Esiste, in Sicilia, la possibilità di creare un’alternativa a sinistra del Partito democratico? Riuscirà la Lega di Salvini a sfruttare le contraddizioni di un centrodestra siciliano in crisi? I grillini – fino ad oggi primo partito in Sicilia – riusciranno a mantenere una leadership, o verranno anche loro penalizzati dagli svarioni romani di Beppe Grillo e da qualche insufficienza interna? E che cosa sta succedendo nei tanti Comuni dell’Isola che ormai non rispondono più ai richiami della politica tradizionale? Su questi quattro temi si gioca, oggi, la partita politica nell’Isola.
Una risposta alla prima domanda – la possibile alternativa alla sinistra del Partito democratico – ha provato a fornirla ‘Sottosopra’, la kermesse andata in scena sabato e ieri a Palermo. Appuntamento organizzato da tutti i protagonisti della sinistra dell’Isola che non si riconoscono più nelle posizioni del Pd. Due giorni di dibattiti su vari temi politici. Nel suo intervento Giuseppe Di Lello, figura storia della magistratura siciliana, già protagonista, negli anni ’80 del secolo passato, di importanti inchieste sulla mafia, poi parlamentare nazionale di Rifondazione comunista, ha invitato tutti i protagonisti a guardare con umiltà al passato, al presente e al futuro di una sinistra alternativa al Pd. Il fatto che Renzi abbia impresso una svolta centrista al Partito democratico – per non parlare delle primarie di centrosinistra per la designazione del candidato a sindaco di Agrigento celebrate ieri con il Pd alleato di Forza Italia – non significa molto: “Da anni – ha detto Di Lello – sento ripetere che per la sinistra italiana si aprono immense praterie. Ma io queste praterie, nei fatti, non le ho mai viste”.
Anche la recente esperienza elettorale della lista Tispras in Italia non è, per Di Lello, una grande vittoria. Il riferimento è alle ultime elezioni europee dove la sinistra alternativa al Pd si è fermata al 4 per cento. “Non adagiamoci su questo risultato – ha aggiunto Di Lello – ricordiamoci che in alcuni Paesi del Sud America la sinistra vince e perde. Ma quando perde, beh, perde con oltre il quaranta per cento dei voti”.
Insomma il 4 per cento racimolato alle elezioni europee dalla sinistra italiana alternativa al Pd non è un grande risultato. Qualcosa potrebbe cambiare con Maurizio Landini leader. Ma i sondaggi subito fatti circolare sulla rete danno l’eventuale coalizione capeggiata dal leader della Fiom-Cgil al 10 per cento. Anche se questi sondaggi (sondaggi che in Italia sono quasi sempre sbagliati) potrebbero essere interessati e messi in giro da chi avrebbe interesse a sminuire la figura di Landini.
E in Sicilia? Bisogna prendere atto che il dissenso verso una sinistra che, bene o male, governa l’Isola dal 2009 c’è: ma è un dissenso che in parte è stato raccolto dal Movimento 5 Stelle e che in parte si accinge a raccogliere la Lega di Salvini che nell’Isola, zitta zitta, sfruttando anche le contraddizioni di Forza Italia e la crisi del Nuovo centrodestra democratico di Angelino Alfano, continua a fare proseliti.
Il dissenso sociale e politico verso l’attuale governo regionale di Rosario Crocetta a trazione Pd, insomma, introduce il secondo e il terzo tema: il possibile ruolo della Lega Nord nell’Isola e la presenza del Movimento 5 Stelle. Il discorso sulla Lega deve partire dalle contraddizioni e, perché no?, dalla crisi di Forza Italia. Tra i berlusconiani siciliani, piaccia o no, le contraddizioni emergono. Il ‘caso’ di Nicole, la bimba appena nata e poi morta durante il trasporto in ambulanza da Catania a Ragusa, ha acceso le luci della ribalta su una clinica privata catanese che porta lo stesso cognome del coordinatore di Forza Italia in Sicilia: Gibiino. Si è scoperto che Vincenzo Gibiino, parlamentare nazionale azzurro, è parente dei titolari della clinica. Lo ha ricordato con toni molto rudi il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Sicuramente Crocetta ha enfatizzato un po’, magari la sua dichiarazione è stata in parte strumentale: ma una verità il presidente della Regione l’ha detta: la parentela tra Gibiino e i titolari della clinica privata accreditata presso la Regione.
