Per usare una efficacissima espressione della lingua inglese, è la “unknown quantity”. E’ un personaggio del quale ci sfugge qualcosa. E’ uno che vuol fare “buona impressione”, gli piace l’applauso, gli piace l’acclamazione. Ecco Matteo Renzi, sindaco di Firenze, ideatore della “rottamazione” della vecchia dirigenza del Partito Democratico, primo cittadino fra i più popolari in Italia. Nemico, quindi, dei “tromboni” della sinistra, dei capi di lungo corso della sinistra. Ma è di lungo corso anche lui…
Ha trentanove anni, ragazzo non è; inganna un po’ il suo aspetto, la sua aria fresca, “polished”; la cura che ha di sé. Ora si trova di nuovo al centro dell’attenzione nazionale: nell’antica Stazione Leopolda (inaugurata nel 1848, chiusa già nel 1860 e della quale quasi nulla resta) è infatti in corso in queste ore l’adunata dei renziani, pubblicizzata con largo anticipo, pubblicizzata con sapienza, con vera maestria dagli incantatori di serpenti… Così, vengono sferrate nuove spallate ai capi di lungo corso del Pd, che Renzi definisce “superati”, quindi “non” al passo coi tempi. Che siano “superati” si sapeva da tempo, che costituiscano una larga, coriacea consorteria di inconcludenti, è sempre stato fuori dubbio, tranne le rarissime e non molto influenti eccezioni. Ma con "Furore" scrivo che è un “superato” anche lui…
Matteo Renzi (prima Partito Popolare, poi Margherita, quindi Pd…) non è l’outsider che irrompe sulla scena politica con la forza dirompente della sua originalità, del suo coraggio intellettuale, della sua spregiudicatezza un poco goliardica, figlia nobile o popolaresca di un “sentire” vero, genuino, che pone in discussione ciò che da potentati vari (e per interessi di bottega, pigrizia mentale, conformismo) è considerato “indispensabile”, “essenziale”. E’ anch’egli rappresentante del Sistema, agente del Sistema, colonna del Sistema. E’ un convenzionale anche lui. Un amante della dialettica che a lungo andare rimane fine a se stessa. Un convenzionale che va sul “facile”. Uno che sa fin troppo bene quello che vuole. Abbiamo la sensazione che lo sapesse già a quattordici anni… Noi di gente così diffidiamo. Abbiamo sempre diffidato. E’ gente la quale canta la canzoncina che vuoi ascoltare, salvo poi lasciarti col sedere sulla strada, solo in mezzo al guado. E’ una plètora attaccatissima alla ricchezza materiale, una plètora di falsi modesti, di cavalieri che in realtà nulla hanno di “cavalier”, di cavalleresco. Sono quelli che tutta quanta, non te la raccontano mai. Ti tengono nascosto sempre qualcosa. Su di essi permane un’ombra, in essi c’è il sottaciuto inevitabile… Campioni dell’ammiccamento.
Renzi (se non andiamo errati) si vanta di aver fatto approvare a Firenze una misura urbanistica (il Volume Zero) in base alla quale non si possono più costruire edifici: se se ne vogliono costruire, bisogna allora abbatterne di esistenti. Sembra un parto della genialità. Altro che parto della genialità… Qui c’è qualcosa che non torna… Demolire a Firenze?? Demolire al Campo di Marte? In Viale Volta? Alle Cure? A Santa Croce?? Ma Firenze non ha l’estensione di Roma, Londra, Parigi, Los Angeles… Firenze fra il Campo di Marte e Piazza Puccini è un ‘fazzoletto’. Qui c’è davvero qualcosa che non quadra. Ci si drizza il pelo. Ci si allargano le narici… Non siamo nati ieri. Siamo fiorentini di “lungo corso”. Già ci rattrista lo scempio nel centro cittadino avallato negli ultimi dieci o dodici anni da varie Amministrazioni comunali. Ci mancherebbe anche che sparissero villini di Via San Gervasio, Via Amici, Via Aurelio Saffi, Via Cairoli, Via Lamarmora; caseggiati di Via Sangallo, Via Gioberti, Piazza Beccaria, Piazza Antonelli, Via della Mattonaia, Via de’ Pilastri, Via della Scala, per far posto a ciclopici fabbricati, ad altri “centri commerciali”…
Il pericolo si pone.