Debacle, una vera debacle quella di Matteo Renzi e del suo Pd. L’esito delle consultazioni amministrative dopo l’insuccesso per il centrosinistra di quindici giorni fa quando si è denotata la forte perdita di consensi per il partito che ha la guida del Governo e che l’anno scorso raggiungeva la soglia insperata del 40,8%. Ieri i risultati dei ballottaggi, quasi tutti negativi per il Pd e per il centrosinistra nella Penisola. Oggi cominciano ad arrivare i primi ‘numeri’ dei ballottaggi in Sicilia: e per il Pd è una debacle anche nella nostra isola (qui potete leggere tutti i risultati siciliani nel dettaglio).
Il Movimento 5 Stelle vince a Gela, nella città del presidente della Regione Rosario Crocetta. Vince ad Augusta. Mentre a Enna anche Vladimiro ‘Mirello’ Crisafulli rischia una clamorosa sconfitta. I risultati siciliani, per ora non sono ancora definitivi. Ma i ‘numeri’ almeno fino ad ora, dicono questo.
Niente brindisi quindi per Matteo Renzi e i militanti del suo partito come ha affermato in un intervista a la Repubblica il vice segretario del Partito democratico, Lorenzo Guerini: “Stanotte non brindiamo, brucia la sconfitta di Venezia, come quella di Arezzo, Fermo, Matera e Nuoro”. Guerini imputa la sconfitta allo scandalo di ‘Mafia Capitale’ che, dice, “sicuramente non avvicina i cittadini alla politica e, credo, abbia avuto anche qualche conseguenza sul nostro elettorato che si è sentito tradito da coloro i quali hanno sbagliato e che non troveranno più posto nel Partito democratico”.
Ma la verità non risiede solo nelle affermazioni del vice segretario del partito renziano, poiché c’è molto malcontento nel Paese causato dal fatto che fino ad oggi si è visto molto fumo e niente arrosto e non solo perché tante persone che avevano creduto nelle parole di Matteo Renzi si sono dovute ricredere. Mister Renzì in un anno ha avuto la capacità di provocare il voltastomaco ai sindacati, agli insegnanti, ai pensionati, ai giovani disoccupati e a tantissimi lavoratori. Un disastro.
Il Job act usato come parola magica dal Presidente del Consiglio si è concretizzato riportando indietro la classe lavoratrice di 45 anni e se qualcuno gioisce per qualche posto di lavoro c’è da dire che in Sicilia e nel Mezzogiorno del Paese non si è vista e non si continua a vedere neanche l’ombra. Nonostante la debacle elettorale Matteo Renzi non darà alcun segnale di pentimento e non muterà quindi il suo progetto di “cambiare il Paese” che significa farlo arretrare sempre più.
Il leader di un partito che dovrebbe essere progressista vorrebbe anche un sindacato unico come quello regnante ai tempi del fascismo che portava il nome di sindacato delle corporazioni. Per la riforma della Scuola nonostante le incessanti proteste degli operatori scolastici insiste nel voler relegare gli insegnanti al ruolo di schiavetti dei Presidi. Un altro disastro.
Una cosa buona (o quasi) però l’ha fatta: e porta il nome di Italicum che è un nuovo sistema elettorale, quasi fotocopia dell’illegittimo Porcellum. Una legge elettorale che doveva servire a Mister Renzì per vincere le prossime elezioni politiche e invece… Dopo aver constatato che il 40,8% delle elezioni europee era stato soltanto un sogno che succederà?
Come avevamo già preventivato e tenendo presente che il Pd attualmente è al di sotto del 30% alle prossime elezioni politiche nessun partito supererà il 40% e quindi si dovrà ricorrere al ballottaggio per l’attribuzione del premio di maggioranza. Che, lo ricordiamo, in base all’Italicum, verrà assegnato a un partito e non a una coalizione.
In atto e tranne che si realizzi una nuova unità nel centrodestra è più che probabile che al ballottaggio ci vada Beppe Grillo o chi per Lui e sicuramente Renzi, come si dice in siciliano: cci appizzau lu sceccu e li carrubbi.
E in Sicilia? Quindici giorni fa si notava grande festa in casa Pd e addirittura Rosario Crocetta si vantava quasi, quasi di una sua vittoria personale, ma…i nodi prima o poi vengono al pettine e anche il millantato credito. Con i risultati dei ballottaggi nei tredici Comuni siciliani il messaggio degli elettori risulta più chiaro: dove c’è la chiara faccia di Rosario Crocetta la sconfitta diventa quasi sicura e se è accompagnata dalla faccia di Davide Faraone allora sì che la disfatta diventa più che certa. Insomma, Crocetta e Faraone (che significa Renzi) non piacciono agli elettori siciliani.
Il fatto vero è che come abbiamo tante volte affermato l’attuale Governatore non ha mai vinto le elezioni in Sicilia per la sua “presentabilità”, ma grazie a due fattori: la divisione delle forze di centrodestra con la candidatura del galantuomo Nello Musumeci ‘azzoppata’ dalla candidatura dell’ex vice Ministro berlusconiano, Gianfranco Miccichè (che, alla fine, con il suo 15% circa, ha fatto perdere Musumeci); e la creazione di un’alleanza del Pd con l’Udc, pro Crocetta, in cui emergevano chiaramente candidati che erano stati fedeli agli ex governatori Salvatore Cuffaro e Raffaele Lombardo.
Quasi tre anni di Governi presieduti da Rosario Crocetta hanno prodotto unicamente seri danni per la Sicilia e i siciliani. Dai flop realizzati dal Crocetta uno si è passati ai tanti flop del Crocetta bis. E che dire del Crocetta ter? Meglio non parlarne, perché al peggio non c’è mai fine. Delusioni su delusioni per il popolo siciliano che subisce, subisce e aspetta il momento per restituire pan per fogaccia all’attuale Governatore. Con i Cinque Stelle che stanno sulla riva del fiume con molta pazienza per sfruttare anche le divisioni che appaiono insanabili nel centrodestra ed avviarsi così a governare la Sicilia.
E se il PD candidasse il leader dei renziani siciliani, Davide Faraone, alla guida dell’Isola? Meglio per loro non pensarci neanche, perché renderebbero più elementare la vittoria dei loro avversari…