla Sicilia). Ora questi 500 milioni sono diventati 300, forse 200. Ma, a tutt’oggi, non sono arrivati nemmeno questi. I Comuni siciliani, nel frattempo, sono nel caos. E tra qualche settimana daranno vita a un’assemblea per denunciare l’azione di due governi – quello nazionale di Renzi e quello regionale di Crocetta – che non erogano le somme previste dalle leggi.
Vogliamo parlare dei rifiuti? L’assessore regionale, Vania Contraffatto, messa lì dai renziani, si è presentata dicendo di essere favorevole alla raccolta differenziata dei rifiuti. Ma oggi, i renziani, per fronteggiare un’emergenza creata dal governo regionale (e quindi dagli stessi renziani del PD che fanno parte del governo regionale) hanno cambiato idea e, come Totò Cuffaro nei primi anni del 2000, vogliono realizzare gli inceneritori. Solo che per realizzare gli inceneritori ci voglio da 5 a 10 anni. Insomma che c’entrano con l’emergenza rifiuti della Sicilia gli inceneritori? O forse la vera ‘emergenza’ è quella di fare la ‘cresta’ sulle centinaia di milioni di Euro di appalti per gli inceneritori? Tra l'altro, proprio nei giorni scorsi, in un intervento di grande valenz ascientifica, Beniamino Ginatempo, presidente di Zero Waste Sicilia e docente ordinario di Fisica presso l’Università di Messina, ha spiegato che gli inceneritori di rifiuti sono ormai fuori dalla storia (come potete leggere qui).
In tutto questo Renzi avrebbe incaricato quattro ‘Asini’ della Sicilia ad avviare una battaglia per abolire l’Autonomia. E ne ha ben donde. Per ora scippa i soldi alla Regione con forzature in parte incostituzionali che la Consulta ha già in parte sanzionato. E’ dello scorso anno una sentenza della Corte Costituzionale che riconosce alla Regione siciliana oltre 5 miliardi di Euro. Soldi bloccati per 4 anni da un accordo-capestro contro 5 milioni di siciliani firmato da Crocetta. Che, dopo aver danneggiato, anzi distrutto una Regione vorrebbe pure essere rieletto…
Insomma, per dirla tutta, gli ‘Asini’ che in queste ore ‘ragliano’ contro l’Autonomia siciliana – tanto per informare i lettori e gli ingenui che gli vanno dietro – sono al servizio di Renzi e, in generale, delle burocrazie ministeriali che, fra tre anni, dovranno erogare alla Sicilia non meno di 5 miliardi. Più i soldi di altri contenziosi in essere che dovrebbero concludersi con altrettante vittorie della Regione siciliana. Chi oggi ‘raglia’ contro l’Autonomia siciliana lo fa per evitare che lo Stato, tra qualche anno, restituisca alla Regione siciliana le risorse finanziarie che sta continuando a rubare…