Insomma, Forza Italia, in Sicilia, non sembra un partito tagliato per fare opposizione. Sarà perché ha governato l’Isola dal 1996 al 2008, sarà perché è un partito troppo abituato al potere, ma i fatto è che, quando si scava un po’, ancora oggi, tra gli azzurri dell'Isola si trovano interessi da difendere. Soprattutto nella sanità. Contraddizioni che chiamano altre contraddizioni. Basti pensare ai deputati e ai dirigenti di di 'sangue' berlusconiano che abbandonano il proprio partito per confluire nel Pd. Già si contano due o tre parlamentari ex parlamentari regionali azzurri passati nel Pd. Più gruppi di dirigenti sparsi per il territorio un tempo berlusconiani e oggi renziani. Se questi personaggi – deputati e ‘truppe cammellate’ (con questa dizione si indicano i seguaci dei politici per mestiere) – cambiano casacca, ebbene, non lo fanno per passione politica, ma per precisi interessi economici. Per non parlare della già citata alleanza tra Forza Italia e il Partito democratico alle primarie del centrosinistra di Agrigento vinte dai berlusconiani. Prove di grandi inciuci da immediato futuro secondo alcuni, casi isolati secondo altri. Ma, detto questo, sono pur sempre contraddizioni di un centrodestra diviso che aprono varchi nei quali, piaccia o no, si sta infilando la Lega di Salvini.
Non va meglio nel Nuovo centrodestra di Alfano, che in Sicilia dovrebbe avere il proprio baricentro politico. E qui torniamo al lucido intervento di Di Lello alla convention di ‘Sottosopra’ di Palermo. Direte: che c’entra Di Lello con il Nuovo centrodestra di Alfano? C’entra eccome! Perché il magistrato rimane un osservatore attento della realtà siciliana. Di Lello ha colpito nel segno quando ha affermato che, se è vero che dietro i barconi tra si avventurano nel Mediterraneo con i carichi di umana disperazione ci sono bande criminali, è altrettanto vero che qui in Italia, a gestire i centri per gli immigrati, ci sono spesso altre bande. L’esempio potrebbe essere rappresentato dall’inchiesta romana che arriva al Cara di Mineo. Ma ci sono anche le denunce, che risalgono a quasi un anno fa, del vice presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, che descriveva la proliferazione indiscriminata di centri per il ricovero di minori extracomunitari non accompagnati. A luglio dello scorso anno, solo in Sicilia, si contavano oltre 300 centri per minori, con costi elevatissimi (74 euro per ogni minore ospitato, costo ridotto solo successivamente, con pagamenti arretrati a cooperative sociali sorte come funghi che non si capisce come a da chi dovranno essere pagate, con riferimento agli arretrati).
Sempre con riferimento ai minori che arrivano in Sicilia con i barconi, non possono certo passare sotto silenzio le dichiarazioni rilasciate a chi scrive, nei mesi scorsi, dall’attuale presidente della commissione Antimafia del Parlamento siciliano, Nello Musumeci. Parlando dei minori che sbarcano nell’Isola, Musumeci ha denunciato il fatto che tanti di questi ragazzini scompaiono dai centri di accoglienza. Scompaiono nel nulla, ‘inghiottiti’ non si sa bene da chi. Alimentando chissà quali giri non esattamente legali. Dove non possono certo essere esclusi a priori la prostituzione minorili e, perché no?, il mercato degli organi umani.
