Colpo di scena nelle primarie democratiche per decidere il candidato a sindaco di New York. Bill Thompson, il secondo classificato secondo i risultati non ufficiali del voto del 10 settembre, ha dichiarato di aver deciso di ritirarsi dalla corsa e di appoggiare Bill de Blasio. L’annuncio arriva prima della pubblicazione dei risultati definitivi che avrebbero dovuto chiarire se fosse o meno necessario un ballottaggio tra de Blasio e Thompson. Il primo, infatti, dovrebbe ottenere più del 40 per cento dei voti per poter andare direttamente alle elezioni senza un secondo voto. Ma i risultati non sono ancora definitivi e i ritardi nei conteggi hanno certamente avuto una parte nella decisione di Thompson.
Senza aspettare il verdetto, lunedì 16 settembre, Thompson ha scelto di evitare in ogni caso il ballottaggio e di consentire al suo rivale di andare alle elezioni di novembre con alle spalle un partito compatto. “Io e Bill de Blasio vogliamo far muovere la città in avanti, nella stessa direzione. Condividiamo le stesse idee e valori fondamentali. E questo è un qualcosa di più grande di entrambi” ha detto Thompson nel corso di una conferenza stampa convocata sulle scale della City Hall, alla presenza di de Blasio stesso e del governatore democratico dello stato di New York, Andrew Cuomo, che pare abbia avuto un ruolo fondamentale nella decisione dell’ex candidato.
Una decisione su cui ha senza dubbio avuto un certo peso anche il Board of Elections che aveva fatto capire che ci sarebbero voluti parecchi giorni, se non settimane, prima di poter avere i risultati definitivi del voto delle primarie. Una situazione di incertezza che non avrebbe facilitato l’eventuale campagna elettorale di Thompson.
“Dopo quasi una settimana dalle primarie, non ancora conosciamo l’esito delle elezioni – ha detto Thompson – Per quanto ne sappiamo, stando al Board of Elections, potrebbero non concludere il conteggio delle schede cartacee fino al ballottaggio o fino a ballottaggio concluso o solo pochi giorni prima. In queste circostanze è impossibile fare una campagna, per non parlare di offrire una scelta significativa agli elettori democratici. Si tratterebbe di un disservizio nei confronti dei democratici e soprattuto dei cittadini di New York che hanno disperatamente voglia di una nuova guida, dopo 12 lunghi anni”.
L’uscita di scena di Thompson dà l’avvio ufficiale alla campagna elettorale democratica per cercare di strappare il potere ai repubblicani. La sfida è ora tra Bill de Blasio, 52 anni, democratico di lunga data e public advocate dal 2009, e Joseph Lhota, 58 anni, per lungo tempo spalla del sindaco Rudolph Giuliani.
“Significa moltissimo per me il fatto che lavoreremo insieme per il bene di New York City” ha detto Bill de Blasio, che, stando ai risultati provvisori avrebbe ottenuto il 40.3 per cento del voto democratico contro il 26.2 di Thompson. “Per anni ho avuto l’onore di lavorare con Bill – ha detto ancora de Blasio – In questa città, in questo partito. Non c’è uomo di più grande integrità, un uomo che ha dato la sua vita al pubblico servizio, per il miglioramento di tutti noi”.
Il gesto di Thompson non eviterà ai newyorchesi di tornare ai seggi. Sia perché ci sono altre cariche da eleggere per cui è necessario un secondo voto, sia perché Thompson ha fatto scadere il termine per chiedere la cancellazione del ballottaggio che quindi ci sarà, a meno che de Blasio non abbia effettivamente superato quel limite del 40 per cento. Se ciò dovesse avvenire, tuttavia, Thompson chiederà a tutti i suoi sostenitori di votare per de Blasio.
Stavolta tutti i segnali fanno pensare che i democratici non faranno fatica a scalzare i conservatori. Ma Lhota promette una campagna elettorale dura. La sua arma più affilata sono le paure dei newyorchesi: forte del calo di criminalità registrato da Giuliani in poi, cercherà di convincere l’elettorato che senza repubblicani non c’è sicurezza, a New York City. Se Thompson gliel’ha data vinta a tavolino, de Blasio non potrà aspettarsi lo stesso da Lhota.
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