Potrebbe esserci un accordo sulla gestione dell’acqua pubblica dietro l’atteggiamento dei parlamentari del Movimento 5 Stelle del Parlamento siciliano verso il governo regionale di Rosario Crocetta. Com’è noto, giovedì scorso gli 11 deputati grillini hanno consentito al Parlamento (e al governo che lo sponsorizzava) di approvare la legge che completa (anche se in modo approssimativo e confuso) la riforma delle Province. In cambio Crocetta e i deputati a lui vicini, nella seduta del Parlamento siciliano di oggi, dovrebbero appoggiare il ritorno alla gestione pubblica del servizio idrico. La vicenda politica e parlamentare è intricata. Proviamo a ricostruirla.
Giovedì scorso, in Aula, erano presenti 53 deputati. Gli assenti erano i parlamentari di opposizione e un bel gruppo di deputati della maggioranza (soprattutto del PD). Se gli 11 deputati grillini fossero usciti dall’Aula, a discutere e ad approvare il completamento della riforma delle Province sarebbero rimasti in 42 sui 90 deputati del Parlamento dell’Isola. Va da sé che approvare una legge di sistema con meno della metà dei parlamentari avrebbe creato seri problemi al Governo e allo stesso Parlamento. Tra l’altro, tra i 42 deputati che sarebbero rimasti in aula, 6 erano del Nuovo Centrodestra Democratico, partito che in Sicilia è (o dovrebbe essere) all’opposizione (e che comunque non ha propri rappresentanti in Giunta).
Insomma, giovedì scorso, in Aula, Governo Crocetta e maggioranza erano in grande difficoltà. La presenza

Rosario Crocetta
dei 6 deputati del Nuovo Centrodestra e, soprattutto, degli 11 deputati grillini ha consentito l’approvazione della legge con 53 deputati in Aula. A questo punto noi ci siamo chiesti: perché i deputati dell’opposizione hanno garantito il governo Crocetta e una maggioranza traballante? Per i 6 deputati del Nuovo Centrodestra la risposta è semplice: si tratta di una formazione politica un po’ ambigua, che a Roma fa parte del governo Renzi e che in Sicilia dovrebbe stare all’opposizione (o quasi…). Diverso il discorso dei grillini, che invece stanno all’opposizione. Perché, allora, giovedì scorso, sono andati in soccorso del governo?
Forse uno dei motivi potrebbe essere legato al disegno di legge di riforma della gestione dell’acqua. Il Parlamento siciliano è spaccato. Il centrodestra, i renziani del PD e il partito dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo (Partito dei Siciliani già Mpa) si battono per la gestione privata dell’acqua. Mentre la maggior parte dei parlamentari del PD (che non sono renziani) e i deputati del Movimento 5 Stelle vogliono tornare alla gestione pubblica dell’acqua, anche in ottemperanza al referendum del 2011 che ha segnato la grande vittoria dei sostenitori dell’acqua pubblica. Non a caso, oggi pomeriggio, è prevista una manifestazione popolare per il ritorno all’acqua pubblica.
Ma perché i berlusconiani, i renziani e i seguaci di Raffaele Lombardo vogliono la gestione privata dell’acqua? Con molta probabilità, è un questione di soldi. In ballo ci sono i fondi nazionali ed europei per le nuove reti idriche. Si tratta di centinaia di milioni di euro che fanno gola alle imprese private.
Finora berlusconiani, renziani e autonomisti lombardiani sono perdenti. Questo perché la commissione legislativa del Parlamento siciliano ha varato (IV commissione Ambiente e Territorio), nei giorni scorsi, ha approvato un disegno di legge che dovrebbe andare in discussione oggi. Un testo sponsorizzato anche dal “Forum siciliano dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni

Berlusconi e Renzi
Comitato promotore legge di ripubblicizzazione delle Acque in Sicilia”. Si tratta del Comitato che vede assieme liberi cittadini, sindacalisti e amministratori comunali della Sicilia che si battono per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua.
“La Sicilia – scrivono i protagonisti del Comitato per l’acqua pubblica – potrebbe essere la prima regione italiana a legiferare nel rispetto della volontà Popolare espressa con il referendum sull’Acqua Pubblica del 2011. Chiediamo a Crocetta ed al Parlamento siciliano di approvare integralmente la legge sull’acqua pubblica esitata dalla IV commissione Ambiente del Parlamento dell’Isola. Si tratta di un buon testo di legge che prevede come unica forma di gestione quella pubblica, consente la partecipazione attiva dei cittadini, la tutela dei lavoratori e pone le basi per il riordino della gestione dell’intero settore delle risorse idriche in Sicilia”.
Oggi, a Sala d’Ercole, sede del Parlamento siciliano, non dovrebbero mancare le scintille. Perché i parlamentari favorevoli alla gestione privata dell’acqua (e che, stando a indiscrezioni, potrebbero avere interessi diretti nella gestione privata dell’acqua), potrebbero presentare una pregiudiziale per bloccare la legge. Forse, questo, là dove si dovesse configurare, potrebbe essere uno dei passaggi paradossali del dibattito di oggi. Perché la pregiudiziale per limitare l’autonomia del Parlamento siciliano in favore di Roma verrebbe presentata dagli autonomisti del Partito dei Siciliani: “Saremmo davanti a un ossimoro della politica siciliana”, commentano non senza una punta di ironia i protagonisti del Comitato per l’acqua pubblica. Che aggiungono: “La pregiudiziale si configura come una cessione di sovranità inaccettabile dal punto di vista politico ed utile solo a spianare la strada al commissariamento da parte del governo nazionale previsto per ottobre”.
