“Il giornalismo libero ed indipendente è il nostro maggiore alleato per combattere la disinformazione”, ha detto il Segretario Generale Antonio Guterres nel suo messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. “Durante la pandemia ed in altre crisi, inclusa l’emergenza climatica, giornalisti e lavoratori dei media ci hanno aiutato a navigare il paesaggio in costante evoluzione e spesso travolgente dell’informazione, affrontando il pericolo di inaccuratezze e falsità”.
Nonostante il ruolo fondamentale della stampa, in particolare il questi ultimi 18 mesi, il Segretario ha ricordato con rammarico che non solo le persone, ma anche molte testate e fonti di informazione sono state vittima del Covid: “i budget si restringono, e con essi l’accesso ad informazioni affidabili. Dicerie, falsità e opinioni estreme e divisive si fanno avanti per colmare il vuoto”. Per questa ragione i governi sono chiamati a “fare tutto ciò che è in loro potere per supportare una stampa libera, indipendente e varia”.
Del resto il quarto potere, la libera stampa, è da sempre ciò che distingue le democrazie dai regimi autoritari, la vera e propria “pietra d’angolo delle società democratiche” secondo Michelle Bachelet, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani. Tuttavia, perseguire lo scopo fondamentale del giornalismo, cioè quello di riportare i fatti con accuratezza ed onestà, è motivo di rischio, esponendo giornaliste e giornalisti ad usi “non necessari e sproporzionati della forza, arresti arbitrari e accuse penali”. Questo è vero in tutto il mondo: secondo le ricerche di Reporters Without Borders, riassunte nel World Press Freedom Index, la libera stampa è totalmente o in parte impedita nel 73% dei paesi.
L’Europa e l’America non sono immuni da questo virus: l’Italia è 41esima in questa particolare classifica mondiale, gli USA si piazzano al 44esimo posto. Nessuna sorpresa, in mancanza di una informazione libera e trasparente, se il barometro 2021 di Edelman Trust riscontra che il 59% della popolazione di 28 diversi paesi ritiene che la stampa della sua nazione cerchi deliberatamente di fuorviare il pubblico con informazioni false.
In questo momento storico, nessun paese al mondo soffre della mancanza di libertà di stampa quanto Myanmar: la campagna #MyanmarNeverSilenced di Amnesty International ha spinto l’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield ad indirizzare il suo messaggio di oggi in particolare proprio “al popolo di Myanmar, e soprattutto ai giornalisti di Myanmar”. I giornalisti del paese stanno sfidando il blocco imposto dal governo militare ai media, documentando gli orrori commessi e condividendoli con il resto del mondo, rendendosi obiettivo di persecuzioni violente, incarcerazione e accuse penali infondate. “L’America non si farà indietro sui suoi impegni verso i diritti umani e le libertà fondamentali”, ha assicurato l’ambasciatrice, promettendo di riportare la situazione di Myanmar al centro del dibattito nel Consiglio di Sicurezza.