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May 25, 2015
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“Sindacato unico”: ma a chi si ispira Renzi? A Mussolini? A Stalin? A Pinochet?

Carmelo RaffabyCarmelo Raffa
Time: 5 mins read

Matteo Renzi afferma sempre di volere modernizzare il Paese con tante riforme proposte e qualcuna realizzata e ha addirittura avanzato l'idea di un sindacato unico in Italia che rappresenti i lavoratori. Pronta e ferma la reazione delle Organizzazioni sindacali e delle forze di opposizioni a questa strana idea del leader del Pd e premier del Belpaese.

Diamo subito uno sguardo ai vari commenti resi noti dall'Agi:

"Penso che il tema del sindacato sia quello del sindacato unitario. Il sindacato unico invece è una concezione che esiste solo nei regimi totalitari, è concettualmente sbagliata perché presuppone che una pluralità di orientamenti. E’ la rappresentanza di tanti soggetti diversi tutti inclusi in un pensiero unico". Così parla la leader della Cgil, Susanna Camusso, al Gr Rai, rispondendo al  sindacato unico auspicato da Renzi. "Non mi sembra – aggiunge Camusso – che il sindacato unico faccia parte della modernità".

Per il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, "l'Italia non ha bisogno di un sindacato unico, ma di sindacati responsabili e riformatori, capaci, come ha fatto sempre la Cisl nella sua storia, di guidare le trasformazioni del Paese con una linea partecipativa e non antagonistica, assumendosi le responsabilità con la politica di concertazione e con accordi sindacali innovativi a livello nazionale, territoriale e aziendale. Questo è quello di cui ha bisogno il nostro Paese. Noi abbiamo siglato un accordo insieme a Cgil e Uil e le associazioni imprenditoriali sulla rappresentanza – aggiunge la Furlan – che regola in maniera chiara sia la validazione degli accordi, sia la rappresentatività del sindacato, cosa che avviene già anche nel settore pubblico. Non serve a niente alzare polveroni o buttare benzina sul fuoco su questo tema. Piuttosto il Governo si occupi dei problemi veri del Paese, a cominciare dalla questione della crescita, del sostegno ai redditi più bassi e degli investimenti per creare posti di lavoro per i giovani e dare una prospettiva occupazionale a quanti purtroppo si trovano senza lavoro. Il Governo – conclude – apra un confronto su questi temi con il sindacato e troverà la Cisl pronta a discutere e ad assumersi le proprie responsabilità su obiettivi chiari e condivisi tra le parti".

‘Bocciatura’ per l'idea del premier anche dal segretario generale Uil Carmelo Barbagallo: "Nel mondo dove ci sono sindacati unici ci sono governi autoritari o comunque i lavoratori non stanno bene – dice al Gr Rai Barbagallo -. Renzi continua a rappresentare un Paese con un uomo solo al comando. E per il fronte imprenditoriale, dove c'è una pletora di associazioni? Anche per loro Renzi pensa a un unico soggetto di rappresentanza?".

"In realtà – sottolinea ancora il leader della Uil – sembra che Renzi voglia far prevalere il modello dell'uomo solo al comando e che intenda esportare questa sua idea anche nel mondo del lavoro e del sociale. Noi, invece, siamo per un sindacato riformista e unitario, in cui il pluralismo delle idee è garanzia di dialogo e democrazia e dove le decisioni vengono assunte a maggioranza. Un modello, questo, conclude Barbagallo – già in vigore nel pubblico impiego e, poi, interpretato molto bene dal Testo unico sulla rappresentanza sottoscritto dalle parti per il settore privato che, però, non è ancora operativo perché in attesa dell'adempimento di alcuni atti amministrativi da parte del Governo".

Secondo Francesco Paolo Capone, segretario Ugl, "Partito della nazione, terzo Presidente del Consiglio non eletto, abolizione del voto nelle Provincie e in Senato e, chissà, forse anche nelle Regioni, azzeramento delle opposizioni: sostenere la necessità di un sindacato unico viene quasi da sé per un decisionista come Matteo Renzi". Per Capone, "seguendo il ragionamento del premier, che evidentemente sogna un Paese a sua immagine e somiglianza, si potrebbe arrivare persino a un partito unico, ad un telegiornale unico, ad un'agenzia di stampa unica, ad un quotidiano unico e così via".

