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July 11, 2015
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July 11, 2015
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Regione siciliana: la sceneggiata dei 300 milioni di euro arrivati da Roma

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 8 mins read

In queste ore circola una fotografia. Sorridono tutti: sorride il ministro Graziano Delrio, il personaggio che, fino ad oggi, non ha mosso un dito per riaprire l’autostrada Palermo-Catania (a tre mesi dall’evento non è stata nemmeno consolidata la frana!); sorride il peggiore presidente della Regione siciliana della storia dell’Autonomia, Rosario Crocetta; sorride il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, l’uomo che ‘riparerà’ le scuole (si dice che qualcuno, con questo nuovo affare, guadagnerà almeno 10 milioni di euro).

Perché sorridono? Perché dopo aver ‘spolpato’ alla Sicilia una barca di soldi (fra accantonamenti, trattenute abusive di IVA e IRPEF e sentenze della Corte Costituzionale favorevoli alla Sicilia non applicate, si superano i 10 miliardi di euro di mancate entrate per la Regione), dopo aver fatto volare gli stracci (Crocetta che su facebook sputtana Faraone), il governo nazionale, bontà sua, sta restituendo alla Regione 300 milioni di euro. Si tratta di meno di un trentesimo dei soldi che il governo nazionale ha depredato a 5 milioni di siciliani. Soldi rubati a imprese e famiglie dell’Isola. Ma a Crocetta questi soldi basteranno per tirare a campare fino a dicembre. Per quest'anno la Sicilia non andrà in default. Poi si vedrà.

Certo, con 300 milioni di euro la coperta è sempre corta. Alcune categorie sociali rimarranno senza soldi. Altre verranno pagate a metà. Ma a Crocetta e a Faraone, che un giorno si sputtanano e il giorno dopo sorridono insieme, cosa pensate che gliene freghi? L’importante è che il voto si allontani: e questa è l’unica cosa che conta. Alle ultime elezioni amministrative Renzi ha già assaggiato l’antipasto. Il resto lo ‘gusterà’ alle prossime elezioni politiche. L’importante, per Renzi, era evitare, in questa fase, lo scioglimento anticipato del Parlamento siciliano. Certo, c’è l’inchiesta su Matteo Tutino, il medico di Crocetta finito primario nell’ospedale di Villa Sofia a Palermo. Storie brutte. Ma in Sicilia, per tradizione, la giustizia non ha mai ‘morso’ la sinistra. Palermo non è Roma. Tanto c’è Totò Cuffaro che sta pagando per tutti. Gli altri sono tutti a casa. Certo, la Procura della Repubblica di Palermo di Francesco Lo Voi qualche ‘colpo’ l’ha assestato. Ma da qui a passare le ‘colonne d’Ercole’ di una certa sinistra truffaldina…   

In Sicilia, intanto, i dirigenti del PD dicono tutto e il contrario di tutto. Fino a ieri alcuni di loro volevano

Palazzo Reale

Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano

mandare a casa Crocetta. Ora ci hanno ripensato. Si sono fatti quattro conti. Hanno capito che i siciliani sanno che il PD governa la Sicilia dal 2008: prima con i raggiri di Raffaele Lombardo, dal 2012 ad oggi con i raggiri elettorali ancora di Lombardo e dei vari Gianfranco Miccichè, Giuseppe ‘Pino’ Firrarello e Giuseppe Castiglione. E sanno pure che la Sicilia, dal 2008 ad oggi, è precipitata nel baratro.

Già in Sicilia il PD di voti ne ha sempre avuto pochi. Dopo quello che ha combinato Crocetta, ormai mal sopportato da tutti i siciliani… Insomma, andare al voto oggi sarebbe un suicidio. Quindi meglio tenersi Crocetta e la sua isteria politica. Certo, prima o poi si dovrà andare a votare. E a qual punto bisognerà mollare Crocetta. Tra due anni si vedrà. Meglio rinviare. Magari nel frattempo, a Roma, Renzi stringerà un nuovo patto con Berlusconi. I due dovrebbero reggersi l’un l’altro. Il primo sta massacrando l’Italia per conto della Germania della signora Merkel. La disinformazione officiale lo tiene ancora su. Ma sulla rete la verità emerge. E dalla rete, ormai, la verità si propaga ad una velocità maggiore delle buttanate messe in giro dai vari Miculpop renziani (‘bellissima’ la trovata della “produzione industriale che cresce”: anche se nessuno sa più quali sarebbero le industrie italiane ancora in piedi e per giunta i ‘crescita’, a parte le piccole e medie imprese che Renzi non ha ancora finito di ‘tosare’ con tasse e imposte…).

