Wall Street cala a picco e nelle redazioni americane si comincia a parlare di recessione, che il presidente Donald Trump non ha escluso. Oltre ai titoli di costruzioni, materie prime e banche tra i peggiori, a trainare giù i mercati è stata Tesla, che ha chiuso al -15% e bruciato un decimo della capitalizzazione (800 miliardi di dollari).
Il crollo del colosso delle auto elettriche, guidato da Elon Musk, ha trascinato al ribasso tutte le aziende Big Tech. Apple, Meta, Alphabet, Nvidia e Amazon hanno registrato quasi il -5%. Microsoft si è salvato con il -3,5%. La peggior chiusura di Wall Street dal 2022 per Nasdaq, che ha perso quasi il 4%, S&P 500, con -2,7%, e Dow Jones, con -2,08%.
Non ha aiutato la prospettiva di Trump. In un’intervista trasmessa da Fox News nel fine settimana, il presidente ha annunciato “un periodo di transizione”, traducibile con instabilità, perché la sua amministrazione “sta facendo qualcosa di molto grande”. La situazione era già precaria per l’incertezza generata dai dazi. Il presidente continua a minacciare e rimandare: ha ritardato di un mese quelli sui prodotti che arrivano dal Messico e dal Canada, ma ha mantenuto il 10% sulla Cina.
Nel frattempo, le vendite di febbraio delle Tesla sono dimezzate, con solo 30.688 veicoli distribuiti in tutta la Repubblica cinese.
La Casa Bianca ha risposto minimizzando: “Vogliamo sottolineare che stiamo assistendo a una forte divergenza tra gli umori del mercato azionario e ciò che stiamo effettivamente vedendo svilupparsi da parte delle aziende e dei leader aziendali. Quest’ultimo è ovviamente più significativo del primo su ciò che riserva all’economia nel medio e lungo termine”.
Anche i mercati europei hanno tremato contagiati dagli Stati Uniti. Il FTSE MIB di Milano ha ceduto lo 0,95%, Parigi ha perso lo 0,9% e Francoforte l’1,75%.