Questo è uno dei punti centrali della vicenda: se il Parlamento siciliano non approverà la legge di riordino del settore idrico entro il 15 agosto, il governo nazionale commissarierà la Sicilia. In pratica, con il commissariamento vincerebbero i renziani, i berlusconiani e i seguaci di Raffaele Lombardo (si sussurra che Renzi nominerebbe come commissario l’attuale assessore regionale, Vania Contraffatto, magistrato presso la Procura della Repubblica di Palermo, diventata renziana di ferro, se è vero che si è già pronunciata contro la gestione pubblica dell’acqua).
L'assessore Contraffatto ha votato contro il disegno di legge approvato dalla commissione Ambiente e Territorio. In questo potrebbe essere in rotta di collisione con il presidente Crocetta.
Ma Crocetta – e qui arriviamo al possibile accordo tra il presidente della Regione e i grillini – è ormai in rotta di collisione con i renziani e, rispolverano un passato di uomo di sinistra, potrebbe appoggiare la gestione pubblica dell’acqua sponsorizzata dal PD non renziano, dai grillini e da altri parlamentari.
Sulla vicenda interviene anche il parlamentare nazionale del PD eletto in Sicilia, Giuseppe Lauricella, che nella vita insegna Diritto Costituzionale. “La Regione siciliana – dice Lauricella – ha potestà esclusiva in materia di gestione dell’acqua. Solo per le grandi opere la potestà passa allo Stato. E non è questo il caso. Detto ciò – aggiunge il parlamentare – chi oggi dice che l’acqua è pubblica mentre la gestione può essere privata non è certamente di sinistra. La gestione pubblica dell’acqua è uno dei valori fondanti della sinistra. Lo è dagli anni dell’occupazione delle terre: lo è dalle grandi battaglie condotte da Danilo Dolci. La sinistra siciliana, comunista e socialista, ha sempre difeso la gestione pubblica dell’acqua”.
“Aggiungo che chi, oggi, parla di gestione privata dell’acqua prevista dalla legge nazionale dice il falso. La legge nazionale, infatti, dà tre opzioni: gestione pubblica dell’acqua; gestione mista pubblica-privata; gestione privata. A mio avviso, e parlo da parlamentare della sinistra, la gestione dell’acqua, in Sicilia, deve essere pubblica. Debbono essere i Comuni a gestione l’acqua, nell’interesse delle popolazioni e non per fare il gioco di chi vuole solo speculare su un servizio essenziale”.
A dare forza alle parole dei promotori della gestione pubblica del servizio idrico c’è la legge regionale n. 2 del 2013, che prevede la gestione dell’acqua da parte dei Comuni. Legge che non è mai stata impugnata ed è operativa.
Sull’accordo tra Crocetta e grillini abbiamo anche raccolto una dichiarazione di Debora Borgese, segretaria Associazione Fare – Catania. “La strategia politica maldestra del Movimento 5 Stelle regionale siciliano – dice Debora Borgese a proposito dei giochi d’Aula di giovedì scorso – avvalora le ipotesi dei malpensanti e degli scettici che insinuano il loro sostegno trasversale al governo Crocetta. D'altronde, come biasimarli? Con il senno del poi, avrebbero dovuto seguire l'esempio dell'onorevole Nello Musumeci che, con ferrea convinzione e coerenza (questa sconosciuta!), ha dimostrato ai siciliani le sue reali intenzioni: riuscire a dare scacco matto questo governo”.
Il riferimento è a Nello Musumeci, parlamentare del centrodestra del Parlamento siciliano che ha sempre portato aventi una ferma opposizione al governo Crocetta.
“Non sono solo i vitalizi a fare gola ai parlamentari – aggiunge Debora Borgese -. È evidente che ci siano altri interessi a influenzare certe scelte politiche. Nel caso del Movimento 5 Stelle siciliano, per esempio, tornare alle urne significherebbe venire meno ad alcune promesse. Tra queste, ci sarebbe ‘Polmoni Urbani’: tra le clausole veniva specificato che, nel caso in cui il governo si fosse sciolto, avrebbero interrotto le erogazioni ai progetti vincitori del concorso, dal momento in cui non avrebbero avuto più somme da restituire”.
Per la cronaca, ‘Polmoni urbani’ è un concorso di idee che punta a promuovere la creatività dei giovani siciliani e nuovi modelli di Sviluppo Urbano. Il progetto trova copertura finanziaria grazie alla restituzione delle eccedenze degli stipendi dei 14 deputati grillini al Parlamento dell’Isola. I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno messo a disposizione 360 mila euro per finanziare tre progetti da 120 mila euro ciascuno. Se il Parlamento dell’isola si scioglierà in anticipo, l’erogazione di tali somme verrebbe interrotta. Questo spiegherebbe il perché, secondo Debora Borgese, i deputati grillini sono contrari a mandare a casa Crocetta, perché se Crocetta dovesse essere sfiduciato andrebbero a casa anche loro e il progetto ‘Polmoni urbani’ andrebbe a farsi benedire…