Nella mattinata di giovedì, la giustizia turca ha ufficialmente deciso di sospendere il processo sull’assassinio di Jamal Khashoggi, brutalmente assassinato nell’ottobre 2018 all’interno del consolato saudita di Istanbul, e di trasferire l’intero procedimento giudiziario in Arabia Saudita.
Nello specifico, la corte di Istanbul ha deciso di non proseguire con il processo in absentia dei 26 sospetti legati all’omicidio dell’ex editorialista del Washington Post, in quello che alcuni analisti ritengono un segnale di distensione geopolitica tra i Governi di Ankara e Riad.
Una decisione che ha fatto storcere la bocca agli attivisti per i diritti umani, dal momento che l’indipendenza della magistratura saudita è tutt’altro che garantita, e che il principale sospettato per aver ordinato il brutale assassinio sarebbe proprio Mohammad bin Salman (MBS), principe della corona di Riad e “uomo forte” del Regno. In tali circostanze, è altissimo il rischio che la vicenda giudiziaria si concluda in un nulla di fatto oppure con colpevoli simbolici.
La scelta della magistratura turca non è piaciuta nemmeno a Hatice Cengiz, fidanzata Khashoggi, che ha subito annunciato ricorso (e che avevamo già intervistato nel 2019): “Qui non siamo governati da una famiglia, come in Arabia Saudita. Abbiamo un sistema giudiziario che risponde alle rimostranze dei cittadini: come tale, faremo ricorso”, ha detto ai giornalisti mentre lasciava il tribunale di Istanbul.
Cengiz, ha quindi affermato che porterà avanti la sua battaglia legale per fare luce sull’uccisione del giornalista. “La mia battaglia per la giustizia per Jamal non è finita. La corte può anche avere deciso di ignorare la verità riguardo a questo caso ma non mi fermerò e non resterò in silenzio. Sappiamo tutti chi è colpevole per l’omicidio di Jamal ed è ora più importante che mai che io vada avanti. Non mi arrenderò e credo che un giorno avremo giustizia per Jamal” ha fatto sapere Cengiz tramite i suoi addetti stampa.