Il secondo State of the City di Bill de Blasio (di fatto il primo, visto che quando pronunciò quello del 2014 scorso si era insediato solo da poche settimane) conferma la politica progressista di un sindaco che vuole fare la differenza eliminando le differenze. Martedì 3 febbraio, dall’auditorium del Baruch College, de Blasio ha lanciato il suo messaggio alla città: non possiamo permetterci di perdere quello che ci ha resi speciali.
È stata la questione abitativa il focus del suo discorso e sarà il focus dell’azione della sua amministrazione per il 2015. Piuttosto che usare lo State of the City per offrire alla città uno sguardo onnicomprensivo sulle politiche della City Hall, de Blasio ha fatto una breve carrellata degli obiettivi raggiunti nel 2014, per poi concentrare grossa parte del suo discorso sull’housing: una pressione pressante che sta ridisegnando la città, cambiando la composizione sociale dei quartieri, spingendo intere categorie di cittadini fuori dai confini della città, finendo per mortificarne la cultura e distruggere quel melting pot che da sempre contraddistingue New York City. De Blasio non ci sta ed è molto esplicito nell’affrontare un discorso che, come ha lui stesso ricordato, è sotto gli occhi di tutti, ma non è riuscito ad entrare nel dibattito politico.
Gli anni di amministrazione Bloomberg hanno lasciato un segno indelebile su una città che ha dato per troppo tempo carta bianca al settore immobiliare, lasciando che fossero i costruttori e gli speculatatori a dettare le regole, nella convinzione che il mercato avrebbe giocato un ruolo di generale spinta verso l’alto: gli investimenti portano nuovi interessi nei quartieri e una spennellata di rispettabilità fa miracoli. Pazienza se il tessuto sociale ne risulta compromesso, pazienza se le famiglie della classe media, vengono spinte sempre più ai margini geografici della città, pazienza se i giovani come gli anziani, gli artisti come chiunque altro sia arrivato in città con un sogno più che un fondo d’investimento, non trovano posto a New York. “Se non riusciremo ad essere una città per tutti – ha detto de Blasio – rischiamo di perdere quello che fa di New York, New York. Rischiamo di perdere l’anima stessa di questo posto”.
Nell’aprire il discorso ricordando i suoi antenati arrivati a New York da Grassano, de Blasio ha da subito stabilito il tono del suo State of the City: se quelle persone allora non avessero trovato delle opportunità a New York, se non avessero avuto la possibilità di restare e progredire nel lavoro e quindi nello status sociale, oggi non saremmo qui, New York non sarebbe quello che è. Il primo cittadino della Grande Mela vuole garantire che le “opportunità per innovatori e visionari di scrivere nuovi capitoli nella nostra storia” continuino ad esistere. “Non possiamo lasciare che New York diventi un luogo caratterizzato dall’esclusività più che dalle opportunità” ha detto il sindaco.
De Blasio sembra avere un piano piuttosto chiaro per trasformare le sue idee in realtà: nuove regole che rendano obbligatoria una certa porzione di unità abitative a basso costo per progetti immobiliari di grande scala; una nuova zonizzazione che preveda lo sviluppo di nuove aree costruite in altezza; progetti per aree rimaste indietro come il South Bronx e le Rockaways; l’acquisizione da parte della città di proprietà sottoutilizzate da decenni per fare posto a nuovi complessi abitativi; iniziative a tutela degli inquilini delle case ad affitto calmierato; assistenza legale gratuita per gli inquilini vessati dai propri padroni di casa; regole che assicurino che le abitazioni a basso costo restino tali sul lungo periodo; garantire abitazioni a costi ridotti agli anziani, ai veterani e agli artisti per cui de Blasio ha annunciato la costruzione di nuovi spazi abitativi e di lavoro; e allo stesso tempo la costruzione di unità a prezzi di mercato per aumentare l’offerta. De Blasio ha anche annunciato il rafforzamento del sistema di trasporti, vitale per riconnettere alcune aree al tessuto più vitale della città: un massiccio aumento degli autobus e un nuovo servizio di traghetti che dovrebbe essere attivo dal 2017 e accessibile allo stesso prezzo della rete della metropolitana.
De Blasio ha parlato anche di gentrification, un fenomeno noto a tutti ma ancora poco dibattuto dalla politica, ha spiegato: “È una dinamica complessa che andrebbe discussa più apertamente”. Complessa perché, come ha chiarito il primo cittadino, la gentrification porta conseguenze positive e negative. “Ci hanno detto che non possiamo farci niente. Che la scelta è tra una città sicura e pulita o una città che puoi permetterti. Le due cose insieme non si possono avere. Ma noi ci rifiutiamo di accettare che non si possano avere entrambe. È una falsa scelta per descrivere la quale uso un’espressione che avrebbe usato mia nonna: è una cavolata – ha detto de Blasio in italiano – Potete tradurre con: un’affermazione insensata”. Bisogna, secondo il sindaco di New York, perseguirec hi non rispetta le regole e costringe gli inquilini a lasciare le proprie case per poterle rimettere sul mercato a prezzi più alti.
Ma nel tentativo di ridurre le diseguaglianze, oltre alla questione abitativa, c’è anche l’altro lato dell’equazione, ha spiegato il sindaco: “Non c’è niente che riduca le diseguaglianze più che un aumento dei salari”. Un punto sul quale l’obietttivo di de Blasio è di imporre salari minimi di 13 dollari l’ora e di adeguarli automaticamente in base all’inflazione in modo che i lavoratori “non debbano aspettare che i politici prendano delle decisioni”. Con questo meccanismo, ha spiegato il primo cittadino, arriveremo a 15 dollari l’ora nel 2019.
Una virata di cui la città di New York ha disperatamente bisogno. E a far pensare che quelle di de Blasio non siano soltanto parole è il fatto che abbia parlato di leggi, che il sindaco abbia in mente un processo che deve avvenire all’interno di un sistema legislativo che sia il primo garante dei diritti dei cittadini e di conseguenza del loro futuro. Nel discorso di de Blasio non c’è il tabù liberista, né timore nel parlare di regolamentazione, tanto che il sindaco lancia un appello anche al governo di Albany perché renda più rigide le regole sul settore immobiliare a New York.
La New York che ha in mente de Blasio è una New York più umana e più giusta. Una New York che possa continuare a crescere grazie al contributo di idee, creatività ed energia dei newyorchesi. Una New York che potrà non piacere a tutti ma di cui una larga fascia della popolazione sente certamente il bisogno. “Dobbiamo dirlo onestamente – ha concluso de Blasio – a rendere grande la nostra città non sono le stesse cose che rendono grandi altri posti. Non è la città più pulita, né la più tranquilla, non abbiamo un clima particolarmente buono o luoghi storici di particolare interesse. Ma abbiamo qualcosa di speciale e unico, un’idea che è il fulcro di quello che siamo. La promessa che la nostra città è una città per tutti e lo sarà per sempre. Manterremo quella promessa. E non falliremo. Ora mettiamoci a lavoro”.