“Sa perché dicono che sono avaro? Perché i soldi non li sbatto in faccia alla gente, come fanno certi miei colleghi”.
Con questa celebre frase Alberto Sordi affermò tutto il suo essere artista. L’Albertone nazionale è stato attore, sceneggiatore e regista di successo; la sua arte ha contribuito in modo eccezionale alla sviluppo della commedia nel Belpaese.
Un uomo di straordinario talento che di certo non aveva bisogno di sbattere in faccia soldi per stare sul set. I principi dell’ars recitandi erano innati in lui. Possiamo definire Alberto Sordi l’attore per antonomasia. Chi non lo ricorda nelle sue formidabili interpretazioni? Chi non è rimasto travolto dall’inconfondibile romanesco e dalla risata di gusto che accompagnava ogni sua performance. Sordi aveva la capacità di entrare in qualsiasi personaggio, di viverlo e farcelo rivivere; ad esempio, nei film in cui interpreta l’italiano medio, mette giocosamente in risalto vizi e virtù con una comicità irritante e indiscretamente vera. Vi siete mai chiesti cosa sarebbe stata senza di lui la commedia italiana?
La sua popolarità non si è spenta nemmeno dopo la sua morte. Nel 2013, a 10 anni della sua scomparsa, sono scesi in campo anche i fratelli Carlo e Luca Verdone (nella foto a destra tratta da ilcittadinoonline.it) per ricordarlo e lo hanno fatto alla loro maniera. La cinepresa è entrata con adeguata competenza in casa Sordi, la sontuosa villa romana in cui viveva con la sorella. E venuto fuori il documentario dal titolo: “Alberto il Grande”. Ci sono anche amici e colleghi dell’attore come Gigi Proietti, Ettore Scola, Franca Valeri, Carlo Vanzina, Pippo Baudo, Dino De Laurentiis, Claudia Cardinale e Fulvio Lucisano, i quali lo ricordano attraversano le sue celebri gag.
È grazie al lavoro di Luca e Carlo che scopriamo un Alberto Sordi più ricco e sorprendente rispetto a quello cui siamo abituati. I fratelli Verdone ci guidano alla scoperta della sua quotidianità che rivela, nelle sue pieghe più intime, il suo modo di essere. Chiusa la porta di casa, l’Albertone nazionale si spoglia delle vesti pregne di popolarità e abbraccia un’intimità domestica e discreta, facente parte di una vita all’insegna dell’ordine e della compostezza.
Sapremo di più grazie al regista Luca Verdone al quale chiediamo: chi era Alberto Sordi per lei?
Alberto Sordi era un grande attore il quale ha saputo rappresentare con la sua “maschera” tutta la gente della piccola e media borghesia. Un uomo di grande verve inventiva e un carattere camaleontico di cui ho cercato di raccontare al meglio questo aspetto.
Il docu “Alberto il grande” racconta il Sordi uomo. Lei e suo fratello cosa avete ri-scoperto in lui?
Abbiamo scoperto un Alberto Sordi inedito. Per la prima volta ho avuto il piacere di rivelare al pubblico gli aspetti privati della sua vita. Era una persona molto gelosa della sua privacy. Nella sua sontuosa villa infatti vi accedevano pochissime persone. Ricordo che nell’82 realizzai un backstage del film “In viaggio con papà” girato con Carlo. L’unica stanza in cui ci riceveva era lo studio. Neppure Carlo era mai entraro in altri locali della villa; grazie al documentario li abbiamo potuti scoprire. Confesso che durante le riprese abbiamo curiosato la sua camera da letto, il guardaroba, il sontuoso bagno, la famosa sala con la sedia da barbiere nella quale Sordi si faceva truccare prima di uscire; dentro le stanze si trovano dei bellissimi quadri. Abbiamo scoperto un Sordi raffinato amante dell’arte antica.
Suo fratello Carlo viene artisticamente considerato l’erede di Sordi. Insieme avete collaborato per la realizzazione del documentario. A chi dei due fratelli è venuta l’idea di dare vita al progetto?
