La notizia della condanna all’ergastolo di Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale-Hjorth per l’omicidio di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere dei carabinieri ucciso il 26 luglio del 2019 a Roma, ha riempito le pagine della stampa internazionale. Certo, chi ci si è soffermata di più è stata la cronaca italiana, ma anche dagli Stati Uniti, vista la nazionalità dei due protagonisti, sulle dinamiche del processo si ha avuto un occhio di riguardo.
È interessante leggere i racconti dei giornalisti americani, perché è da quelli che si comprende come loro abbiano vissuto e interpretato l’intera vicenda. All’epoca di Amanda Knox, quando lei e Raffaele Sollecito furono condannati in primo grado come concorrenti nell’omicidio di Meredith Kercher, i mass media a stelle e strisce tacciarono di incompetenza la magistratura italiana.

Oggi, invece, sembrano molto più cauti. Si trova tanta cronaca e poco spazio è lasciato ai commenti. Il New York Times racconta la storia partendo dal tribunale: “Due uomini americani sono stati giudicati colpevoli di omicidio mercoledì e condannati all’ergastolo per l’uccisione in strada di un agente di polizia militare italiana”. Soltanto qualche riga viene lasciata alle emozioni, con la descrizione della madre di Elder che crolla sul marito alla lettura della sentenza e il padre che, vedendo suo figlio portato fuori dall’aula, gli grida “Finnegan, i love you”.
Il New York Post, un tempo in prima linea nel racconto delle trame di Amanda Knox, oggi si limita a poche righe di resoconto, scandite da tre enormi immagini degli imputati di cui viene evidenziata l’espressione sofferente.
Il Washington Times fornisce un’accurata descrizione degli eventi che hanno condotto alla morte del carabiniere, mentre il Washington Post si concentra maggiormente sugli attimi vissuti in aula. Tutti, però, specificano un dettaglio legale che evidentemente, negli Stati Uniti, suona in modo strano.

“Secondo la legge italiana, un complice di un presunto omicidio può anche essere accusato di omicidio, senza commettere materialmente l’uccisione”. La precisazione viene fatta perchè è stato soltanto Finnegan a sferrare il colpo mortale, mentre Gabriel Natale Hjorth è stato condannato per concorso.
Ben altri toni ha invece la stampa locale. La Cbs di San Francisco, città natale di Elder e Hjorth, attacca scrivendo “Il fratello di Finnegan si è scagliato contro i funzionari italiani, definendo la condanna per omicidio e l’ergastolo una presa in giro della giustizia. Il messaggio inviato da questi giudici – prosegue citando proprio le parole del fratello – è forte e chiaro: chi si trova in una posizione di potere, come i Carabinieri e i pubblici ministeri, può mentire e non essere ritenuto responsabile. Gli imputati possono dire la verità e riconoscere la propria parte, ma non riceveranno credito per averlo fatto. Questo è un giorno triste. Un giorno triste per la giustizia”.
Se per l’Italia sono due criminali, sulla Cbs si trova l’espressione “ragazzini”, schiacciati da un verdetto che manca “sia di ragione che di compassione”. “Questa decisione prende in giro la giustizia credendo in una storia incoerente, sottomettendo i ragazzi a una sentenza riservata a criminali indecorosi e in carriera che commettono omicidi premeditati. Non vedo l’ora – conclude Sean Elder – di avere la corte d’appello, con giudici esperti e razionali, che rivedano obiettivamente i fatti e che determino un esito corretto”.