Stanotte Sandro Petrone è andato via e ci ha lasciato con tanto dolore. Una persona speciale, un inviato speciale, un cantautore di razza. Una notizia che mai avrei voluto leggere. Il ricordo che mai avrei pensato di scrivere.
Scrivo queste righe mentre ascolto un suo cd piangendo, la sua musica e quelle parole così belle e profonde che raccontano la sua vita. Ho conosciuto Sandro nel 2000 durante il mio primo viaggio a New York nella sede della Rai, mentre cercavo nel corridoio poco illuminato, la toilette. A un certo punto, sento una voce dietro di me che mi chiede “Ti sei persa?”. Mi giro e vedo con quel poco di luce, il mitico inviato di guerra. Mi stava prendendo un colpo! Farfuglio un “sì” e mi indica la porta giusta. Del resto mi ero persa già altre volte a New York in metropolitana quando cambiavano i percorsi dopo gli attentati dell’11 settembre. Quella serata è stata la serata della musica, dell’amore per Napoli e per il blues.

Si può immaginare l’emozione di una cronista messa di fronte a un super inviato che seguivo da sempre in televisione. La sua passione per la musica è stata parte fondamentale della sua vita. Quel racconto nella redazione di New York andò avanti per tutta la sera. Sandro, ricordo come se fosse oggi, era seduto con le gambe messe sulla scrivania (chiedendomi il permesso e sorrido ancora pensando quella scena!) e mi raccontava del suo amico Tony Cercola, della musica degli anni ’70, di Pino Daniele, del Liceo Umberto di Napoli. Non posso dimenticare questo incontro così umano, pieno di storie, nella città dei miei sogni, dove mettevo piede per la prima volta alle celebrazioni del Columbus Day per una serata degli italoamericani di Brooklyn. Un uomo gentile, perbene, un grandissimo giornalista e uno straordinario cantautore. Ricordo il suo volto e quegli occhi sinceri, la sua armonica.
L’ultima volta che ho visto Sandro è stato a Roma, durante un pomeriggio d’estate, davanti a una granita e mi ha regalato una copia del suo cd “Last Call – Note di un inviato”. E proprio dai grattacieli di New York in questo video Sandro racconta dai grattacieli di Manhattan la canzone dell’inviato “Torno a casa blues“. Sandro è stato un cantautore raffinato. Negli anni ’70 è stato tra gli esponenti della corrente musicale e culturale partenopea, la “Vesu Wave” con Edoardo Bennato, Pino Daniele, Enzo Gragnaniello, Tony Cercola. Durante i suoi reportage non smetteva mai di scrivere testi e musica, alcuni sono autentiche poesie, e sulla musica ha sempre sostenuto che “la musica serve a mantenere in vita la gente. La musica è vita. E le parole in musica, un filo conduttore dell’esistenza”.

Sandro Petrone è stato non solo un grande inviato e un musicista – cantautore, ma un vero lottatore per la libertà di stampa e per un’informazione imparziale. Ha sempre sostenuto che il giornalismo deve rappresentare uno strumento di controllo democratico sulle istituzioni, come scrive nel suo libro “Il linguaggio delle News”. Ha insegnato sin dal 1989 comunicazioni di massa e giornalismo in scuole e università, anche all’estero. E’ stato il volto storico del TG Due delle 13, inviato speciale, corrispondente da New York, Mosca, Londra, Parigi. Ha raccontato le guerre ed è stato il primo italiano a trasmettere la liberazione del Kuwait, le cronache dal fronte dell’ex Jugoslavia,del Kosovo, dell’Iraq, del Libano. Gli attentati dell’11 settembre in Usa, attentati dell’11 marzo a Madrid, Iran, Afghanistan, Libano, Libia. Tra i primi inviati con telecamera propria che raccontava le cronache delle guerre: Jugoslavia, Guerra del Golfo, il crollo del blocco dell’Unione Sovietica.
Ha raccontato Presidenti, guerre, scandali. Ma chi meglio di Sandro Petrone può raccontare “Petrone” se non lui? Ecco cosa scrive nel suo sito “Sono un giornalista. Credo nella libertà di stampa. Nell’imparzialità. Perché chi fa informazione è al servizio dei cittadini. È difficile in Italia, dove sembra normale servire gli interessi di un padrino politico o di una lobby economica, affaristica, religiosa….Altrimenti, ti fanno fuori o ti emarginano. Le informazioni servono alla gente per vivere. Truccare le carte vuol dire truccare la vita della gente. È come un omicidio. Fisico, non solo ideologico. Mi piace raccontare. Le storie degli uomini. E le storie che servono a denunciare gli abusi che minacciano la democrazia. Per questo per molti anni ho fatto il cantautore del Neapolitan Power. Quando non potevo ancora fare il giornalista. E da giornalista ho continuato a comporre canzoni, soprattutto durante i reportage all’estero, parole emerse dalle emozioni che nei servizi televisivi non trovavano posto. Canzoni che altri, e non solo io, possano cantare.
Anche la musica serve a mantenere in vita la gente.La musica è vita. E le parole in musica, un filo conduttore dell’esistenza. Oggi, per molti giovani, l’unica possibilità di riconoscersi ed esprimersi. Soprattutto in un Paese come l’Italia dove ai giovani è negata una vita normale, a partire dal lavoro e dallo spazio per esprimersi, dove prima dei trent’anni sono forzati a star fuori…Oppure resta la scelta di andare fuori, cioè all’estero. Anche per questo insegno dal 1989, per mantenere un contatto con i giovani, che sono più sani di quanto molti immaginino. Sostenerli e dargli spazio è vita, per tutti noi. È una musica bella”. La musica è stata sempre l’altra parte di sè, quella che gli ha fatto compagnia, che lo ha ispirato, che lo ha aiutato nel suo dramma legato alla malattia.

Per l’edizione di Sanremo del 2018 è stato al Festival sul palco del PALASIAE – SANREMO PER IL SOCIALE, dove ha parlato di immunoterapia e del suo concept album “Solo Fumo”. Ha lottato per cinque anni con una malattia sottoponendosi anche a cure sperimentali. Non ha mai smesso di suonare, comporre. “SOLO FUMO” , il suo ultimo lavoro, è un racconto straordinario. Scrive Sandro nella sua presentazione online “Negli anni Settanta lo avrebbero definito concept album. Un disco che gira attorno a un’unica storia. Solo Fumo è l’opera di un inviato speciale che, dopo quarant’anni in giro per il mondo, lascia il giornalismo per tornare cantautore come in gioventù nella Napoli della Vesuwave. È un album molto fisico e poco da piattaforma digitale. È necessario averlo fra le mani, sfogliarlo, leggere i racconti che si intrecciano. A fare da indice sono nove canzoni, definite “quadri di vita”. Il destino, la missione, l’illusione, l’amore, la casa, gli altri… sono i temi da cui si sviluppano decine di storie nelle cinquanta pagine di testi, immagini e didascalie del book. E poi, si moltiplicano, giorno dopo giorno nello spazio virtuale del web, in questo sito come nei social, e in quello fisico, insostituibile degli incontri personali, negli spazi laFeltrinelli o in teatri e locali, in giro per l’Italia”.
Conservo un ricordo bellissimo di Sandro Petrone, inviato speciale, cantautore e antidivo del giornalismo.
Ciao Sandro. Torna a casa blues