In prospettiva Renzi è inguaiato. Le ‘riforme’ che porta avanti piacciono solo a lui e ai suoi padroni. In autunno, alla riapertura delle scuole, ci sarà da ridere. Matteo dovrà vedersela con la probabile rivolta di docenti e studenti contro la scuola fascista, ovvero la riforma approvata da un Parlamento delegittimato e ultra-sputtanato. Polemica che, questa volta, potrebbe non risparmiare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In queste ore migliaia di docenti gli stanno chiedendo di non firmare la legge sulla ‘Buona scuola’. Se la firmerà in autunno ce ne saranno pure per lui.

Ma in autunno Renzi non avrà contro solo la scuola, ma tutta l’Italia. Entro quest’anno, infatti, bisognerà portare la solita ‘dote’ all’Europa dell’Euro. Insomma, serve una manovra da 18-20 miliardi di euro. Soldi da scippare dalle tasche di famiglie e imprese italiane, già abbondantemente salassate dall’aumento vertiginoso di imposte e tasse locali (leggere comunali). Il Fiscal Compact incombe. E la Germania – che grazie all’Euro e alla truffa dello spread si sta pagando sana sana la riunificazione – torna a battere cassa.

Fiscal compactInsomma, in autunno Matteo & Graziano dovranno misurarsi con gli augelli senza zucchero dell’europeismo finanziario… Come si direbbe a Palermo, Angelina voli a pila (traduzione: Angela Merkel vuole i soldi). E Renzi e Delrio, questa volta, non sanno proprio dove andarli a prendere. Eh già, perché tutti i soldi che potevano essere scippati alla Sicilia sono stati scippati. Crocetta – biasimato da alcuni dirigenti del PD siciliano, ma fedele esecutore di ordini romani che ‘incaprettano’ famiglie e imprese siciliane – ha concesso tutto a Renzi e Delrio. Abbiamo già parlato di circa 10 miliardi di euro strappati all’Isola. Il prossimo anno il governo nazionale potrebbe scippare solo l’accantonamento di un miliardo di euro. Ma anche su questo punto, come vedremo, ci potrebbero essere problemi. Quest’anno Matteo e Graziano hanno derubato al Sud 5 miliardi di fondi Pac. Ma per il 2016 non avranno molto da rubare. Perché il Mezzogiorno, dopo la ‘cura’ Renzi, è ormai alla frutta. Potrebbero provare a scippare un miliardo, forse 2, insomma meno della metà dei fondi depredati al Meridione quest’anno. Ma la cosa si annuncia difficile. Perché non tutti i presidenti di Regione si chiamano Crocetta da Gela. Non tutti sono ‘ascari’. In Puglia, per esempio, Vittorio Emiliano – eletto presidente della Regione, di fatto, contro Renzi – è già messo di traverso. In Campania Vincenzo De Luca è sì renziano, ma non è un ‘fissa’ (traduzione: non è stupido). Insomma Renzi non potrà taglieggiare né la Puglia, né la Campania.

Venendo meno i soldi da rubare al Sud, per il governo Renzi, in autunno, si porranno seri problemi (i già citati augelli senza zucchero). Dovrà trovare i soldi da portare ai massoni dell’Euro e, contemporaneamente, dovrà continuare con il Jobs Act che, nonostante i 5 miliardi di Euro rubati al Sud per foraggiare sgravi fiscali nel Centro Nord, sta funzionando male. Figuriamoci il Jobs Act senza le ‘riserve’ finanziarie da depredare al Meridione…

In tutto questo c’è anche la Sicilia. Per non mandare a casa Crocetta – e quindi per non consegnare la Regione ai grillini o al centrodestra – Matteo e Graziano, a malincuore, hanno restituito 300 milioni di euro a Crocetto. E già questa, per il governo nazionale, è una ‘tagliatina di faccia’: da quando in qua si restituiscono soldi alle ‘colonie’? Certo, le fanfare della disinformazione renziana sono in azione: lungi dal dire che Roma, come già accennato, sta restituendo meno di un trentesimo delle somme trafugate alla Regione Sicilia in questo 2015, Matteo e Graziano stanno provando a far passare la notizia come una donazione speciale del governo Renzi alla Sicilia.