In realtà il progetto era un’idea della Regione Lazio. A me e Carlo fu chiesto se eravamo disponibili a “tuffarci” in questa avventura in occasione del decennale della morte di Alberto Sordi. L’idea ci entusiasmò. Abbiamo ad Aurelia (sorella di Alberto) se potevamo entrare nella villa per girare il documentario. Con noi accettò volentieri e credo un po’ narcisisticamente che se al nostro posto ci fossero state altre persone non lo avrebbe fatto.
Quali scopi vi eravate prefissi? Sono stati raggiunti?
Ci eravamo prefissati di raccontare Alberto Sordi inedito. Gli scopi sono stati brillantemente raggiunti. Il documentario è stato presentato per la prima volta il giorno del decennale della morte di Sordi in molti cinema di tutta Roma ed è stato un grosso successo di pubblico e di critica.
Sordi è stato un illustre comunicatore dei nostri tempi. Omaggiarlo anche a dieci anni della sua scomparsa è stato doveroso. Quanto e come – a suo giudizio – gli deve essere grato ogni italiano?
Ogni italiano gli deve essere molto grato perché lo ha promosso sullo schermo meglio di chiunque altro; lo ha fatto con grande intelligenza, senso dell’ironia e con quella vena sarcastica a volte aggressiva che lo contraddistingueva.
Quali film di Sordi Luca Verdone ha amato di più?
Mi piacciono tutti i suoi film, ma i capolavori artistici che amo di più sono "Una vita difficile", "Un americano a Roma", "Il medico della Mutua”, “La grande guerra”, “Il Marchese del Grillo” e “Il conte Marx” con Vittorio De Sica.
Che valore assume il documentario in tempi in cui i programmi della televisione regnano sovrani?
Oggi il documentario assume un valore importantissimo e dovrebbe essere appoggiato dalla televisione con maggiore frequenza.
Il cinema indipendente, comunemente detto di nicchia, sta tornando ad essere apprezzato da un po’ di tempo a questa parte. Quale pubblico mostra interesse verso questa forma di cinema che finalmente rivede la luce?
I giovani mostrano interesse per il cinema di qualità e soprattutto per i documentari in cui si raccontano storie anni Sessanta e Settanta.
“Castigat ridendo mores”. Con lui ci si commuoveva e si rideva allo stesso tempo; ma, a suo giudizio – considerata la sua inconfondibile e personalissima ironia – Sordi si è posto coscientemente il problema morale di correggere i costumi?
Secondo me no. Se lo avesse fatto avrebbe interpretato dei personaggi pessimi. Sordi non giustificava i personaggi, ma li raccontava come li vedeva nella società.
Una carriera invidiabile! Il pubblico lo ama ancora oggi. La televisione, i giornali lo omaggiano di continuo; si contano numerose mostre a lui dedicate in particolare nella sua adorata Roma. Secondo lei, a che cosa è dovuto tanto successo postumo?
Rivedere i film di Sordi è come rivedere un affresco del 600. È un qualcosa di prezioso che rimane attuale.
Cosa vuol dire, nel suo quotidiano, essere il fratello Carlo Verdone?
In un certo senso Carlo e io facciamo lo stesso lavoro. Agli inizi ho avuto parecchi problemi e questa situazione la vivevo in maniera negativa. Oggi, per fortuna sono cambiate molte cose.
Passando dal particolare all’universale, qual è – a suo giudizio – il ruolo del cinema nella società attuale. Come dovrebbe essere?
Il ruolo del cinema dovrebbe essere quello dello spettacolo che dia spazio alla cultura, al pensiero come nelle commedie italiane in cui attraverso la comicità si raccontava il senso della vita.
Qual è il segreto per essere un bravo regista?
Un bravo regista deve essere attento alla società, riproporre gli aspetti più curiosi, raccontare il presente con uno sguardo critico e di intrattenimento e cercando di comunicare aspetti interessanti che possano attirate l’attenzione e fare riflettere.
In questi giorni ha presentato il suo ultimo documentario a Parigi…
A Parigi sono andato per presentare alla "Cinemathèque" un documentario dedicato a Michelangelo Antonioni in occasione della Retrospettiva a lui dedicata, "Le immagini e il tempo: Michelangelo Antonioni". Il pubblico lo ha molto apprezzato.
Foto tratta da ilterzoorecchio.wordpress.com