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March 26, 2015
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March 26, 2015
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Agrigento, Giuseppe Arnone si candida a sindaco: “Basta con gli inciuci del Pd”

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 6 mins read

Alla fine ha deciso di candidarsi. Dopo aver criticato in tutte le salse il papocchio messo su nella sua città da Pd e Forza Italia, culminato nelle contestatissime primarie di centrosinistra vinte dall’azzurro Silvio Alessi, Giuseppe Arnone, avvocato, leader storico degli ambientalisti siciliani, da sempre bastian contrario della sinistra siciliana, ha deciso di porre la propria candidatura a sindaco di Agrigento.

Sicilia New York – ovvero la sezione di siciliana del La Voce di New York – perde così un columnist. Quando abbiamo dato vita a questa iniziativa, conoscendo Arnone da sempre, l’abbiamo invitato a scrivere per noi. Da oggi, in quanto candidato, non scriverà più. Adesso da osservatore è diventato osservato. E siccome Agrigento, in queste ore, si dibatte nel più assoluto caos politico (una parte del Pd chiede l’annullamento delle primarie di domenica scorsa, i dirigenti di questo partito, dopo aver siglato l’alleanza con un ‘pezzo’ di Forza Italia, adesso si accusano l’un l’altro, il segretario regionale del Partito democratico siciliano, Fausto Raciti, ha convocato una conferenza stampa per domani, la parte di Forza Italia agrigentina che non si è ‘inciuciata’ con il Pd rumoreggia, Silvio Alessi che rinnega il suo passato azzurro: insomma il caos politico assoluto), abbiamo chiesto ad Arnone di raccontarci perché ha deciso di scendere di nuovo in campo.

Già, di nuovo. Perché Arnone è già stato candidato a sindaco di Agrigento. Nel 1993 sfiorò l’elezione. Sfuggitagli per un pugno di voti. In realtà, a fargli lo sbambetto, 22 anni fa, fu una parte del suo partito, che allora si chiamava Pds, il Partito democratico della sinistra che qualche anno prima aveva preso il posto del Pci. Questo perché Arnone ha sempre avuto vita difficile nella sinistra agrigentina, tradizionalmente tra le più ‘consociative (e chiacchierate) della Sicilia. E lui che si batteva contro gli affari e le ‘cementificazioni’ non poteva certo avere il plauso di una sinistra agrigentina che ‘pilotava’ affari & ‘cementificazioni’ del territorio.

Giuseppe Arnone

Giuseppe Arnone

Allora, avvocato Arnone, ci racconta perché ha deciso di candidarsi?  

“Ebbene, la mia candidatura mi appare come un dovere nei confronti dell’opinione pubblica democratica e perbene, nei confronti della storia e della dignità della città di Agrigento, e anche di ciò che da un quarto di secolo io rappresento. Voglio offrire agli agrigentini la possibilità di scegliere un candidato progressista, credibile, da sempre impegnato per la città”.

Ci dicono che lei, ieri, ha partecipato a una riunione politica…

“E’ vero. Ma da questa riunione è venuta fuori l’assenza di progettualità politica. Non mi sembra di vedere persone in grado di rappresentare valori alternativi a ciò che incarnano Lillo Firetto, Marco Marcolin e Silvio Alessi”.

Per chiarezza verso i lettori – soprattutto verso i lettori americani – precisiamo che Arnone fa riferimento a tre candidati a sindaco di Agrigento: Lillo Firetto è deputato al Parlamento siciliano, attuale sindaco di Porto Empedocle (cittadina quasi attaccata ad Agrigento: per capirci, la città che ha dato i natali allo scrittore Andrea Camilleri) ed è candidato da battitore libero, anche se appoggiato dall’Udc e dal Nuovo centrodestra di Alfano; Marco Macolin è il candidato della Lega Nord; mentre Silvio Alessi è il ‘vincitore’ delle primarie del centrosinistra, elezioni molto contestate dalla base del Pd, visto che Alessi proviene da Forza Italia (lui lo nega, ma la rete è piena di fotografie che lo ritraggono insieme con Berlusconi e con Angelino Alfano versione Forza Italia: Alfano, sempre per la cronaca, è di Agrigento).

Ma è vero che una parte del Pd di Agrigento, per ovviare al papocchio combinato con Silvio Alessi,  vorrebbe sostenere la candidatura di Lillo Firetto, con la scusa che è pur sempre dell’Udc, partito che appoggia sia il governo nazionale di Matteo Renzi, sia il governo regionale di Rosario Crocetta, entrambi di centrosinistra?

“Purtroppo è così: a un papocchio vorrebbero aggiungere un altro papocchio. Tutto questo è il risultato dello stato confusionale in cui versano alcuni esponenti della sinistra agrigentina. Ieri l’esponente di Legambiente Agrigento, Daniele Gucciardo, ha offerto di bilanciare le follie del parlamentare nazionale del Pd, Angelo Capodicasa, e dei suoi compagni (il deputato nazionale del Pd Capodicasa e i suoi compagni sarebbero tra i protagonisti dell’accordo con una parte di Forza Italia alle contestatissime primarie di domenica scorsa ndr), proponendo ai partecipanti alla riunione di fare una lista di sinistra collegata a Lillo Firetto e direttamente, quindi, al rigassificatore”.

Lei si riferisce al fatto che Lillo Firetto, da sindaco di Porto Empedocle, ha sponsorizzato il rigassificatore a qualche chilometro di distanza dalla Valle dei Templi?