Nella testa del Presidente del Consiglio e del suo fino Ministro, i siciliani non si sarebbero accorti non soltanto che i 300 milioni di euro sono solo una minima parte di soldi rubati e restituiti, ma non avrebbero fatto caso anche della sceneggiata che sta dietro a tutto questo. Renzi e Delrio, per darsi un tono, hanno fatto sapere che sì, i 300 milioni di euro arriveranno, ma che una parte del Bilancio regionale è stata impugnata! Anche questa, ovviamente, è una mezza bufala. Di fatto, Roma, per quest’anno, ha autorizzato l’utilizzazione per spesa corrente (leggere stipendi) di fondi che dovrebbero servire per gli investimenti. Dicendo – sarebbe qui tutta l’impugnativa – che nel 2016 e nel 2017 queste somme dovranno essere spese per investimenti e non per spesa corrente. E questo è, forse, il passaggio più tragicomico dell’attuale sceneggiata: da un lato il governo Renzi dice che la Sicilia non deve più utilizzare i fondi destinati agli investimenti per pagare stipendi; dall’altro lato dà il via, per quest’anno, al pagamento degli stipendi con i fondi destinati agli investimenti! Dicendo che, nei prossimi due anni, questo non dovrà avvenire.

Riassumendo lo scenario è il seguente. La disinformazione ha provato a far passare la notizia – falsa – che il governo nazionale sta erogando circa 300 milioni di euro alla Sicilia. In realtà, come abbiamo visto, sta solo restituendo meno di un trentesimo dei soldi che, quest’anno, ha derubato alla Regione siciliana. Quanto ai fondi ex Fas – le risorse che sarebbero dovute servire per gli investimenti e che, invece, il governo Crocetta utilizzerà per pagare stipendi – beh, anche questi sono soldi della Sicilia. Morale: il governo Renzi non sta dando nulla alla Sicilia, anzi gli ha scippato oltre 9 miliardi di euro. In compenso, sta provando a far passare la notizia – ripetiamo: falsa – che sta ‘concedendo’ alla Sicilia 300 milioni di euro.

jukeboxConcludiamo con la disinformazione sulla Sicilia – questa volta in salsa berlusconiana – e con la pagliacciata dei siciliani di Forza Italia. Solo un cieco non lega tra loro due notizie: la Sicilia palla al piede dell’Italia, trovata del direttore di Libero, Maurizio Belpietro, notizia smentita dai fatti. E la finta ‘restituzione’ dei 300 milioni di euro alla Sicilia. Due forme di disinformazione che vedono insieme Berlusconi e Renzi, una sorta di patto del Nazareno alla siciliana.

La pagliacciata azzurra, infine. Qualche giorno fa dirigenti e parlamentari di Forza Italia si sono recati in massa nel punto dove, tre mesi addietro, una collina, franando, ha bloccato l’autostrada Palermo-Catania. E lì, sotto i riflettori hanno invocato le dimissioni del presidente Crocetta. Ventiquattr’ore dopo, a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, gli stessi parlamentari di Forza Italia – sembra su ordine di Berlusconi – hanno salvato il governo Crocetta che, in Aula, non aveva i voti per far passare una legge.

In pratica, i deputati del Parlamento siciliano di Forza Italia si sono sostituiti ai parlamentari del PD che avrebbero voluto ‘impiombare’ il governo. Mezzo governo è diventato opposizione; e i parlamentari di Forza Italia, che poche ore prima, in autostrada, volevano mandare a casa Crocetta, hanno salvato lo stesso governo. Nemmeno Luigi Pirandello avrebbe potuto fare di più.

Noi non siamo stupiti dall’atteggiamento dei deputati di Forza Italia, modello jukebox, che dicono una cosa e (a comando) fanno l’esatto contrario. Siamo stupiti che, tra questi professionisti della menzogna politica sia stato associato anche l’onorevole Nello Musumeci, una persona seria e per bene che non dovrebbe accompagnarsi a certi personaggi. Anche perché sono stati proprio i berlusconiani, nel 2012, a tagliargli la strada, quando,invece di votare per lui, per quel tanto che è bastato, hanno fatto votare Crocetta. Dice il musicista John Powell: “L’unico vero errore è quello da cui non impariamo nulla”…

                

     

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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