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March 17, 2014
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Renzi che arriva ai Germani da contrade dalla civiltà plurimillenaria

Toni De SantolibyToni De Santoli
Time: 3 mins read

Il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi è arrivato in queste ore a Berlino per una serie di incontri col Cancelliere tedesco Angela Merkel e altri esponenti politici tedeschi.

Notate, lettrici e lettori, lo stile antico dell’inizio di questo articolino: vi si dice chi è Renzi, chi è Merkel e dove si svolgeranno gli attesi colloqui. Il fatto, non nuovo, è che su giornali a grande tiratura vedo comparire un imprecisato Pinotti… ‘Secondo Pinotti’… ‘Pinotti dice”… Ma chi è “questo” Pinotti?? La mia ortolana, il mio portiere, il mio tabaccaio magari non sanno chi è “Pinotti”; non hanno il dovere di saperlo. Gli va detto chi è questo signore! Già, è il ministro, donna, della Difesa. Anche questo è uno specchio dell’Italia in cui viviamo.

Renzi è partito con baldanza. Come uno di parte guelfa che si reca nella ‘centrale’ ghibellina! Ci ha tenuto a dire che “noi non siamo gli alunni somari”, che l’Italia è “un grande Paese” e che lui è orgoglioso d’essere italiano. Benissimo. Se coi tedeschi fai il baldanzoso, qualcosa riesci a ottenere: ma se ti presenti, invece, ammantato di mansuetudine, allora è così che ti scavi da solo la fossa. Ricordati poi di guardarli sempre dritto negli occhi: odiano chi evita il loro sguardo. Hanno anche ragione: non ci si può fidare di chi nel colloquio guarda da un’altra parte. Badate bene che “questi” tedeschi sono pur sempre i discendenti di Federico di Prussia, Schiller, Goethe, von Papen, von Ribbentrop. Di Adenauer e Schmidt. Non li puoi giocare… Non illuderti di poterli giocare: anche qui rischi grosso. Né devi pensare di poter giocare “di rimessa”: verresti spazzato via.

Abbia Renzi il coraggio di dire alla Merkel che le rigidità della UE rappresentano il modo “migliore” per giungere allo strangolamento dell’Italia e di qualche Paese come l’Italia. Certo non chiediamo al Presidente del Consiglio di rammentare al Cancelliere che i Germani non conoscevano ancora la scrittura quando noi già avevamo Cesare, Virgilio e Tito Livio. Ma che alla Merkel si presenti non con l’aria del forestiero il quale vuol piacere a tutti i costi, ma con l’atteggiamento forte, tuttavia gentile e sereno, d’un capo di governo che viene appunto da contrade dalla civiltà plurimillenaria. Faccia poi presente il peso che l’Italia s’è accollata con immigrati d’ogni provenienza, d’ogni latitudine. Sottolinei che Roma s’è sempre sforzata, e si sforza, di rispettare quanto stabilito dalla “charta” (perniciosa) della UE. Insomma, si faccia valere. È pur sempre un italiano. Magari suoi antenati hanno brillato nell’Arte della Lana o della Seta; magari hanno combattuto a Montaperti… Hanno verosimilmente contribuito alla realizzazione del Rinascimento. Fra la seconda metà del Settecento e la primavera del 1859 vissero in quel Granducato di Toscana che nel 1786 fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte.

Ma torniamo a temi attuali. La UE così com’è, così com’è stata concepita, non va. È causa dei gravissimi malanni che soffocano Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Eire; e che attanagliano perfino la Francia. Magari Renzi suggerisca alla Merkel di cominciare a fare un po’ d’attenzione. Non si sa mai… Vuoi vedere che “anche” la Germania corre il rischio di finire nell’imbuto, nella spirale, nel tritacarne chiamato Unione Europea.

L’Unione Europea: gabellieri, esattori, codificatori della peggior specie. Tizi senz’anima e perfino dall’intelligenza corta. E come direbbe Manzoni (se non andiamo errati), “popolo sparso che nome non ha”.

 

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Toni De Santoli

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