Il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, ha fatto sentire la sua voce contro i social media che consentono la disinformazione sul Covid 19.
Biden, riporta il sito The Hill ha attaccato Facebook e le altre piattaforme social affermando, ai microfoni dei giornalisti gli chiedevano la sua posizione: “Uccidono la gente. L’unica pandemia che abbiamo è fra le persone non vaccinate”.
Contro la disinformazione si è schierato anche il portavoce del governo sulla salute pubblica, Vivek Murthy, secondo il quale molti americani hanno deciso di non vaccinarsi per il rincorrersi delle Fake News.
Insomma la Casa Bianca vuole che Facebook e le altre piattaforme social stiano molto più attente ed eliminino i post che sconsigliano alla gente di vaccinarsi.

Come era prevedibile Facebook ha respinto ogni accusa, sottolineando l’impegno dell’intero staff: “Non saremo distratti da accuse che non sono supportate dai fatti. Più di due miliardi di persone hanno visualizzato informazioni autorevoli su Covid-19 e sui vaccini sul nostro social, che è più di qualsiasi altro sito web. Più di 3,3 milioni di americani hanno anche utilizzato il nostro strumento di ricerca vaccini per scoprire dove e come ottenere un vaccino. I fatti mostrano che Facebook sta aiutando a salvare vite. Punto”, ha detto il portavoce di Facebook Dani Lever.
La disinformazione appare come un prodotto conseguenza diretta dell’affermarsi dell’era della post modernità, costruita sul concetto di società mediatizzata nella quale le post verità prendono il sopravvento, facendo così emergere la mis-information e la dis-information, intesa quest’ultima come l’uso strumentale e manipolatorio delle informazioni per definire una specifica narrazione e visione del mondo.
Henry Jenkins ci ha spiegato più volte come :
“Lévy traccia una distinzione tra il sapere condiviso, cioè l’informazione ritenuta attendibile e mantenuta in comune dall’intero gruppo, e l’intelligenza collettiva, ovvero la somma delle informazioni trattenute individualmente dai membri del gruppo e resa disponibile qualora ce ne fosse bisogno: il sapere della comunità pensante non è più un sapere comune, perché ormai è impossibile che un solo essere umano, o anche un gruppo, dominino tutte le conoscenze, tutte le competenze, è un sapere essenzialmente collettivo, impossibile da riunire in un unico corpo. Solo alcuni dati sono noti a tutti: le cose di cui la comunità ha bisogno per sostenere la sua esistenza e portare a termine i suoi obiettivi. Tutti gli altri sono conosciuti da individui che vengono chiamati a condividerli quando ne capita l’occasione. Le comunità devono tuttavia valutare con cura ogni informazione che sta per divenire parte della propria conoscenza condivisa, poiché la disinformazione può portare a malintesi sempre più problematici – poiché ogni nuova idea viene letta nel contesto di quello che il gruppo considera il suo sapere fondamentale“.
Il nostro invece è un sistema che appare sempre di più costruito sulla polarizzazione delle opinioni, che a sua volta trae forza dal concetto di confirmation bias, in funzione del quale l’attenzione degli individui si focalizza solo sui fatti che sono in linea con le proprie convinzioni, escludendo di conseguenza tutte le posizioni che sono in contrasto e alternative rispetto al proprio sistema di valori.
Il radicarsi di queste pratiche nello sviluppo dei flussi informativi e comunicativi, tende a distorcere in modo profondo i meccanismi di costruzione dell’opinione pubblica e della conoscenza.
Le Fake News, immesse nel vortice della nuova comunicazione, hanno un peso, una capacità di produrre danni enormemente più grande che in qualunque altro momento storico. In questi mesi qualcosa di molto serio è successo se, in Aprile in Italia, Facebook si è almeno posto il problema di capire come fermare le Fake News.

È evidente che le Fake News destrutturano anche la credibilità dei social network. Io stesso mi sono occupato di analizzare tantissime Fake News che si sono diffuse durante la pandemia e riporto solo alcuni esempi: “Un gruppo finanziato da Bill Gates ha brevettato il virus del Covid-19” ,“Il virus del Covid-19 è un’arma biologica creata dall’uomo”,“L’aglio può curare il Covid-19” “Il vaccino del Coronavirus modifica il DNA”. Potrei aggiungere ancora tantissime altre bufale che hanno fatto il giro del web.
In tutto questo non è mancata una narrazione sbagliata da parte di quelle che dovevano essere figure autorevoli a cui far riferimento. Il confronto tra gli stessi scienziati è stato altalenante. Sono esplosi confronti a distanza che sono sembrati il riflesso non di una diversa valutazione della pandemia, ma di veri e propri scontri all’interno del mondo scientifico, nell’opinione pubblica, generando una pericolosa situazione di infodemia, cioè la facilità a credere in qualunque cosa.
Tutto questo apre le porte alla paura, e se i medici, gli scienziati, si contrappongono con le proprie tesi scientifiche nell’arena mediatica, rischiano di rendere ancora più fragile la relazione con il paziente- cittadino ed alimentare il falò delle fake news che, non da ora, ha tra i suoi bersagli prediletti, insieme a politica ed economia, la scienza.
Io, ancora oggi, continuo ad essere ottimista e ho fiducia nella scienza, perché sono certo che vaccinarsi sia l’unica soluzione per riuscire a superare questo terribile momento.
Credo che la battaglia contro la disinformazione possa essere vinta. Dipende esclusivamente da noi. Dietro l’industria delle Fake News si muovono grandi interessi. Non credo ai complottismi ed odio tutti gli ismi (egoismi, individualismi, cattivismi…) ma non possiamo star fermi. È un nemico terribile quello della disinformazione e va spesa ogni energia.
Oggi, dobbiamo partecipare attivamente alla lotta contro il Covid e dobbiamo continuare a mobilitarci per diffondere l’importanza della vaccinazione. La comunità nazionale e internazionale deve smettere di polemizzare e deve fare il suo dovere ricordandosi che il Sud del mondo è ormai giunto al tracollo e privo di forze. Forse, è il tempo di salvarle davvero le vite umane e di capire che le parole e le bufale non ci servono più, possiamo farcela se facciamo vincere il buon senso, la solidarietà e il senso di responsabilità.