Anche in questo caso i lettori – soprattutto quelli americani – potranno chiedersi e chiederci: che c’entra con tutte queste storie il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano? C’entra eccome! Perché è stato proprio Alfano Ministro degli Interni a volere l’operazione Mare Nostrum che, piaccia o no, ha alimentato anche roventi polemiche e dubbi. Perché se è vero che la Sicilia è accogliente, è anche vero che ci sono tanti siciliani ai quali gli sbarchi continui e la presenza di immigrati in costante e preoccupante aumento non va proprio giù. Ribadiamo: in Sicilia non sono la maggioranza, ma non sono nemmeno pochi. Al contrario di quanto si pensi, coloro i quali si lamentano della presenza massiccia di extracomunitari sono tanti. E lo dimostra il grande seguito che ha avuto la battaglia condotta a Palermo da un folto gruppo di cittadini per liberare la centrale Piazza Ungheria dai venditori ambulanti extracomunitari. Battaglia ancora in corso.
Proprio questa storia ha fatto emergere una grande contraddizione, con il Comune di Palermo che appioppa multe salate ai commercianti cittadini anche per irrisorie violazioni di legge, mentre in molti casi non dice nulla ai venditori ambulanti extracomunitari. Il risultato è la rabbia dei cittadini e dei commercianti. Tutti possibili elettori di una Lega che, lo ribadiamo, in Sicilia fa proseliti.
Poi ci sono i grillini. Considerando i risultati delle elezioni regionali del 2012, il Movimento 5 Stelle è il primo partito della Sicilia. Ma non mancano, anche su questo fronte, contraddizioni e insufficienze. Le contraddizioni, in verità, sono nazionali, dovuti agli svarioni di Beppe Grillo. Mentre va detto che i quattordici deputati grillini del Parlamento siciliano stanno operando bene. Certo, qualche smagliatura c’è: come il voto favorevole ad alcune leggi disastrose proposte dal governo di Rosario Crocetta e le incertezze sul progetto per l’acqua pubblica che resta privata.
Se fate un sondaggio tra i 90 parlamentari di Palazzo Reale – la sede del Parlamento siciliano – chiedendo chi è d’accordo per la gestione privata del servizio idrico e chi, invece, vorrebbe la gestione pubblica, i secondi vincono con larga maggioranza. Poi, però, si scopre che a metà legislatura (il Parlamento siciliano si è insediato quasi due anni e mezzo fa), la gestione dell’acqua è ancora nelle mani dei privati. Il solito, eterno trasformismo delle ‘presunte’ classi dirigenti siciliane, fatto anche di giochi di parole e di prese per i fondelli. In questo gioco, loro malgrado, sono rimasti invischiati anche i grillini. Infatti, dalla passata legislatura c’è un disegno di legge d’iniziativa popolare, voluto anche da tantissimi consiglieri comunali. Sarebbe bastato metterlo all’ordine del giorno e votarlo. Invece da due anni e mezzo i deputati del Parlamento siciliano ‘giocano’ a chi vuole pubblicizzare meglio l’acqua. Sperando che i siciliani siano così ingenui da non capire che questo gioco delle parti ha un solo obiettivo: lasciare l’acqua nella mani dei privati.
Insomma i grillini – e scusate il gioco di parole – a qualche gioco delle parti hanno preso parte. Questo potrebbe avvantaggiare un movimento ancora magmatico, ma che va prendendo piede: un movimento nato nei territori e capeggiato da tanti sindaci. Ma di questo parleremo ascoltando la testimonianza di qualche protagonista di tale esperienza politica in divenire. Per ora l’unica cosa certa è che l’eventuale partito dei sindaci, che potrebbe vedere la luce ad aprile, fa molta paura sia al Pd, sia a Forza Italia, perché mette in evidenza, contemporaneamente, le insufficienze di un governo regionale trazione Pd e la mancanza di una seria opposizione da parte di Forza Italia, forza politica che, un po’ di qua e un po’ di là, si ritrova, invece, accanto allo stesso Pd.