E finalmente é arrivato il giorno delle elezioni americane di mediotermine.
Anche oggi, come ormai é consuetudine, solo una frazione sconfortantemente bassa dell'elettorato deciderá la composizione delle due camere del Congresso degli Stati Uniti. L'affluenza alle urne stimata per questa consultazione elettorale infatti pare essere solo del 23%, meno di uno su quattro votanti tra tutti gli aventi diritto.
Quella della bassa partecipazione al voto é uno dei fattori che sembra confermare l'anticipata vittoria dei conservatori che dovrebbe, in teoria, restituire il controllo maggioritario del Senato (l'unico organo parlamentare nazionale le cui sorti sono in gioco in questa elezione) al Partito Repubblicano che giá detiene la maggioranza alla Camera.
Se tutto dovesse andare come previsto quindi, il cambiamento piú sostanziale della politica americana dei prossimi due anni potrebbe consistere esclusivamente nel consolidamento di quella pressocché completa paralisi legislativa che ha caratterizzato il faziosissimo rapporto di questi anni tra il presidente Barack Obama e un'opposizione repubblicana che ha fatto dell'ostruzionismo ad oltranza al limite del nichilismo, il suo cavallo di battaglia politica giá dal giorno successivo all'inaugurazione del presidente alla Casa Bianca e che, con il controllo del Senato, presumibilmente porterá questo atteggiamento politico alle sue estreme conseguenze.
Ma il fatto che tutti i maggiori sondaggi diano il GOP come il vincitore certo di queste elezioni non significa necessariamente che ció accadrá. Nelle elezioni di mediotermine del 2006 infatti, i Democratici ottennero la maggioranza sia alla Camera che al Senato mentre in quelle del 2010, i Repubblicani riconquistarono nettamente il controllo della Camera. In entrambi i casi, queste vittorie furono pronosticate con estrema accuratezza dai cosidetti "Generic Ballots" vale a dire da quei sondaggi d'opinione che chiedono agli intervistati semplicemente quale partito favoriscono a prescindere dai candidati in lizza.
Sia nel 2006 che nel 2010 le risposte fornite dagli intervistati in tutti i sondaggi condotti sono state unanimamente in favore di un partito o dell'altro in ogni rilevamento. Quest'anno invece, le risposte fornite dagli intervistati sono state molto meno omogenee facendo apparire il tanto conclamato trionfo della Destra, tutt'altro she scontato.
Inoltre, in ben quattro (Colorado, Iowa, Georgia e Nord Carolina) degli otto stati che alla fine decideranno l'assegnazione del Senato, i risultati dei sondaggi indicano una sostanziale situazione di paritá tra i candidati democratici e repubblicani lasciando presagire una situazione ancora fluida e aperta al cambiamento.
Malgrado il fatto che, nel clima attuale della politica americana, il divario ideologico tra i due partiti abbia raggiunto risultati senza precedenti, questa tornata elettorale é riuscita paradossalmente ad unire i candidati democratici e repubblicani almeno su un punto: un atteggiamento di ostilitá (da parte dei repubblicani ) e di impacciato distanziamento (da parte dei democratici) nei confronti del presidente Obama.
Con un indice di popolaritá che si aggira intorno ad un anemico 40%, il presidente sembra essere divenuto un motivo di imbarazzo persino per i suoi colleghi di partito attualmente in corsa per la rielezione i quali, in molti casi, hanno espressamente chiesto alla Casa Bianca di evitare gli interventi presidenziali in molte delle loro campagne elettorali locali.
Ma perché, viene da chiedersi, tanto imabarazzo per l'operato di Barack Obama? Dopotutto il metodo piú efficace per misurare il successo di un'amministrazione si puó ricondurre ad una famosa massima reganiana in cui il futuro presidente, impegnato nella campagna elettorale contro Jimmy Carter, chiese ai cittadini se si trovassero in condizioni migliori di quanto non fossero quattro anni prima.
Ecco, volendo applicare la stessa regola ai sei anni di governo Obama, il riepilogo dei risultati ottenuti non sembra essere nulla di cui vergognarsi.
Barack Obama é giunto alla Casa Bianca nel periodo in cui l'economia americana era sprofondata nella piú grave recessione degli ultimi ottant'anni. Oggi la crescita economica degli Stati Uniti viaggia ad un ritmo del 3.5% annuo, una cifra che rende verdi di invidia i capi di governo di quasi tutti gli altri paesi industrailizzati.
Il tasso di disoccupazione é stato quasi dimezzato dai livelli a due cifre del 2009 agli attuali valori pre-recessione .
Il varo dell'Affordable Care Act attuato nell'unico, breve periodo in cui il Partito Democratico ha detenuto la maggioranza in entrambe le Camere, ha ottenuto il risultato storico di una drastica diminuzione del numero di individui sprovvisti di assistenza sanitaria riuscendo, nello stesso tempo, a rallentare l'inflazione dei costi della sanitá.
Il deficit del bilancio federale, la bestia nera dell'opposizione conservatrice, é stato ridotto in maniera drammatica
I mercati azionari hanno stabilito record inimmaginabili solo un paio di anni fa .
Al di lá di quelli economici, l'amministrazione Obama ha ottenuto risultati importanti anche nell'ambito della sicurezza nazionale (l'eliminazione di Osama bin Laden) e sociali (basti pensare a ció che sta succedendo in tutto il paese con il riconoscimento dei matrimoni gay e la liberalizzazione della marijuana).
A dispetto di questi risultati e del fatto che una miriade di altre riforme possibili (come quella sull'immigrazione) siano state boicottate dall'inesorabile opposizione repubblicana, Obama resta "un personaggio da evitare". Come é possibile?
Molti osservatori sono convinti che il problema principale della presidenza Obama che sta facendo sentire i suoi effetti sulle intenzioni di voto dell'elettorato, non é tanto nella sostanza di ció che é stato ottenuto ma piuttosto nella sua incapacitá di comunicare effettivamente alla gente i suoi successi e le ragioni dei suoi fallimenti.
Il grande comunicatore Obama che, dopo il famoso discorso alla Convention democratica del 2004 sembrava in grado di infiammare le masse con in toni della sua retorica, si é dimostrato un presidente piú "di contenuto" che "di apparenza". Un leader che mal si adatta alla teatricalitá della politica contemporanea; a "rincorrere" e assecondare il semplicismo puerile e la credulitá che caratterizzano l'opinione pubblica americana sempre pronta a farsi manipolare dall'ultimo "scoop" di una stampa aziendale che tende piú al sensazionalismo che all'informazione.
Come diceva il mio professore di Filosofia Morale "la democrazia é un grande sistema politico che diventa un problema solo quando la maggioranza é formata da idioti…".