“Per l’appunto. Un altro bel candidato di sinistra, no? Si passerebbe da Silvio Alessi, l’esponente del centrodestra che ha vinto le primarie di centrosinistra, all’ex democristiano Firetto, che ha voluto il rigassificatore ‘bocciato’ con un referendum dagli abitanti di Agrigento. A questo punto dico che non è più possibile ridicolizzare e mortificare ulteriormente la città di Agrigento innanzi all’opinione pubblica nazionale, offrendo all’Italia l’immagine di una città devastata dal malgoverno prima democristiano e poi berlusconiano, una città che non riesce neanche a mettere in piedi una candidatura democratica e progressista”.

Insomma, lei si pone come un candidato di sinistra dichiarandosi contrario al rigassificatore.

“Assolutamente sì! Sul piano programmatico la mia storia è alternativa a quella di Lillo Firetto, portatore di un modello di sviluppo industriale ai piedi della Valle dei Templi: modello di sviluppo industriale che nulla ha appreso dal terribile fallimento della industrializzazione di Porto Empedocle portata avanti negli anni passati con enormi costi ambientali e sociali dall’onorevole Giuseppe Sinesio. Esattamente come Sinesio, empedoclino come Firetto (Sinesio, democristiano, è stato per lunghi anni parlamentare nazionale della Dc ndr), Firetto, adesso, vuole candidarsi a sindaco di Agrigento, dopo essere stato sindaco a Porto Empedocle. Aggiungo che Firetto è già stato mio avversario, nettamente sconfitto, alle politiche del 1994, quando era il candidato dell’onorevole Angelo Errore (altro ex parlamentare della Dc ndr)”.

Qual è, per grandi linee, la sua idea di Agrigento?

“Immagino una città che punta sullo sviluppo turistico, sulle potenzialità della Valle dei Templi, sui valori architettonici del centro storico. E poi ancora il mare, le Riserve naturali. Firetto mi sembra che punti sui soldi dell’Enel e sulla pregiata e nota compagnia dei nemici di Agrigento: il parlamentare regionale Roberto Di Mauro e gli ex berlusconiani Alfano e compagni”.

Per la cronaca, l’Enel dovrebbe realizzare il contestato rigassificatore a Porto Enpedocle.  

Qual è il suo giudizio su Silvio Alessi?

“Su Silvio Alessi hanno già ampiamente parlato Ficarra e Picone e mi sembra che, su tale personaggio, abbiano già detto tutto quello che c'era da dire. Posso solo aggiungere che, mentre per Alessi la mafia ad Agrigento non esiste o non è un problema, la Procura di Palermo ha raccolto fior di verbali in ordine alle decisioni e alle discussioni all’interno di Cosa nostra agrigentna, per oltre un decennio, sull’omicidio di Giuseppe Arnone, cioè sul mio possibile omicidio, visto che la mafia mi ha individuato come l’unico e forte avversario degli affari dei capimafia. Oggi questo è accertamento giudiziario. La mia storia di avvocato, poi, mi porta poi ad essere al fianco di don Franco Montenegro, il nostro Cardinale, nell’offrire una risposta di civiltà all’enorme problema della nostra epoca: la migrazione. Sono infatti l’avvocato che si è schierato con la toga addosso, vittoriosamente, nel processo simbolo, quella della Cap Anamur, non a caso voluto ed istruito – con la carcerazione dei tre imputati tedeschi che meritavano la medaglia – su input dell’allora ministro Roberto Maroni. Per questo credo di essere l’uomo di sinistra che meglio può battere e anzi ridicolizzare il tentativo dell’uomo di Salvini di penetrare elettoralmente ad Agrigento”.

Si riferisce a Marcolin?

“Certo. E lo sfido immediatamente ad un confronto televisivo, dove vuole e quando vuole. Si può anche scegliere il moderatore. Non ho problemi. Da politico mi sono sempre battuto per la tutela dei più deboli e per i diritti degli immigrati. Sono, insomma, lontano mille miglia dalla Lega. Queste le ragioni che sommariamente e succintamente indico: i giovani agrigentini devono avere punti di riferimento, e la città di Agrigento deve essere in grado di mostrare l’orgoglio per i suoi cittadini, respingendo le annessioni e le invasioni di sindaci di altri Comuni, quali Firetto da Porto Empedocle e Marcolin dalla Lega. Personaggi che pensano di annettersi adesso la nostra città”.

I suoi alleati chi dovrebbero essere?

“Gli elettori della sinistra di Agrigento. Io parlo con la gente. La politica politicante non mi interessa”.

Lei ha partecipato, a Palermo, a 'Sottosopra', la kermesse organizzata dalla sinistra alternativa al Pd: Sel Rifondazione comunista e via continuando. L’appoggeranno?

“Ovviamente, mi auguro che tutta la sinistra mi appoggi. Sono un uomo di sinistra. Da sempre. E lo sono sempre stato con coerenza. Il mio auspicio è che gli elettori agrigentini di sinistra mi sostengano. Se proprio debbo fare un nome della mia città, beh, mi auguro di avere accanto il volto limpido e gli occhi arguti ed intelligenti di Giampiero Carta, che rappresenta l’unica novità che la sinistra di Agrigento è riuscita a partorire negli ultimi lustri, novità che ha tra i suoi valori anche quello della coerenza che altri invece buttano frequentemente a mare, con voli pindarici dalla sinistra estrema alla corte dell’Udc”.  

 

 

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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