Si è suicidato con le sue parole. Facebook non ha riammesso l’ex presidente tra gli utenti del social. A decidere per continuare a mantenere la sua esclusione lo si capisce dalla lettura della decisione emessa dal Board di Facebook. L’ex presidente anziché chiedere scusa e ammettere il suo ruolo per aver istigato i partecipanti al suo comizio a lanciare l’assalto al Congresso del 6 gennaio l’ha negato e accusa gli altri. Non si è capito chi siano questi “altri”. Quando Donald Trump è stato interrogato dall’Oversight Board di Facebook ha fatto la ricostruzione degli avvenimenti alla Trump: “I miei sostenitori – scrive Politico che ha letto parte delle minute depositate per la difesa – sono tutti rispettosi della legge. Non ho incitato nessuno” c’é scritto nella memoria difensiva presentata dall’American Center for Law, un gruppo cristiano conservatore che lo ha difeso. Il presidente afferma la “totale mancanza di correlazione tra l’assalto al Congresso e il suo comizio tenuto davanti al Campidoglio” e poi “che era evidente come nel suo discorso non ci siano stati incitamenti alla violenza”. Il Board non ha “bevuto” questa ricostruzione alternativa dei fatti e non ha tolto la sua esclusione dal sito.
Eli Shugarman, “board Content director”, che è un ruolo amministrativo e quindi non ha votato, ha detto che le affermazioni di Trump sono ricolme di menzogne. Michael McConnell, co-chair dell’Oversight Board ha aggiunto che la sospensione dell’ex presidente durerà fintanto che il segretario alla Homeland Security non affermerà che la tensione per una insurrezione popolare è diminuita e non rappresenta più un rischio per il Paese. Nello stesso tempo il board ha sottolineato come la mancanza di regole da parte di Facebook sulle modalità della sospensione perenne di un utente ne rendono difficile l’applicazione perché diventa una decisione discrezionale. Un modo questo per non riammettere per ora l’ex presidente, ma anche per deresponsabilizzare il board dalle future decisioni. In pratica la palla resta a Mark Zuckerberg che ora dovrà stabilire delle regole ben precise per l’eliminazione di un utente sulla sua piattaforma. Zuckerberg aveva creato l’ Oversight Board per evitare di dover prendere lui decisioni particolarmente delicate.
Dopo la decisione la reazione di Trump e dei suoi più stretti alleati non si è fatta attendere e ora minacciano una revisione federale delle utenze per le piattaforme social.
Secondo il Washington Post sono mille e 400 i post contenenti falsità messi su Facebook dall’ex presidente in un anno, dal 1 gennaio 2020 al 6 gennaio 2021 “causando conseguenze irreparabili al Paese”.
“Quello che hanno fatto Facebook, Twitter e Google è una vergogna assoluta fonte di imbarazzo per il nostro Paese”, si legge in una dichiarazione rilasciata da Trump, “hanno tolto la libertà di parola al presidente degli Stati Uniti perché i lunatic della sinistra radicale hanno paura della verità, ma la verità verrà comunque fuori, più grande e più forte che mai”. “Questi social media corrotti”, ha poi proseguito Trump, “devono pagare un prezzo politico e non deve essere più permesso loro di distruggere il nostro processo elettorale”.
La Casa Bianca si è rifiutata di commentare la decisione del Board di Facebook. “La posizione del presidente – ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki – è che le piattaforme social hanno delle responsabilità per ciò che riguarda la salute e la salvaguardia di tutti gli americani di bloccare l’amplificazione di affermazioni false e della disinformazione specialmente per ciò che riguarda la lotta al Covid -19, la vaccinazione degli americani e le elezioni politiche”.
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