“La Funzione pubblica Cgil Sicilia conferma le ragioni dello sciopero regionale unitario del 23 giugno contro le scelte politiche dei governi nazionale e regionale che affossano le ex Province”.
Va giù duro il segretario regionale della Funzione pubblica della Cgil siciliana, Enzo Abbinanti. Dopo aver partecipato, a Palermo, a un incontro con le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) delle Province siciliane e con il sottosegretario di Stato, Davide Faraone, Abbinanti manifesta perplessità sia sull’operato del governo nazionale di Matteo Renzi, sia sul governo regionale di Rosario Crocetta.
“Il governo nazionale parla di dialogo – sottolinea l’esponente della Cgil – ma senza modificare di un millimetro le sue decisioni e solamente chiedendo ai lavoratori di fidarsi che i loro posti di lavoro saranno salvaguardati. Evidentemente a Roma come a Palermo non è ancora ben chiaro che già a fine mese alcune centinaia di lavoratori precari rischiano di restare a casa e che tutti gli altri lavoratori, di ruolo, potrebbero essere messi in mobilità nei prossimi mesi senza che vi siano posti disponibili dove essere ricollocati”.
In pratica, Abbinanti lascia capire che centinaia di dipendenti precari e altre centinaia di dipendenti delle Province, magari vincitori di concorso, potrebbero essere licenziati come hanno fatto in Grecia prima che al governo arrivasse Tsipras. “Stessa sorte – precisa ancora Abbinanti – seguirebbero gli insegnanti dei licei provinciali passati allo Stato, ma ancora gestiti economicamente e giuridicamente dalle ex Province. Siamo stretti in una morsa: da un lato il governo nazionale che non intende minimamente recedere sui tagli e sul superamento degli enti di area vasta; dall'altro quello regionale che ancora latita sulla riforma e non ha neanche istituito l'unità di crisi chiesta dai sindacati all'assessore Ettore Leotta meno di un mese fa per affrontare le emergenze”.
In Sicilia il governo regionale e il Parlamento dell’Isola hanno abolito a metà le nove Province. Scriviamo a metà perché non hanno completato il processo di riforma. Motivo: né il governo, né i deputati del Parlamento siciliano sanno quello che debbono fare. L’unica cosa che sanno è che il governo nazionale ha tagliato i fondi. Ma non lo possono raccontare ai cittadini siciliani perché sia il governo nazionale, sia quello regionale sono di centrosinistra e i due governi non vogliono intralciarsi l’uno con l’altro. Era sembrato che con l’arrivo, qualche mese addietro, del nuovo regionale, Ettore Leotta, la fase di immobilismo sarebbe stata superata. Ma finora è tutto come prima.
Detto questo, governo e Parlamento dell’Isola non sanno come affrontare la situazione. Il governo regionale ha commissariato le nove Province, ma la riforma che dovrebbe istituire tre Aree-Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e una serie di Consorzi di Comuni rimane bloccata nel Parlamento siciliano. Governo Crocetta e Parlamento siciliano lasciano scorrere il tempo, forse nella speranza che i precari e i dipendenti delle nove Province (parliamo di migliaia di persone!) si abituino all’idea ‘greca’ del licenziamento.
Solo che la Cgil siciliana non sembra molto d’accordo con la via ellenica pre-Tsipras: “È chiaro – dice sempre Abbinanti – che, in assenza delle risposte che ci saremmo attesi, solo la mobilitazione unitaria dei lavoratori attraverso l'iniziativa di tutte le sigle e delle Rsu potrà dare un segnale forte che anche i governi più sordi non potranno non sentire. Il 23 giugno saremo in piazza per le strade di Palermo. Migliaia di lavoratori in sciopero difenderanno i propri diritti ed i servizi da garantire ai cittadini". Insomma, si comincerà con una giornata di sciopero, poi si vedrà.
Nel corso dell’incontro Maria Pia Di Vita ha consegnato anche un documento sullo stato del personale provinciale in servizio nei licei linguistici di Palermo passati alla gestione dello Stato. Docenti che continuano ad essere pagati dalla Provincia in una situazione di disparità nei confronti dei colleghi statali.
All’incontro erano presenti anche i rappresentanti delle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) di Palermo e delle altre otto Province siciliane. A preoccupare i sindacati, oltre alla riforma siciliana ancora in alto mare, sono i tagli di risorse previsti nella legge di stabilità.
“Alle Province verrà sottratto un miliardo di euro solo per quest’anno e una cifra doppia nei prossimi due anni – dice Filippo Romeo, segretario di Fp Cgil Palermo -. Questo, insieme all’inerzia del governo regionale sulla riforma, determineranno il probabile dissesto degli enti”. Un dissesto che Fp Cgil definisce “di Stato”. Cioè voluto dal governo Renzi.
Per Saverio Cipriano (Cgil) e Maurizio Magro Malosso (Cisl), coordinatori Rsu alla Provincia di Palermo, è “gravissimo il silenzio e l’inerzia del governo regionale che mantiene gli ex enti in stato di commissariamento”.
Al sottosegretario, i rappresentanti sindacali hanno ribadito la gravità della situazione denunciata qualche settimana fa. A Caltanissetta mancano i soldi persino per mettere la benzina nei mezzi e fare i controlli sulla manutenzione stradale. A Enna per 1400 chilometri di strade a disposizione ci sono appena 80 mila euro. “La situazione – dice il segretario di Funzione pubblica Cgil di Enna, Giovanni La Valle – è gravissima. Oggi c’è stata una nuova assemblea per fare il punto sui servizi pubblici in affanno e sulle risorse in bilancio che sono sempre meno. Il risultato? Dal 30 giugno 108 precari (al servizio della Provincia da 25 anni), rischiano di non avere rinnovato il contratto mentre ai presidi delle scuole superiori è stato comunicato un taglio dei contributi del 30 per cento per il mantenimento delle strutture”.
Foto tratta da canalesicilia.it