"Uscendo dall'ironia che naturalmente scaturisce dalla battuta piuttosto infelice, ma rivelatrice dell'inconscio del Presidente del Consiglio, il quale candidamente ha anche ammesso di non capire la differenza tra un contratto a tempo indeterminato e un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, si può solamente rispondere – conclude Capone – che la pluralità di soggetti garantisce più democrazia e rappresentanza reale nel mondo del lavoro. E non solo".

Il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, sostiene che "anche la sola speranza di un sindacato unico è incompatibile non solo con la storia plurale della nazione, ma anche con l'idea di una società libera in cui i lavoratori, come gli imprenditori, si associano in forme varie che tra loro si relazionano liberamente. Le leggi hanno il compito di incoraggiare e non irregimentare questa libertà plurale – aggiunge l’ex ministro del Lavoro -. No quindi alla regolazione di partiti e sindacati autofinanziati perché espressione di quell'autonomia sociale che i veri liberali devono difendere. In questo contesto dobbiamo utilizzare e potenziare l'art. 8 della manovra 2011 consentendo accordi aziendali in deroga ai contratti nazionali e alle leggi per quanto riguarda la disciplina dei rapporti di lavoro e i salari, ferma restando la tutela dei livelli minimi indicati dalla legge".

Renzi ha già fatto votare a parlamentari ‘nominati’ e non eletti due riforme importanti: quella del lavoro, infischiandosene delle opinioni unitarie prospettate dai sindacati, e quella relativa al sistema elettorale denominato Italicum, che  ricalca il precedente Porcellum già ‘cassato’ dalla Corte Costituzionale. Con l’Italicum impedirà ancora una volta ai cittadini di esercitare in pieno la scelta dei propri rappresentanti nel futuro Parlamento del nostro Paese. Per fare ciò, caro Renzi, Ella se n’è infischiato delle argomentazioni non solo delle opposizioni, ma anche delle opinioni di dirigenti molto rappresentativi del Pd.  

Vorremmo capire, poi, a chi si ispira la sua riforma della Scuola che attribuisce tanti poteri ai Presidi, ivi compreso una sorta di Ius primae noctis (diritto della prima notte) sui docenti.

Tante idee strane, quelle sue, caro Matteo Renzi: idee che non hanno nulla a che fare con la storia democratica del nostro Paese iniziata dopo la fine del regime fascista nel 1945. Idee strane, per un leader di un partito che si chiama "democratico" e che invece negli ultimi tempi ha dato prova di voler realizzare progetti che neanche Berlusconi sognava di fare.

L'ultima affermazione sul “sindacato unico” conferma le nostre preoccupazioni in merito al significato della democrazia, secondo il suo pensiero. Caro Renzi, lei vuole il sindacato unico come ai tempi della Confederazione nazionale delle corporazioni? Vuole togliere il diritto di decidere ai lavoratori? Vuole trasformare il sindacato in sindacato di regime?

In ultimo, le chiediamo: a chi s'ispira per le sue idee: a Benito Mussolini? Ad Adolf Hitler? Ad Augusto Pinochet? A Josif Stalin? O a chi altro? Risponda caro Renzi, è importante saperlo in quanto tanti e tanti come noi, nel sentirla parlare, non riescono a dormire tranquillamente.

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Carmelo Raffa

Carmelo Raffa

Dopo una vita vissuta nel mondo bancario, nel Sindacato e in attività di carattere sociale, da alcuni anni mi diletto a scrivere note su Economia e Politica, con particolare attenzione per le problematiche che affliggono la Sicilia, dove vivo, e il Mezzogiorno d’Italia. A sessant'anni suonati continuo quasi quotidianamente a chiedermi in che modo posso contribuire per rendere più vivibile la mia terra? E poi… cosa si può fare per un mondo più giusto?

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