«Alla fine ne resterà uno solo. Come in Highlander. O noi o il nano. La scelta sarà questa. E sarà una scelta che arriverà molto presto».
Sono le undici di mattina e Beppe Grillo è al bancone dell’Hotel dei Cavalieri di Barletta, la città della disfida. Da Ettore Fieramosca al film con Cristopher Lambert il passo è abbastanza lungo, ma lui ci ha abituato a ciò che all’apparenza sembra impensabile. Grillo ordina un caffè macchiato con un po’ di latte (la sera precedente ha cenato con un’insalata di cicoria). Per la prima volta da tanto tempo conversa con un quotidiano italiano, senza essere inseguito, risponde alle domande, alle critiche che gli fanno, illustra la sua tesi su ciò che succederà, fa ovviamente moltissime battute varie. Ma in privato appare molto meno istrionico, più propenso a una citazione che a una battuta.
La prima notizia, ha visto, è un altro arresto, del presidente della Provincia, Pd, di Taranto, per la storia dell’Ilva. Che ne pensa?
«Mah, siamo cauti. Non è che i magistrati adesso stanno esagerando un po’? C’è uno strano clima, intorno. Sono preoccupato».
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